L’individualismo crolla nelle lotte collettive e anni di privatizzazione ci lasciano senza posti letto.
- di Giorgio Nieloud 16/03/2020
Dal 23 gennaio in Cina è in corso una quarantena
estrema e forzata. Si è fermata l’economia, il turismo, i viaggi, gli
uffici e le scuole, con l’ordine di restare a casa sino a nuove
disposizioni del governo e il campionato di calcio è stato
immediatamente interrotto, senza alcuna lamentela. Il risultato è che
da due giorni non si verificano nuovi casi in Cina al di fuori di Wuhan
(epicentro della diffusione del Virus, dove si contano 36 nuovi casi)
[1]. 11 dei 14 centri speciali creati apposta per l’emergenza sono
stati chiusi. Il Paese è stato fermato, con la promessa che lo Stato
avrebbe sostenuto i corsi della ripresa post-virus. Nel Paese più
popoloso al mondo, grazie anche a servizi come gli ordini della spesa
online e decreti come le chiusure dei supermercati, il virus sta
facendo i suoi primi passi indietro.
In Italia, ad oggi primo Paese per contagio in
Europa e secondo nel mondo [2], il sistema sanitario sta rispondendo
con tutte le sue forze all’emergenza e il fatto di avere uno dei
sistemi sanitari migliore d’Europa aiuta la salute dei cittadini. La
Francia raggiunge la seconda posizione in Europa per contagi (seppur in
minor misura rispetto all’Italia) e in Germania si sono verificati i
primi due decessi.
Alla luce dei fatti la priorità rimane senza dubbio
quella della salute collettiva; seguire i consigli dei virologi e dei
medici e sostenere ospedali e infermieri italiani per allentare la
morsa del contagio è di fondamentale importanza.
Tuttavia, il post-virus che verrà ci sottopone una
serie di considerazioni e di analisi da dover affrontare per fare i
conti con il nostro sistema culturale ed economico.
Paragonare le due situazioni vuol dire studiare le risposte di due modelli diversi alla stessa problematica. E ciò si scontra con quella mentalità da “cortina di ferro” che non vede la possibilità di uno scambio tra i due modelli. Se
il modello cinese non va preso come esempio, senza dubbio la sua
risposta al Virus può farci riflettere sui problemi dell’Italia e
dell’occidente. Il caso cinese ci mostra che bloccare l’economia è
possibile e talvolta è anche necessario.
Gli infermieri degli ospedali italiani, insieme a
tutte le difficoltà del caso, imprevedibili fino a qualche settimana
fa, devono affrontare anche altri problemi che in Cina sono stati
eliminati ben prima dell’emergenza Corona Virus. Una buona parte della
popolazione disobbedisce alle norme della quarantena in nome di una
libertà individuale che fino a qualche mese fa non sembrava nemmeno
esistere. Il fatto è che non si vuole fermare la macchina del denaro e
gli ingranaggi del mercato vanno unti quotidianamente, a costo di un
pericoloso contagio.
Inoltre vengono a galla le conseguenze di anni di politiche di privatizzazione della sanità:
da destra a sinistra sembrava necessario agevolare le cliniche private
e ora la sanità pubblica sente l’impoverimento dovuto a queste
decisioni, mentre si cercano accordi per recuperare i lettini dagli
ospedali privati. Dal 1997 al 2015 è stato effettuato un taglio alla
sanità pubblica del 51%, da 575 lettini ogni 100 mila abitanti a 275
posti. Tra il 2009 e il 2017 gli ospedali pubblici hanno perso più di
46 mila dipendenti [3].
A conti fatti, ci sono mostrate le falle di un sistema intero. Prima le crepe della nostra economia che ha per anni privatizzato e tagliato nel pubblico senza freni agevolando privati che, in queste emergenze, fanno comodo solo a chi può permettersi certe cure. In seguito si apre una crepa profondissima in una cultura nata e costruita su un individualismo embrionale, incapace di rispondere a conflitti che vanno affrontati collettivamente. È in nome di queste libertà individuali che diventa difficile per un governo imporre certi ordini e scandaloso per i cittadini accettarli. Ciò che in Cina viene imposto con la forza qui dovrebbe nascere da un senso comune di collettività che non appartiene alla nostra civiltà. Il credo occidentale sul primato della libertà dell’individuo, pregio e difetto della storia della nostra civiltà, entra in crisi in questi momenti storici, quando bisogna rinunciare a una parte della propria libertà per la collettività.
A conti fatti, ci sono mostrate le falle di un sistema intero. Prima le crepe della nostra economia che ha per anni privatizzato e tagliato nel pubblico senza freni agevolando privati che, in queste emergenze, fanno comodo solo a chi può permettersi certe cure. In seguito si apre una crepa profondissima in una cultura nata e costruita su un individualismo embrionale, incapace di rispondere a conflitti che vanno affrontati collettivamente. È in nome di queste libertà individuali che diventa difficile per un governo imporre certi ordini e scandaloso per i cittadini accettarli. Ciò che in Cina viene imposto con la forza qui dovrebbe nascere da un senso comune di collettività che non appartiene alla nostra civiltà. Il credo occidentale sul primato della libertà dell’individuo, pregio e difetto della storia della nostra civiltà, entra in crisi in questi momenti storici, quando bisogna rinunciare a una parte della propria libertà per la collettività.
Il modello cinese ci mostra come il primato della
politica sull’economia debba esser ripreso proprio per fronteggiare
questi momenti critici, per ricordare ai popoli di tutto il mondo che
la salute di tutti è la priorità e i costi delle perdite economiche
vanno calcolati in separata sede.
Se davvero l’Unione Europea vuole avere il suo ruolo
nella risoluzione di questo problema, dovrà arrivare proprio da lì
l’aiuto per la ripresa economica. Al momento, sembra andare in
direzione contraria la BCE che non taglia i tassi di interesse sul
debito, lasciando al palo l’Italia [4]. Se la Cina può contare su
un’economia forte, l’Italia e i Paesi europei devono poter contare su
un’Unione che, se ha mostrato profondo disinteresse per la questione
migranti, non potrà fare lo stesso nel caso di un contagio continentale o
nel caso del collasso dell’economia italiana che si riverserebbe sui
Paesi più potenti del continente. Se è necessario bloccare il Paese e
la sua economia, come l’Italia si accinge a fare in questi giorni,
devono essere prese tutte le misure adatte: sospendere immediatamente
le rate dei mutui, degli affitti e delle bollette per le categorie di
lavoratori più colpite dalle restrizioni. Questo è possibile solo nel
caso in cui venga assicurata una manovra economica futura per andare a
‘tappare i buchi’ lasciati dal virus.
Ed è con le future perdite che lo Stato deve fare i
conti prima di queste catastrofi, evitando la privatizzazione di
settori come la sanità, durante, con delle regole ferree a costo di
bloccare l’economia del Paese, e dopo, assicurando di sostenere i costi
della ripresa economica per tutti.
Note:
16/03/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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