lunedì 11 novembre 2019

Internet & Controllo. Quasi il 90 per cento degli utenti di Internet in tutto il mondo è monitorato.

Secondo un nuovo studio – sorpresa - i social media non sono poi così liberi. Al contrario, sono pieni di soggetti che agiscono in mala fede per manipolare elezioni e di funzionari governativi che controllano gli utenti.

Il rapporto 2019 Freedom on the Net è stato curato da Freedom House, “un’organizzazione indipendente di vigilanza”. E dopo averlo letto tutto rimane la sensazione che abbia perfino sottovalutato le insidie crescenti dei social media.

Quasi il 90 per cento degli utenti di Internet in tutto il mondo è monitoratoSe da un lato i continui tentativi di interferire con le elezioni rappresentano una grave preoccupazione, dall’altro la vastità dei controlli è altrettanto allarmante. Secondo il rapporto, 40 Paesi su 65 presi in esame (pari al 62 per cento, circa) “hanno istituito programmi avanzati di sorveglianza sui social media”.

In termini di libertà su Internet, la Cina si classifica come il Paese meno libero. Anche Russia ed Egitto sono risultati “non liberi”. 
In totale, “l’89 per cento degli utenti di Internet, quasi 3 miliardi di persone” sono sottoposti a programmi di sorveglianza di vario tipo, un numero assolutamente impressionante.
Anche il modo in cui vengono messi in atto è altrettanto sconcertante. Ad esempio, il rapporto sottolinea che “in Iran c’è un esercito di 42.000 volontari che monitora i contenuti online”.
E il Partito comunista cinese ha un sistema simile di persone selezionate per analizzare dati e segnalare “contenuti problematici”. Intanto, l’azienda cinese Semptian si vanta che il suo sistema di sorveglianza Aegis le permette di monitorare oltre 200 milioni di persone in Cina.
Anche se gli Stati Uniti vengono classificati come “liberi” dalla censura di Internet, il rapporto afferma con chiarezza che non sono del tutto innocenti. Viene citata l’azienda israeliana di cybersicurezza Cellebrite, che ha recentemente siglato un nuovo accordo con l’Immigration and Customs Enforcement (ICE, l’agenzia federale Usa preposta al controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione) del valore stimato tra i 30 e 35 milioni di dollari.
Gli strumenti di cui dispone Cellebrite permettono con facilità di accedere illegalmente ai telefoni per sottrarre ogni tipo di dati.
E altri Paesi stanno mandando propri funzionari negli Stati Uniti per imparare a monitorare i social media.
Secondo il rapporto, “funzionari filippini si sono recati in North Carolina con l’obiettivo di essere formati da personale militare americano per lo sviluppo di una nuova unità di monitoraggio dei social media”.
E il RAB, il Rapid Action Battallion del Bangladesh, un’“unità antiterrorismo” che gode del sostegno del governo, ampiamente nota per le estese violazioni dei diritti umani, tra cui anche tortura ed “esecuzioni illegali”, è stata autorizzata a viaggiare negli Stati Uniti nell’aprile del 2019 per imparare a usare un “software per il monitoraggio dei social network basato sulla localizzazione”.

Lo studio fa anche luce su un aspetto critico: come i governi sfruttano le informazioni ottenute grazie a questo tipo di sorveglianza e – attenzione, spoiler – non è certo a fin di bene! 
Secondo il rapporto, “47 dei 65 Paesi presi in esame hanno compiuto arresti di utenti per contenuti di argomento politico, sociale o religioso”.
Ancora una volta, non sono solo regimi repressivi a farlo.
Anche Paesi “liberi” come il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno messo sotto controllo gli attivisti, e in un caso specifico l’ICE ha usato “i social media a New York per raccogliere informazioni su gruppi che protestavano contro la politica del governo in materia di immigrazione e controllo delle armi”.
Il rapporto è corposo ma vale la pena leggerlo per farsi un’idea più precisa di quanto siano diffuse certe prassi.
Non aspettatevi però di sentirvi rassicurati sul grado di libertà di Internet quando lo avrete finito.
(Traduzione di Alessia Manfredi)

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