La maggioranza si spacca sulla risoluzione che dichiara l'emergenza climatica. Nei 429 sì mancano 81 eurodeputati del Ppe che votano no con i sovranisti, tra loro i tedeschi e gli italiani.
All’indomani del voto sulla nuova Commissione europea,
il Parlamento riunito in plenaria a Strasburgo passa all’azione sul
clima, priorità della nuova presidente dell’esecutivo di Palazzo
Berlaymont Ursula von der Leyen. Con 429 voti a favore, 225 contrari e
19 astensioni l’aula approva una risoluzione che dichiara l’emergenza
climatica, in vista della Conferenza delle Onu sull’ambiente che si
terrà a Madrid dal 2 al 13 dicembre.
Ma la ‘maggioranza Ursula’, composta dai tre partiti Ppe-Socialisti-Liberali, non si presenta unita a questa prima prova: i Popolari si spaccano, quasi la metà del gruppo vota no con Lega e sovranisti.
Su 182 eletti del Ppe, ben 81 eurodeputati volta le spalle alle propria maggioranza ‘naturale’ e vota no sull’ambiente, insieme alla maggior parte dei ‘Conservatori e riformisti’ e anche ai sovranisti di ‘Identità e democrazia’. Tra i contrari, anche la Cdu tedesca, a partire dal presidentre del gruppo Manfred Weber. Contrari anche Antonio Tajani e Massimiliano Salini di Forza Italia. Anche due socialisti polacchi votano no.
La risoluzione è stata approvata con i voti dei Socialisti&Democratici, un centinaio di Popolari, i Liberali, i Verdi, la sinistra Gue, tutti i 14 eletti del M5s.
Il testo chiede alla Commissione di garantire che tutte le proposte legislative e di bilancio pertinenti siano in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, come previsto dall’accordo di Parigi.
In un’altra risoluzione separata - approvata con 430 voti favorevoli, 190 contrari e 34 astensioni - il Parlamento esorta l’Unione europea a presentare alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici una strategia per raggiungere la neutralità climatica al più tardi entro il 2050. I deputati chiedono inoltre alla nuova Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di includere nel Green Deal europeo un obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030.
La Commissione europea ha già proposto l’obiettivo delle emissioni nette-zero entro il 2050, ma il Consiglio europeo non l’ha ancora approvato poiché Polonia, Ungheria e Cechia sono contrarie.
I testi approvati sottolineano inoltre che le ambizioni attuali del trasporto aereo e marittimo non sono all’altezza delle riduzioni necessarie riduzioni delle emissioni. Il Parlamento dunque esorta i paesi a includere tali emissioni nei loro piani di contribuzione nazionale (NDC) e chiede alla Commissione di proporre l’inclusione del settore marittimo nel Sistema UE di scambio delle quote di emissione (ETS).
Ancora: secondo il Parlamento europeo, i Paesi membri dovrebbero quantomeno raddoppiare i loro contributi al Fondo verde internazionale per il clima. Gli Stati membri sono i maggiori fornitori di finanziamenti pubblici per il clima, ma gli impegni dei paesi sviluppati non raggiungono l’obiettivo collettivo di 100 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2020.
Infine, si chiede con urgenza a tutti i Paesi europei di “eliminare gradualmente tutte le sovvenzioni dirette e indirette per i combustibili fossili entro il 2020”.
Una “posizione ambiziosa”, la definisce il liberale francese Pascal Canfin, presidente della commissione parlamentare per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare. “Si tratta di un messaggio chiaro e tempestivo alla Commissione, alcune settimane prima della pubblicazione della comunicazione sul Green Deal”, aggiunge Canfin.
Alla conferenza di Madrid saranno presenti sia von der Leyen che il presidente dell’Europarlamento David Sassoli. Il clima resta argomento divisivo tra i Popolari, il primo gruppo del Parlamento europeo, ‘in teoria’ la parte più solida della maggioranza Ursula. Non è così e oggi se ne è avuta prova: sull’emergenza climatica si è determinata una maggioranza molto spostata a sinistra, sovranisti all’angolo, Ppe spaccato. Ma i Popolari sono la famiglia politica che esprime il maggior numero di Commissari nella squadra von der Leyen: riusciranno a svuotare le promesse ambientaliste di Ursula?
Sebastian Mang, responsabile Clima di Greenpeace, avverte: “La nostra casa sta andando a fuoco. Il Parlamento europeo ha visto la fiamma, ma stare a guardare non basta. Dobbiamo adottare iniziative immediate: ridurre in maniera drastica le emissioni, dichiarare responsabili le aziende del fossile, investire nel trasporto su rotaie e nel trasporto pubblico, sostenere le comunità che investono nelle energie rinnovali, mettere al bando i pesticidi e togliere i sussidi alle aziende che li usano”.
Ma la ‘maggioranza Ursula’, composta dai tre partiti Ppe-Socialisti-Liberali, non si presenta unita a questa prima prova: i Popolari si spaccano, quasi la metà del gruppo vota no con Lega e sovranisti.
Su 182 eletti del Ppe, ben 81 eurodeputati volta le spalle alle propria maggioranza ‘naturale’ e vota no sull’ambiente, insieme alla maggior parte dei ‘Conservatori e riformisti’ e anche ai sovranisti di ‘Identità e democrazia’. Tra i contrari, anche la Cdu tedesca, a partire dal presidentre del gruppo Manfred Weber. Contrari anche Antonio Tajani e Massimiliano Salini di Forza Italia. Anche due socialisti polacchi votano no.
La risoluzione è stata approvata con i voti dei Socialisti&Democratici, un centinaio di Popolari, i Liberali, i Verdi, la sinistra Gue, tutti i 14 eletti del M5s.
Il testo chiede alla Commissione di garantire che tutte le proposte legislative e di bilancio pertinenti siano in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, come previsto dall’accordo di Parigi.
In un’altra risoluzione separata - approvata con 430 voti favorevoli, 190 contrari e 34 astensioni - il Parlamento esorta l’Unione europea a presentare alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici una strategia per raggiungere la neutralità climatica al più tardi entro il 2050. I deputati chiedono inoltre alla nuova Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di includere nel Green Deal europeo un obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030.
La Commissione europea ha già proposto l’obiettivo delle emissioni nette-zero entro il 2050, ma il Consiglio europeo non l’ha ancora approvato poiché Polonia, Ungheria e Cechia sono contrarie.
I testi approvati sottolineano inoltre che le ambizioni attuali del trasporto aereo e marittimo non sono all’altezza delle riduzioni necessarie riduzioni delle emissioni. Il Parlamento dunque esorta i paesi a includere tali emissioni nei loro piani di contribuzione nazionale (NDC) e chiede alla Commissione di proporre l’inclusione del settore marittimo nel Sistema UE di scambio delle quote di emissione (ETS).
Ancora: secondo il Parlamento europeo, i Paesi membri dovrebbero quantomeno raddoppiare i loro contributi al Fondo verde internazionale per il clima. Gli Stati membri sono i maggiori fornitori di finanziamenti pubblici per il clima, ma gli impegni dei paesi sviluppati non raggiungono l’obiettivo collettivo di 100 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2020.
Infine, si chiede con urgenza a tutti i Paesi europei di “eliminare gradualmente tutte le sovvenzioni dirette e indirette per i combustibili fossili entro il 2020”.
Una “posizione ambiziosa”, la definisce il liberale francese Pascal Canfin, presidente della commissione parlamentare per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare. “Si tratta di un messaggio chiaro e tempestivo alla Commissione, alcune settimane prima della pubblicazione della comunicazione sul Green Deal”, aggiunge Canfin.
Alla conferenza di Madrid saranno presenti sia von der Leyen che il presidente dell’Europarlamento David Sassoli. Il clima resta argomento divisivo tra i Popolari, il primo gruppo del Parlamento europeo, ‘in teoria’ la parte più solida della maggioranza Ursula. Non è così e oggi se ne è avuta prova: sull’emergenza climatica si è determinata una maggioranza molto spostata a sinistra, sovranisti all’angolo, Ppe spaccato. Ma i Popolari sono la famiglia politica che esprime il maggior numero di Commissari nella squadra von der Leyen: riusciranno a svuotare le promesse ambientaliste di Ursula?
Sebastian Mang, responsabile Clima di Greenpeace, avverte: “La nostra casa sta andando a fuoco. Il Parlamento europeo ha visto la fiamma, ma stare a guardare non basta. Dobbiamo adottare iniziative immediate: ridurre in maniera drastica le emissioni, dichiarare responsabili le aziende del fossile, investire nel trasporto su rotaie e nel trasporto pubblico, sostenere le comunità che investono nelle energie rinnovali, mettere al bando i pesticidi e togliere i sussidi alle aziende che li usano”.
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