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Diciannove
contagi. La Cina, nella giornata del 9 marzo, ha registrato soltanto
diciannove nuovi casi di Covid-19, il nuovo coronavirus. Diciassette
nella regione dell’ Hubei, l’“epicentro” dell’infezione, uno a Pechino
ed uno nel Guandong.
Numeri
che in Italia ci appaiono chimere, obiettivi da raggiungere per
restituite normalità alla nostra vita e ridare forma alla nostra
quotidianità. Un risultato enorme, se si pensa ai numeri: l’emergenza
coronavirus è costata alla Cina 3.136 morti, per un numero totale di
malati pari a 80.757 (per l’aggiornamento sui dati vedi https://www.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/bda7594740fd40299423467b48e9ecf6).
Numeri
spaventosi, difficili da gestire. Eppure si è arrivati, con uno sforzo
collettivo, a registrate un incremento di soli diciannove contagi. Questo
è stato possibile grazie al fatto che lo Stato, al centro del
meccanismo di controllo del paese, ha deciso che al primo posto ci fosse
la salute dei cittadini.
Un
“muoversi insieme” che ha coinvolto tutti, compresi i colossi
dell’industria hi tech: Alibaba, Baid e Tencent – per citarne alcuni –
hanno risposto prontamente all’appello lanciato dal presidente Xi
Jinping, mettendo a disposizione del governo, quindi dello Stato, quindi
della “cosa pubblica”, le loro possibilità tecnologiche per contribuire
a combattere la diffusione del virus. Ed è anche grazie alla tecnologia
che la Cina sta vincendo la sua battaglia contro il coronavirus.
Utilizzando anche Intelligenza Artificiale, robotica, Big Data.
La Cina
sta insegnando molto, rispetto a quello che ci si dovrebbe aspettare da
uno Stato. Lo ha riconosciuto persino l’Organizzazione Mondiale della
Sanità, che ha sottolineato in maniera entusiastica la capacità di far
arrivare la Sanità Pubblica ovunque fosse necessario farla arrivare.
Altro che tagli, privatizzazioni, regionalizzazione…
Un apparato coeso, univoco e deciso che ha posto come unico obiettivo l’interesse generale della collettività e di conseguenza il suo diritto alla salute. E parlano i risultati. Da un incremento di migliaia di malati al giorno ai dati di ieri: 19 malati in più.
E’ vero
che la fase della loro emergenza è cronologicamente più avanti della
nostra di circa un mese. Ma è anche vero che si parla di oltre
ottantamila malati, e di oltre tremila morti: sono numeri diversi, ma
già inferiori – in percentuale – a quelli che si registrano in Italia.
Sarà interessante verificare quanto, in tema di scelte pubbliche,
impareremo da questa emergenza e da quello che sta avvenendo in Cina,
sopratutto in questa fase.
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