Audizione in commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati il 15 ottobre 2019, Assocanapa, Federcanapa e CSI-Associazione Canapa Sativa Italia
per illustrare punti cardine da regolamentare e risolvere per il
decollo della filiera della Canapa Italiana.
A guidare la riunione, il
presidente della stessa commissione, l’onorevole Filippo Gallinella
(M5S).
canapaoggi.it
Qui di seguito, oltre al video integrale posto sopra, in apertura di questo articolo, girato dalla stessa struttura della Camera dei Deputati, il lettore trova i testi enunciati dai rappresentanti delle tre associazioni-federazioni, dichiarazioni riprese dal video stesso e qui trascritte.
Raccomandazione: seguite dal minuto 32,20 l’intervento dell’avvocato Giacomo Bulleri. Qui un breve estratto di quanto a detto e a fondo articolo una trascrizione più ampia dei primi quattro minuti di quanto ha dichiarato rispondendo all’onorevole Susanna Cenni (PD) e al presidente della commissione.
Bulleri: “La Canapa
industriale proveniente da varietà certificate è un prodotto agricolo
per definizione del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea: è
così definito da uno dei trattati costitutivi della Comunità Europea e
come tale inderogabile dalle norme dei singoli stati membri.
Sul punto mi pregerei segnalare una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2003, la 462-01 del 16 gennaio del 2003, il cosiddetto caso Hammarsten, in cui è stata rilevata la non modificabilità e la disapplicazione di queste norme da parte delle leggi dei singoli stati membri, in quanto eventuali valutazioni sulla salute pubblica sono in realtà già state fatte dall’UE nel momento in cui è stata inclusa la Canapa – oltretutto senza distinzioni tra parti della pianta – tra i prodotti agricoli“.
Sul punto mi pregerei segnalare una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2003, la 462-01 del 16 gennaio del 2003, il cosiddetto caso Hammarsten, in cui è stata rilevata la non modificabilità e la disapplicazione di queste norme da parte delle leggi dei singoli stati membri, in quanto eventuali valutazioni sulla salute pubblica sono in realtà già state fatte dall’UE nel momento in cui è stata inclusa la Canapa – oltretutto senza distinzioni tra parti della pianta – tra i prodotti agricoli“.
Assocanapa
Occorre
chiarezza sulla terminologia nel dialogo che avviene fra realtà private
e pubbliche per capirsi sull’attività agricola della Canapa, altrimenti
non ci si capisce e non si uscirà dal pantano argomentale e dalla
confusione.
È ormai assodato che la Canapa è una specie unica, tanto versatile che esistono varietà molto differenti che hanno altrettante vocazioni, fibre, canapulo, semi, infiorescenze, piante precoci, meno precoci o tardive, ecc.
È ormai assodato che la Canapa è una specie unica, tanto versatile che esistono varietà molto differenti che hanno altrettante vocazioni, fibre, canapulo, semi, infiorescenze, piante precoci, meno precoci o tardive, ecc.
Come già sottolineato da Assocanapa con
produzione di documenti consegnati al ministero della Salute, la
Commissione su alimenti e farmaci dell’allora Comunità europea, aveva
già riconosciuto nel 1997 che le parti della pianta di Canapa e in
particolare le infiorescenze, sono alimento o ingredienti per alimenti
del novel food.
A nostro avviso l’interpretazione
della Legge 242 non pone dubbi mentre sono mancate quasi del tutto da
parte dei ministri più direttamente interessati (Politiche agricole,
Salute, Interno, Sviluppo economico) quelle attività di cui avevamo
segnalato la necessità fin dal 2014 per affrontare i problemi pratici che si sarebbero posti e la cui soluzione era indispensabile per gli addetti ai controlli e per i magistrati.
Da ribadire che nella normativa il
limite massimo dello 0,2 di THC si riferisce sempre e soltanto al THC
delle coltivazioni, dato che si misura con il metodo stabilito
dall’Unione Europea (media del THC prendendo in esame un certo numero di
piante presenti nelle coltivazioni sottoposte a controllo).
L’umore sollevato dalle diverse
questioni negli ultimi due anni dai mass media, che non conoscono bene
la Canapa, ha contribuito ad aumentare la confusione tanto che nel 2019
si sono azzerate in Italia non soltanto le vendite delle sementi di
Canapa, ma anche quelle di prodotti alimentari contenenti Canapa.
In più, da molti mesi, l’Italia è zeppa
soprattutto di tonnellate di infiorescenze di canapa, ma anche di
derivati di lavorazione del seme come olio e farina che nessuno è
riuscito a vendere, il tutto con gravissimo danno.
Dalle mail e dalle tante telefonate che
riceviamo ogni giorno, risulta che in molti casi gli esercenti sono
stati consigliati da più comprensivi agenti delle Forze dell’Ordine di
non tenere più nei loro esercizi gli alimenti contenenti Canapa allo
scopo di evitare grane.
In altri casi, agenti meno comprensivi delle Forze dell’Ordine hanno cominciato a richiedere fatture, certificazioni impianti ed esercizi e con altre azioni che hanno spaventato gli esercenti più degli esami sul livello di THC nei prodotti che essi vendevano.
In altri casi, agenti meno comprensivi delle Forze dell’Ordine hanno cominciato a richiedere fatture, certificazioni impianti ed esercizi e con altre azioni che hanno spaventato gli esercenti più degli esami sul livello di THC nei prodotti che essi vendevano.
La Legge 242 voleva semmai dare maggiori
certezze agli operatori del settore presupponendo che fossero da
fissare, a seconda dei tipi di alimenti o cosmetici, dei limiti
ragionevoli.
Nei discorsi che vengono fatti sugli
alimenti che contengono Canapa, in genere si ignora totalmente la
portata della modifica dell’articolo 26 del Testo unico antidroga.
A nostro avviso, per quanto riguarda gli
alimenti la Legge 242 non voleva tornare indietro rispetto alla
circolare del ministero della Salute del 2009 che aveva aperto all’uso
dei semi e dei suoi derivati alla condizione che non contenessero THC.
Passando al discorso della ricostruzione di un patrimonio genetico italiano con varietà adatte alle condizioni italiane,
ci sembra più che opportuno così come la creazione di varietà che
vengano incontro alle esigenze di meccanizzazione della coltivazione e
della domanda del mercato in generale.
I limiti thc stabiliti nella bozza di
decreto inviata dal ministero della Salute alla commissione europea nel
2018, sono ingiustificatamente così restrittivi che i prodotti
alimentari italiani risulterebbero fuorilegge: il ministero della Salute
deve sedersi a un tavolo con gli operatori della produzione di alimenti
per concordare nuovi limiti a modello di quanto già avvenuto in
Svizzera, interessandosi anche di quanto sta avvenendo in ambito europeo
per quanto riguarda il contenuto di CBD negli alimenti.
All’uscita quasi settimanale di nuove pericolose droghe sintetiche, quando si sente parlare di stragi per l’uso di oppiacei prescritti come farmaci, quando in Internet si trova di tutto, le
cautele del consiglio di superiore di sanità a proposito dell’impiego
della canapa, per quanto scientificamente argomentate, possono sembrare
obsolete.
Ormai da molti anni la nostra organizzazione ritiene che il Testo unico antidroga debba essere sostituito da una normativa molto più snella e più avanzata che si occupi imparzialmente di tutte le sostanze, compreso l’alcol.
Ormai da molti anni la nostra organizzazione ritiene che il Testo unico antidroga debba essere sostituito da una normativa molto più snella e più avanzata che si occupi imparzialmente di tutte le sostanze, compreso l’alcol.
Riteniamo soprattutto che si faccia più
presto chiarezza da parte del Governo dal Parlamento su cosa si può fare
e su cosa non si può fare: riteniamo che l’80 per cento delle questioni
che si pongono, potrebbero essere risolte con circolari interpretative
interministeriali.
Diciamo anche che, prima di tutto la Cassazione a sezioni unite, ma anche alcuni tribunali del riesame, hanno fornito chiaramente la prova che non esiste contrasto tra quanto stabilito dalla Legge 242 e quanto stabilito dal Testo unico sulle droghe.
Diciamo anche che, prima di tutto la Cassazione a sezioni unite, ma anche alcuni tribunali del riesame, hanno fornito chiaramente la prova che non esiste contrasto tra quanto stabilito dalla Legge 242 e quanto stabilito dal Testo unico sulle droghe.
Riteniamo anche molto importante che la canapa sia inserita nell’elenco delle piante officinali, senza se e senza ma.
Inoltre, che la commissione Agricoltura vigili affinché questo sia fatto rapidamente e che non siano introdotte limitazioni a vantaggio di pochi.
Inoltre, che la commissione Agricoltura vigili affinché questo sia fatto rapidamente e che non siano introdotte limitazioni a vantaggio di pochi.
Che gli operatori delle Forze
dell’Ordine operanti in materia siano adeguatamente formati e che siano
dotati degli strumenti necessari per poter svolgere i compiti loro
affidati.
Che sia effettivamente promosso dallo Stato e dalle regioni la creazione di impianti di prima trasformazione delle paglie
come importante contributo al contenimento delle emissioni di CO2 e
quindi a contrasto dell’effetto serra: questo tipo di attività è
l’azione più efficace che si possa mettere in atto per l’attuazione
degli accordi di Parigi, molto più efficace per contrastare l’effetto
serra di quanto possa esserlo l’incremento della produzione di energia
da fonti rinnovabili.
Vogliamo ricordare che la prima fonte di energia rinnovabile e, soprattutto, sostenibile, è costituita dal risparmio energetico.
Vogliamo ricordare che la prima fonte di energia rinnovabile e, soprattutto, sostenibile, è costituita dal risparmio energetico.
Che sia data attuazione a quanto
previsto dall’articolo 8 della Legge 242, previsto non come una facoltà
ma un obbligo di diffondere attraverso specifici canali informativi la
conoscenza delle proprietà della Canapa e dei suoi utilizzi in campo
agronomico, agroindustriale, nutraceutico, della biodinamica e della
bioedilizia e, puntualizziamo, dell’edilizia in generale tornando al
fondamentale tema del risparmio energetico.
Federcanapa
Beppe Croce e Rachele Invernizzi
Beppe Croce, presidente di Federcanapa –
Concordiamo con Assocanapa soprattutto per quanto riguarda gli alimenti
e l’ampliamento-rafforzamento delle varietà genetiche italiane di
Canapa, punti molto importanti per lo sviluppo del mercato e su questo
abbiamo lasciato un promemoria sulle nostre proposte.
Ci tengo a ricordare che il mercato mondiale della Canapa è radicalmente cambiato in questi ultimi anni.
Dobbiamo tenerlo presente non parlando solo di scelte agricole perché ritengo che i membri della commissione Agricoltura dovrebbero farsi portavoce anche per quanto riguarda il completamento delle filiere, perché senza queste filiere la canapicoltura in Italia non farà molta strada.
Dobbiamo tenerlo presente non parlando solo di scelte agricole perché ritengo che i membri della commissione Agricoltura dovrebbero farsi portavoce anche per quanto riguarda il completamento delle filiere, perché senza queste filiere la canapicoltura in Italia non farà molta strada.
Il mercato è cambiato
innanzitutto per gli alimenti già qualche anno fa e negli ultimi
quattro-cinque anni per la questione delle infiorescenze e
sono venute conferme sempre più nette sul valore salutistico e
terapeutico di vari cannabinoidi non psicotropi, a cominciare dal
CBD-Cannabidiolo.
E qui è nato un mercato, soprattutto negli Stati Uniti, in Canada e dall’anno scorso anche in Cina, che sta crescendo a ritmi del 30-40 per cento annuo.
E qui è nato un mercato, soprattutto negli Stati Uniti, in Canada e dall’anno scorso anche in Cina, che sta crescendo a ritmi del 30-40 per cento annuo.
I canapicoltori italiani devono essere messi nelle condizioni di poter entrare in questo mercato,
perché l’Europa, è bene ricordarlo, in questo momento è molto scoperta,
ha un ruolo minore ma ha un mercato enorme fatto da 700 milioni di
abitanti.
Non riusciamo in questo momento ad
avviare filiere industriali in questo settore perché la legislazione ha
bisogno di alcune precisazioni. Una di queste non riguarda
l’agricoltura, ma è da citare perché è un punto fondamentale:
- oggi come oggi, la sentenza della Cassazione lo ha confermato, la Cannabis Sativa L. è considerata innanzitutto pianta da droga e solo poi pianta agricola;
- come ha ricordato la motivazione della sentenza, tutto questo è favorito dal fatto che non è posto un limite al contenuto di THC che possa distinguere cosa è pianta industriale e cosa è pianta da droga;
- se non sarà indicato questo limite e capisco che i primi competenti in materia sono il dicastero alla Salute e la commissione Sanità, difficilmente faremo molta strada. Questa la nostra prima richiesta, lasciamo poi che sia il legislatore a decidere se sia lo 0,2 lo 0,3 o lo 0,5 per cento.
Secondo punto riguarda invece strettamente l’agricoltura:
basterebbe che nella Legge 242, che nel complesso riteniamo valida,
venga specificato al suo articolo 1 “che il sostegno alla promozione
della coltura della canapa è finalizzato alla coltivazione e alla
trasformazione di qualsiasi parte della pianta, compresi i fiori,
foglie, radici e resine.
Il tutto una volta che è stabilito che è varietà europea, che è sotto quel limite di THC sotto lo 0,2 per cento, almeno per ora. Se poi il ministero competente e l’Europa daranno un altro limite massimo, tanto meglio.
Il tutto una volta che è stabilito che è varietà europea, che è sotto quel limite di THC sotto lo 0,2 per cento, almeno per ora. Se poi il ministero competente e l’Europa daranno un altro limite massimo, tanto meglio.
Questi sono per noi di Federcanapa i due interventi fondamentali che sono la premessa di tutto.
Gli altri punti che riguardano l’agricoltura:
- riconoscere al punto 2 tra i prodotti e i materiali derivabili dalle coltivazioni, anche derivati quali foglie, fiori secchi e freschi o recisi, biomasse, estratti e preparazioni contenenti cannabinoidi con tenore di THC non eccedente lo 0,2 per cento;
- riconoscere per le colture di florovivaismo la possibilità di riproduzione anche per via agamica, un punto molto importante se vogliamo mantenere le nostre colture sotto il limite dello 0,2 e dargli un minimo di standardizzazione, la riproduzione per talea resta un punto vitale;
- decretare il limite di THC negli alimenti, però comprese le tisane, le bevande alcoliche, quelle analcoliche, come è stato fatto in Germania, perché non ci sono solo i derivati dal seme;
- attuare gli investimenti annui a favore dello sviluppo varietale, gli incentivi all’innovazione, punti che dovrebbero essere ovvi, ma li aspettiamo da tre anni;
- riconoscere la possibilità di classificare le infiorescenze di preparati ed estratti da canapa come alimenti o come integratori alimentari;
- riconoscere la possibilità di classificare le infiorescenze fresche ed essiccate come prodotti da inalazione, nel rispetto della disciplina del settore, quindi il decreto legislativo 6 del 2016 sui prodotti da fumo;
- includere la Cannabis Sativa L. come sottolineato da Assocanapa, nelle piante officinali e farlo per tutte le sue parti.
Rachele Invernizzi, vicepresidente Federcanapa e nel direttivo dell’EIHA, l’European Industrial Hemp Association –
Una proposta che abbiamo avanzato e che già è stata accettata per una sua parte, è quello di portare il limite di THC allo 0,3 per cento in campo. Oggi viviamo con lo 0,2, chiediamo lo 0,3. Dovrebbe passare a breve in Comunità Europea e diventerà legge dal 2021.
Una proposta che abbiamo avanzato e che già è stata accettata per una sua parte, è quello di portare il limite di THC allo 0,3 per cento in campo. Oggi viviamo con lo 0,2, chiediamo lo 0,3. Dovrebbe passare a breve in Comunità Europea e diventerà legge dal 2021.
Per cui, se in Europa sentite parlare di
limite allo 0,3 per cento, sappiate che la federazione italiana
Federcanapa e sicuramente tutti gli agricoltori, sono contenti se si
accetta questo nuovo limite che sostanzialmente non cambia nulla, però di base si potrà lavorare su 500 varietà invece che sulle attuali 64.
Diventerebbe interessante, si
rafforzerebbero le specie, si eviterebbero patogeni che sono conseguenza
del lavorare sulle stesse varietà.
Canapa Sativa Italia
Mattia Cusani – Abbiamo
studiato attentamente le risoluzioni depositate in questa sede e dopo
alcune premesse, proverò a fornire nella maniera più accurata possibile
la posizione, il punto di vista e i contributi degli operatori del
settore di cui faccio parte.
La nostra associazione si
sta impegnando fin dalla sua costituzione per fare sì che questo settore
riesca a svilupparsi nel pieno rispetto delle regole.
Per questo motivo abbiamo bisogno della definizione di una normativa chiara, come è stato già detto da chi mi ha preceduto, che ci metta nella condizione di lavorare al meglio.
Per questo motivo abbiamo bisogno della definizione di una normativa chiara, come è stato già detto da chi mi ha preceduto, che ci metta nella condizione di lavorare al meglio.
Questo perché uno dei rami più fiorenti
della Canapa, quello del mercato delle infiorescenze, è stato in
assoluto quello che ha portato il maggiore sviluppo economico di questo
settore.
Tuttavia a causa del fumus legislativo si è registrato il collasso di migliaia di attività commerciali che sta spingendo gli agricoltori e le aziende specializzate a chiedere una normativa inequivocabile affinché questo non debba ripetersi.
Tuttavia a causa del fumus legislativo si è registrato il collasso di migliaia di attività commerciali che sta spingendo gli agricoltori e le aziende specializzate a chiedere una normativa inequivocabile affinché questo non debba ripetersi.
Chiediamo quindi con estrema urgenza di
intervenire in maniera efficace e ricreare le condizioni che possano
consentire al nostro Paese di essere nuovamente soggetto trainante in
questo particolare ambito.
Ciò può rappresentare l’occasione di creare concretamente numerose possibilità di lavoro soprattutto nelle zone più marginali e svantaggiate che sono quelle più ricche di potenzialità latenti.
Ciò può rappresentare l’occasione di creare concretamente numerose possibilità di lavoro soprattutto nelle zone più marginali e svantaggiate che sono quelle più ricche di potenzialità latenti.
La soluzione che proponiamo oggi è quella di ribadire sotto
forma di decreto il seguente dispositivo già enunciato dal ministero
delle Politiche agricole nella circolare 23 maggio 2018 sul
florovivaismo, ovvero la produzione e la commercializzazione di
infiorescenze fresche ed essiccate per scopo floreale non è soggetta ad
autorizzazione e rientra anche nell’ambito delle coltivazioni destinate
al florovivaismo purché tali produzioni derivino da una delle varietà
ammesse iscritte nel catalogo comune delle varietà delle specie di
piante agricole e comunque certificate.
È altresì da tenere in considerazione la
possibilità, come è stato detto, di inserire la cannabis, in tutte le
sue parti, nell’elenco delle piante officinali. Importante e non solo in
questo elenco.
Infine, ritenere lecita, già
con la normativa attuale, la cessione da parte delle aziende agricole
del raccolto ottenuto dalle coltivazioni, descritte dalla Legge 242, in
forma di biomassa per la fornitura e le attività industriali,
per l’ottenimento di preparati contenenti cannabinoidi non eccedenti le
percentuali previste dalle normative di riferimento per le tipologie di
prodotti previsti dall’articolo 2 della stessa Legge 242.
A parere nostro, ma
soprattutto alla luce delle esperienze in ambito giurisprudenziale
maturate negli ultimi 30 anni, il limite percentuale di THC sotto il
quale la sostanza non può essere considerata drogante, è quello già
previsto dalla Legge, esplicitato dalla tossicologia forense e ribadito
da diversi tribunali: lo 0,5 per cento.
Tuttavia, è necessario chiarire che ogni
singolo prodotto andrà normato per dose a confezione.
Infatti, i limiti dovranno essere diversi a seconda dell’uso specifico a cui il prodotto è destinato prevedendo anche specifici codici doganali per l’esportazione.
Infatti, i limiti dovranno essere diversi a seconda dell’uso specifico a cui il prodotto è destinato prevedendo anche specifici codici doganali per l’esportazione.
A questo proposito vorremmo ribadire anche noi come la Legge non preveda l’istituzione del tavolo di filiera
che, come avviene per altre colture, avrebbe il compito di definire le
attività da intraprendere per il sostegno del settore a partire da
un’analisi del comparto: ciò consentirebbe di mettere in luce le
potenzialità e le criticità individuando le linee di ricerca che
risultano più urgenti da perseguire.
A titolo di esempio, risulta fondamentale la redazione di un disciplinare condiviso da tutti gli operatori e in concerto con il ministero delle Politiche agricole: favorirebbe lo scambio di informazioni indirizzando, al contempo, l’utilizzo delle risorse a disposizione.
Diventa importantissimo disciplinare la destinazione a uso alimentare di tutte le parti della pianta, ivi comprese foglie e fiori,
impegnando il ministero della Salute a individuare la soglia drogante
tenendo però in considerazione gli esiti della votazione dell’Onu
prevista a primavera 2020.
È importante ricordare che le
indicazioni in percentuali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
sono infatti molto meno restrittive e arrivano fino alla soglia dell’uno
per cento, percentuali che saranno oggetto di valutazione
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Riteniamo fondamentale per salvaguardare
la vita di piccoli e medi produttori, che attualmente rappresentano la
più grande percentuale degli operatori del settore, non assoggettare all’amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato il mercato di infiorescenze di Canapa Industriale.
Condividiamo l’importanza di incentivare
la sperimentazione di nuove varietà di Canapa per la costituzione di
poli sementieri a garanzia della qualità e della tipicità italiana
liberandoci dal giogo della leadership francese sulle varietà
selezionate.
Aggiungiamo inoltre, che è necessario impegnarsi per adottare iniziative volte a ottemperare quanto riportato nel decreto del 5 aprile del 2011, quindi si parla di produzione agamica già da quel decreto, per quanto concerne registrazione e commercializzazione di varietà, appunto, a propagazione agamica.(talea, margotta, innesto,...)
Questo è un aspetto cruciale da chiarire
in quanto permetterebbe di avere maggiore stabilità e certezza di
rispetto dei limiti, facilitando soprattutto i lavori di controllo delle
Forze dell’Ordine e aumenterebbe la competitività mondiale del prodotto
Made in Italy. In Italia abbiamo tra i maggiori esperti al mondo di
questa pianta e lo sviluppo scientifico genetico è fondamentale se
vogliamo diventare un vero traino per il mondo.
Quindi, questo è un aspetto fondamentale.
Non può essere sottovalutato.
Quindi, questo è un aspetto fondamentale.
Non può essere sottovalutato.
La corretta impostazione di una filiera
della Canapa per l’Italia può costituire un modello virtuoso di economia
circolare.
Grazie alla varietà dei metodi di produzione e alla poliedricità propria del prodotto Canapa, dando seguito alle sperimentazioni in corso, sciogliendo questi nodi normativi si potrebbe finalmente attuare un processo di sviluppo della green economy.
Grazie alla varietà dei metodi di produzione e alla poliedricità propria del prodotto Canapa, dando seguito alle sperimentazioni in corso, sciogliendo questi nodi normativi si potrebbe finalmente attuare un processo di sviluppo della green economy.
Dobbiamo dare le possibilità a migliaia
di lavoratori del settore con un’età compresa tra i 35 e i 40 anni, la
più vessata dalle recenti crisi, di esprimere appieno le proprie
potenzialità attraverso un processo che porterebbe benefici per tutte le
tipologie di capitale di cui un sistema economico necessita per
funzionare.
Ci teniamo infine a
evidenziare come sia urgente e fondamentale smarcare la coltivazione
della Canapa da numerosi e infondati pregiudizi, luoghi comuni ed
etichette sociali e partitiche.
La Canapa non ha nessun colore politico.
Quella di oggi è l’occasione per
ribadire quanto sia necessario il vostro sostegno affinché questo
settore possa finalmente decollare contribuendo sensibilmente allo
sviluppo del Made in Italy e del possibile ruolo di leadership in Europa
e nel Mondo.
Avvocato Giacomo Bulleri, per l’occasione in rappresentanza di Federcanapa
La Canapa industriale proveniente da
varietà certificate è un prodotto agricolo per definizione del trattato
sul funzionamento stilato dall’Unione Europea: è così definito da uno
dei trattati costitutivi della Comunità Europea e come tale inderogabile
dalle norme dei singoli stati membri.
Sul punto mi pregherei segnalare una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2003, la 462-01 del 16 gennaio del 2003, il cosiddetto caso Hammarsten,
in cui l’Unione Europea già ha affrontato la tematica del rapporto tra
normativa comunitaria, nello specifico l’introduzione del regolamento
sul limite di THC allo 0,2 che sta in una norma quasi di tipo fiscale di
incentivi del premio Pac – oggi in discussione al Consiglio Europeo per
l’innalzamento alla soglia dello 0,3 – in cui è stata rilevata la non
modificabilità e la disapplicazione di queste norme da parte delle leggi
degli stati membri: eventuali valutazioni sulla salute pubblica sono in
realtà già state fatte dall’UE nel momento in cui è stata inclusa la
Canapa – oltretutto senza distinzioni tra parti della pianta – tra i
prodotti agricoli.
In caso contrario (ndR: modifiche o non
applicazioni da parte di stati membri) ci sarebbe violazione del mercato
europeo. Il prodotto agricolo è uno dei più rilevanti ai sensi
dell’articolo 32 per determinare quello che è l’ambito del mercato
agricolo stesso.
Quindi, una norma di un
paese membro restrittiva rispetto all’uso della Canapa industriale come
prodotto agricolo (nel 2015 il regolamento lo qualifica oltretutto come
pianta industriale) determinerebbe una violazione delle regole
organizzative comuni del mercato UE rendendo lo stato membro passibile
di infrazione.
Su questa base assolutamente condivisa a Bruxelles, la rotta è chiara: è superato questo concetto di droga.
Questa famosa soglia che tutti cerchiamo, messa adesso in discussione dalla Corte di Cassazione, è una soglia che, in realtà, già c’è, è stata valutata ampiamente. Addirittura si sta parlando in tutte le sedi di innalzare questa soglia, alcuni paesi la vorrebbero addirittura fino all’1 per cento.
Questa famosa soglia che tutti cerchiamo, messa adesso in discussione dalla Corte di Cassazione, è una soglia che, in realtà, già c’è, è stata valutata ampiamente. Addirittura si sta parlando in tutte le sedi di innalzare questa soglia, alcuni paesi la vorrebbero addirittura fino all’1 per cento.
Per riallacciarsi al tutto, la maggior parte dei paesi non ha il limite che ha l’Italia in virtù dell’accordo BelFrIt,
stilato con Francia e Belgio, che per gli integratori alimentari limita
l’uso della Canapa solo a semi e derivati da questi. Gli altri paesi
invece comprendono anche il fiore...
(il resto dell’intervento, iniziato al minuto 32,20 è da continuare ad ascoltare nel video dal minuto 36 in poi)
(il resto dell’intervento, iniziato al minuto 32,20 è da continuare ad ascoltare nel video dal minuto 36 in poi)
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