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Alto tradimento, da parte di Giuseppe Conte, se ha firmato un accordo
segreto sul Mes che espone gli italiani al rischio di dover sostenere
di tasca propria l’eventuale “ristrutturazione” del debito pubblico? «Se
Conte avesse stipulato un patto segreto contro il suo paese, il reato
di alto tradimento dovrebbe essere accertato dai magistrati competenti».
Lo afferma l’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento
Roosevelt, richiamando l’allarme lanciato da Paolo Becchi. Per Galloni,
«Becchi ha sollevato una questione reale, ma il problema – sottolinea – è
dimostrare che questi accordi ci siano stati». In ogni caso, aggiunge,
«le grandi decisioni di politica
economica, come il divorzio del 1981 tra Tesoro e Bankitalia, non sono
mai passate per il Parlamento». Galloni sgombra il campo da un equivoco:
non è stata “l’Europa”
a mettere nei guai l’Italia. E’ stata la classe dirigente italiana a
smontare l’industria pubblica e svendere quella privata. «A quel punto, Francia e Germania
hanno fatto dell’Italia una colonia a vantaggio dei loro interessi», ma
solo dopo la decisione dell’Italia di rinunciare a valorizzare il
proprio grande potenziale economico.
A Galloni, il Mes sembra «una follia», letteralmente: «Dato che il
credito privato è più elevato del debito pubblico, allora i privati
pagheranno la differenza?». Assurdo, visto che «chi compra i titoli di
debito sta dando risorse allo Stato». Quanto all’ex Fondo
salva-Stati, ora Meccanismo Europeo di Stabilità (creato per assicurare
fondi ai governi, senza più moneta sovrana, nel caso il mercato non
comprasse i loro bond), Galloni è netto: «Non si può decretare la
depenalizzazione per un istituto come il Mes», i cui funzionari non
rispondono alle leggi dei paesi membri. «Casomai, gli Stati avrebbero
dovuto accordarsi sull’istituzione di un tribunale penale europeo per le
questioni monetarie, finanziarie e tributarie», sostiene l’economista.
«Sarebbe stato coerente con la Costituzione italiana, laddove parla di
limitazioni della sovranità (ma certo non contro la logica del diritto,
depenalizzando reati commessi da qualcuno che è al di sopra della
legge)». Aggiunge Galloni: «Se tutta questa manfrina sul Mes serve a
introdurre nel sistema la categoria del “legibus solutus”, cioè del
sovra-sovrano, è chiaro che siamo tornati indietro dal punto di vista
della civiltà».
Il problema però non è di oggi, ricorda Galloni: innanzitutto, «i partner Ue hanno sottoscritto accordi basati su parametri che non tenevano conto del fatto che l’economia potesse andare male: si riteneva che l’Ue
e l’euro, di per sé, avrebbero garantito una crescita costante, attorno
al 2% annuo». Poi c’è stata la doccia fredda del 2009, eppure le
premesse allarmanti non mancavano: i tassi di sviluppo negli anni ‘70
erano altissimi, ma sono calati già negli anni ‘80. Negli anni ‘90 sono
ulteriormente scesi, e così negli anni duemila, fino a crollare negli
ultimi anni. L’economia è in crisi, ma i parametri Ue
sono ancora quelli della crescita presunta. «In base al principio “ad
impossibilia nemo tenetur”, questi parametri sono annullabili». In
una situazione recessiva, che senso ha limitare ancora il deficit al 3%
del Pil, e il debito pubblico al 60% del prodotto interno lordo? «Non
si era prevista una situazione di crisi e recessione? Male: allora l’accordo era mal fatto, quindi bisogna modificarlo».
Comunque, ragiona Galloni, «riguardo al parametro debito-Pil, quelli
che firmarono per l’Italia ai tempi di Maastricht non lo sapevano, che
il debito italiano aveva superato il Pil già da anni? Perché sono andati
a firmare che il debito pubblico doveva scendere sotto il 60%, quando
già era al 115%?». Secondo l’economista, «sarebbe stato meglio dire:
debito pubblico e debito privato non possono superare il 400%». In quel
caso, oltretutto, noi italiani «saremmo “virtuosi” insieme alla Germania,
mentre oggi tutti gli altri paesi sono oltre il 400%, se si somma il
debito dello Stato a quello delle famiglie e delle imprese». In altre
parole, «noi siamo le pecore nere solo per il debito dello Stato, ma si
sa che grossomodo il debito pubblico corrisponde alla ricchezza
privata». Vie d’uscita, a parte le polemiche sul Mes? Per Galloni, «qui
bisogna mettersi intorno a un tavolo seriamente – Italia, Francia e Germania
in primis – e dire: rispettiamo solo i parametri che abbiano un senso
(e questi non ne hanno: lo sanno pure i sassi). E che siano parametri
espressi da organi che sanno di cosa stanno parlando, e non da politici
che vanno a svendere i loro paesi».
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giovedì 21 novembre 2019
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