Poche ore dopo i sindacati hanno proclamato un’intera giornata di sciopero, denunciando le condizioni di lavoro e la scarsa sicurezza, in particolare per gli operai assunti in appalto. La sigla autonoma del Si Cobas, da diversi anni attiva nel distretto alimentare emiliano e in quello del facchinaggio, ha organizzato una mobilitazione provinciale, invitando gli iscritti ad astenersi dal lavoro e a radunarsi davanti allo stabilimento di Carpi. Secondo il Si Cobas, l’operaio “era talmente isolato che nessuno lo ha visto né sentito ed è stato ritrovato solo dopo molto tempo”.
Una giornata di stop è stata decisa anche dalle sigle di settore della Cgil, Filcams, Flai e Filt, che in un comunicato ricordano come quest’ultimo incidente non sia un caso isolato nella storia dell’azienda. “Questo infortunio non può essere attribuito alla fatalità. Solo pochi mesi fa, a luglio 2019 – si legge nella nota – un lavoratore era rimasto incastrato con la mano. Anche in passato si sono registrati altri infortuni per carenze formative del personale degli appalti. In un periodo in cui l’attenzione è giustamente monopolizzata dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19 non ci sfugge il fatto che purtroppo anche nel lavoro continuano a esserci situazioni di infortuni e cause di morte. Con la vittima di stanotte sono più di cinquanta le vittime totali nel 2020. E, dal 2008, le vittime sul lavoro in Italia sono state circa 17mila“.
L’Opas si trova al centro del distretto modenese di lavorazione delle carni, uno dei più produttivi e ricchi d’Italia. Come raccontato diverse volte dal Fatto.it, qui le aziende si avvalgono di una parte consistente di manodopera esterna, per lo più proveniente da cooperative, attraverso frequenti e continui cambi di appalto. Anche per questo, da anni, il settore è attraversato da mobilitazioni e proteste, con picchetti e blocchi ai cancelli talvolta finiti con scontri con la polizia. Sotto accusa i ritmi e le condizioni di lavoro, ma anche evasione, irregolarità contributive e nelle buste paga. “Questi appalti – si legge ancora nella nota della Cgil – sono sempre più spesso angoli grigi di un mondo del lavoro che vuole voltarsi dall’altra parte. L’emergenza virus passerà, ma quella dei morti sul lavoro sembra non arrestarsi ormai da tanto, troppo tempo”
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