controlacrisi- fabrizio salvatori
I centri residenziali in cui vivono molte
persone con disabilità e anziani non autosufficienti "sono vere e
proprie bombe ad orologeria pronte a scoppiare, è una situazione a dir
poco esplosiva che nessuno sta cercando di risolvere, lasciando in balìa
dell'emergenza sanitaria le persone con disabilità, le famiglie e gli
operatori".
A lanciare l'allarme è Roberto Speziale, presidente Anffas, Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale. "Tali strutture - specifica Anffas - vanno equiparate, ai fini dell'emergenza, a quelle sanitarie e gestite con pari attenzione, con priorità nella fornitura di dispositivi di sicurezza, materiale e personale". "Ci giunge anche - rileva l'associazione - un disperato appello sulla necessità di supporti domiciliari: si sono già verificati casi in cui i genitori sono venuti meno e i figli con disabilità rimasti soli in casa, con minimi supporti dei Comuni, o casi in cui genitori anziani si sono ammalati e i cui figli con disabilità sono di difficile gestione. Quando non sono le stesse persone con disabilità a risultare positive e non in grado di mettere in atto le misure di distanziamento o utilizzo dei dispositivi per prevenire il contagio. Anche per gli Enti locali si sta rivelando problematico trovare personale disponibile e idoneo".
"I nostri appelli - aggiunge Anffas - sono caduti nel vuoto, ma non è più procrastinabile fornire kit di protezione ed effettuare tamponi per capire chi sono i contagiati e gli asintomatici, per poterli isolare ed evitare il protrarsi dei contagi che, nel caso dei centri residenziali, sono più rapidi e anche più aggressivi". Anffas, che ha attivato anche un'unita di crisi,riferisce che le famiglie con persone con gravi disabilità o non autosufficienti, specie con seri problemi comportamentali, "sono allo stremo": per l'associazione sarebbe opportuno che, "almeno per persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, con prescrizione medica, fosse prevista una deroga al divieto di uscire dalle abitazioni".
A lanciare l'allarme è Roberto Speziale, presidente Anffas, Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale. "Tali strutture - specifica Anffas - vanno equiparate, ai fini dell'emergenza, a quelle sanitarie e gestite con pari attenzione, con priorità nella fornitura di dispositivi di sicurezza, materiale e personale". "Ci giunge anche - rileva l'associazione - un disperato appello sulla necessità di supporti domiciliari: si sono già verificati casi in cui i genitori sono venuti meno e i figli con disabilità rimasti soli in casa, con minimi supporti dei Comuni, o casi in cui genitori anziani si sono ammalati e i cui figli con disabilità sono di difficile gestione. Quando non sono le stesse persone con disabilità a risultare positive e non in grado di mettere in atto le misure di distanziamento o utilizzo dei dispositivi per prevenire il contagio. Anche per gli Enti locali si sta rivelando problematico trovare personale disponibile e idoneo".
"I nostri appelli - aggiunge Anffas - sono caduti nel vuoto, ma non è più procrastinabile fornire kit di protezione ed effettuare tamponi per capire chi sono i contagiati e gli asintomatici, per poterli isolare ed evitare il protrarsi dei contagi che, nel caso dei centri residenziali, sono più rapidi e anche più aggressivi". Anffas, che ha attivato anche un'unita di crisi,riferisce che le famiglie con persone con gravi disabilità o non autosufficienti, specie con seri problemi comportamentali, "sono allo stremo": per l'associazione sarebbe opportuno che, "almeno per persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, con prescrizione medica, fosse prevista una deroga al divieto di uscire dalle abitazioni".
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