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Nota introduttiva per il lettore italiano a cura di Plateforme d’Enquêtes Militantes.
Di
seguito la traduzione dell’editoriale della Plateforme d’Enquêtes
Militantes che fa il punto sull’anniversario dei Gilets Jaunes,
celebratosi a Parigi come nel resto della Francia, nel weekend scorso.
Il testo restituisce la proliferazione e la disseminazione di iniziative
che hanno caratterizzato queste due giornate straordinarie.
Dispiegatesi sull’intero territorio francese, esse confermano non
soltanto la tenuta del movimento, ma il suo rilancio e la sua continua
trasformazione.
Un movimento che non cessa di sorprendere, in primo
luogo per la sua “durata”: la forza manifestata a un anno dall’inizio
del sollevamento ne conferma la solidità, la tenuta e la capacità di
reivenzione. La stessa definizione di “movimento sociale” ne risulta del
tutto trasfigurata, di fronte all’emergere di un contropotere
permanente e sintonico con gli altri sollevamenti in corso nel mondo.
Il
fatto che una data di anniversario sia stata scelta dai Gilets Jaunes
come occasione per rilanciare l’iniziativa di lotta testimonia il
consolidarsi di un calendario pienamente autonomo del movimento, in
grado di reinventare la temporalità, la forma e la spazialità del
contropotere. In maniera processuale, ma senza rinunciare a veri e
propri momenti di concentrazione della forza.
Questa
temporalità autonoma è doppia. Intensiva: perché i Gilets Jaunes hanno
dovuto far fronte a un dispotivo repressivo sempre più feroce,
dislocando continuamente le proprie pratiche di lotta su nuovi terreni,
piuttosto che facendosi incasellare là dove il nemico li attendeva.
Estensiva: perché al di là degli Atti del sabato, una tendenza Gilets
Jaunes sta affettando, nelle pratiche e nelle rivendicazioni, un insieme
più ampio di processi di lotta e di sciopero sociale: dai pompieri,
scesi in piazza a Parigi e duramente repressi (non è dunque un caso che i
media, anche italiani, abbiano fatto circolare la fake news di un
presunto attacco ai pompieri da parte dei manifestanti), ai lavoratori
degli ospedali in sciopero da più di 6 mesi e scesi in piazza con
un’imponente manifestazione il 14 novembre a Parigi.
Proprio
in risposta a queste lotte il governo di Philippe ha annunciato nella
giornata di oggi, mercoledì 20 novembre, un piano straordinario di 1,4
miliardi per gli ospedali pubblici nei prossimi tre anni. Un segno della
forza di queste lotte, e anche un indicatore della paura del governo, a
fronte del previsto sciopero “riconducibile” del 5 dicembre sulla
riforma delle pensioni. Proprio in quella occasione ci troveremo di
fronte a una nuova tappa delle lotte di classe in Francia.
Questo
annuncio ovviamente non farà venire meno il piano di riconfigurazione
degli istituti welfaristici in chiave neoliberale promosso dal governo
Macron (si veda, a rigurado, la riforma del regime di disoccupazione,
quella delle pensioni e del “reddito universale di attività”), né
tantomeno le sue imperdonabili responsabilità in termini di gestione
autoritaria dei conflitti e della società francese: ancora sabato scorso
alcuni manifestanti sono stati mutilati dalle armi poliziesche, mentre
un giornalista indipendente è stato gravemente ferito al volto.
Non
bisogna dunque mai dimenticare che le rivendicazioni in termini di
giustizia sociale e fiscale dei Gilets Jaunes, sono inseparabili dalla
premessa comune del “Macron démission” come dalle rivendicazioni
politiche in tema di democrazia diretta.
Traduciamo
questo récit delle giornate parigine dello scorso week-end anche per
restituire un racconto della giornata “in medias res”, e che smentisca
quello che i media italiani continuano a fornire, non solo sui giornali
mainstream, come nel caso del Corriere della Sera, ma fatto ancora più
grave, anche su quelli di sinistra, come nelle pagine del Manifesto,
nella “penna” di Anna Maria Merlo. L’inviata a Parigi si è distinta per
fornire delle cifre (28mila manifestanti!) annunciate dal ministero
degli interni e contestate anche da molti media francesi, nonché per la
sua critica ai “violenti” che avrebbero persino distrutto la targa del
Maréchal Juin, un simbolo della République (!). L'autrice probabilmente
non sa che il Maréchal Juin, come dimostrano i manuali di storia
contemporanea o anche soltanto Wikipedia, si è distinto nel corso della
sua carriera, prima per la sua collaborazione al regime di Pétain e con
la Wehrmacht, poi, un volta cambiato fronte e inviato a Cassino, per gli
stupri di massa commessi dalla sue truppe nei confronti della
popolazione locale, per chiudere infine il suo cursus militare nella
guerra d'Algeria.
Parigi, 20 novembre 2019
Plateforme d’Enquêtes Militantes - Un anno dopo
Un anno dopo l’inizio del sollevamento, i Gilets Jaunes hanno
festeggiato per l’intero week-end, mostrando le molte facce che
compongono il movimento. L’attenzione pubblica si è soffermata sui
momenti di sommossa. Negli ultimi giorni, d’altronde, il potere
costituito non fa che ridicolizzarsi: da un lato, si leggono le
dichiarazioni pompose del ministro dell’interno Castaner, che vende
l’illusione di una situazione sotto controllo; dall’altro, non possono
essere nascoste le centinaia di immagini che attestano il completo débordement
del dispositivo poliziesco predisposto dal governo. Ma il 16 e 17
novembre è stato anche caratterizzato da momenti di festa, intorno alle
torte di compleanno, con i barbecues sui ronds-points occupati o
all’interno di cortei animati e conviviali. I blocchi strategici della
logistica sono stati inoltre numerosi, e i pallet in fiamme hanno
riscaldato i cuori. Svariate Maisons du Peuple sono state
aperte o riconquistate, elemento che indica lo slancio in avanti del
movimento, senza nessun ripiegamento nostalgico sull’anno passato. Il
tanto atteso anniversario ha infine permesso di cristallizzare una volta
di più quanto si è costruito in un anno e quanto si continua a fare
quotidianamente. Eccovi, allora, una restituzione a caldo di alcuni
degli aspetti più marcanti tra i tanti che hanno segnato un week-end
ricco di emozioni di ogni tipo.
Parigi è un rond-point
Per
tutta una parte del movimento, l’anniversario non poteva che aver luogo
a Parigi. A ogni passaggio importante nello scontro con Macron,
infatti, dei Gilets Jaunes da ogni dove giungono nella capitale
per massificare la mobilitazione. Fanno centinaia di chilometri per
arrivare e producono dei picchi di intensità nel conflitto che
rilanciano la visibilità del sollevamento in corso, alzando la pressione
sul potere politico, economico e logistico. Sono peraltro occasioni
utili per stringere contatti, rinforzare la solidarietà sotto i
lacrimogeni, cantare durante i cortei o a casa di chi ospita, rivedere
chi si è incontrato durante gli atti precedenti o attraverso le reti
sociali. Sabato mattina l’anniversario comincia come si deve: dei
blocchi del boulevard périphérique parigino [tangenziale e
raccordo interno] sono previsti fin dalle prime ore della mattinata
intorno alle porte della zona ovest della città, quelle dei beaux quartiers. A Porte de Champerret, svariate centinaia di Gilets Jaunes riescono ad invadere l’autostrada verso le 10h, prima di essere attaccati dalle unità antisommossa mobili, i famigerati voltigeurs [celerini
in motocicletta]. Altri tentativi di blocco si hanno a Porte d’Asnière e
Porte de Clichy, e la risposta poliziesca dà luogo a una miriade di
cortei selvaggi nelle vie adiacenti. Per diverse ore, la zona borghese
del 17° arrondissement, nel nord-ovest della città, è
trasformata in campo di battaglia, a pochi passi dall’Arco di Trionfo.
La manifestazione autorizzata a Porte de Champerret – dispersa dalla
polizia dopo il tentativo di blocco – riesce infine a ricompattarsi e a
partire grazie alla determinazione dei partecipanti, poco dopo le 11H.
Il percorso di 12 chilometri fino alla Gare d’Austerlitz viene seguito
con gioia e energia, al ritmo degli slogan «on est là, on est là» e
«joyeux anniversaire». Molti striscioni richiamano l’attenzione e la
solidarietà alle rivolte in corso nel mondo, riprendendo e rilanciando
l’appello internazionale ai sollevamenti globali dell’Assemblea delle
Assemblee tenutasi a Montpellier. Non ci si è fatti mancare una tappa
movimentata davanti al Palazzo di Giustizia di Parigi, dove tantissimi Gilets Jaunes
sono stati imprigionati e processati. Le forze dell’ordine hanno dovuto
accendere i loro candelotti lacrimogeni di compleanno in più momenti
durante lo svolgimento del corteo. Sul Boulevard Beaumarchais, due
agenti della BAC [Brigata Anti Criminalità] che passeggiavano spavaldi,
ma senza invito alla festa, hanno dovuto scappare a gambe levate e
rifugiarsi in una lavanderia assediata dalla folla. Non sarà certo
sufficiente a ripulirli dei loro crimini…
Festeggiamenti ovunque, fuori controllo!
Intanto,
dal lato opposto di Parigi, a Place d’Italie, un’altra manifestazione
autorizzata di svariate migliaia di persone si prepara a partire. Ma la
gran strategia del prefetto Lallement non perde un colpo. Il corteo
viene improvvisamente vietato e le forze dell’ordine tentano una grande nasse
[accerchiamento] dei manifestanti su tutta la piazza. Ne seguono degli
scontri particolarmente duri: scene impressionanti di macchine della
polizia rovesciate, barricate imponenti, roghi e banche distrutte.
Nonostante le cariche della polizia e gli elicotteri, il combattimento
dura per ore. Dura fino al punto di esaurire le munizioni offerte dal
cantiere di ristrutturazione presente sulla piazza, obbligando i
manifestanti a rifornirsi di pavés e materiale urbano. Per
tutta la giornata, fumo bianco e nero si alternano sopra la Place
d’Italie, segnalando simbolicamente un momento di riappropriazione dello
spazio metropolitano. Nekfeu – uno degli artisti più in voga del rap game – si lascia prendere dalla gioia di quest’ebollizione collettiva, regalando alla rete un selfie
mascherato nel pieno della sommossa. Le informazioni circolano in
fretta: le manifestazioni del nord-ovest e del sud-est tentano più volte
di ricongiungersi. Il corteo in arrivo da Porte de Champerret viene
bloccato dalla polizia in Place de Bastille e deve far fronte ai
lacrimogeni e a un’imponente operazione di nasse. Ma poco a
poco, sempre più Gilets riescono a sottrarsi agli accerchiamenti di
Bastille e Place d’Italie, trovandosi infine in zone intermedie della
città, come boulevard de l’hôpital. Proprio di fronte alla Pitié
Salpetrière, sotto lo striscione “hôpitaux en grève”,[1] una manif sauvage si forma, guadagnandosi la possibilità di circolare liberamente per tutto il 13e arrondissement,
attraversando poi la Senna per bloccare il Quais de Bercy al grido di
“siamo tutti antifascisti”, ed infine invadere la Gare de Lyon. Passano
pochi minuti e un’enorme barricata viene costruita nuovamente a
Bastille, attirando passanti e habitués del quartiere, nonché
numerosi Gilets. In effetti, basta lasciare per un attimo i quartieri
borghesi della città per accorgersi della simpatia che i Gilets
suscitano nella popolazione. Dalle finestre e dai balconi sono tanti gli
incoraggiamenti e gli applausi che si ricevono, dando ulteriore energie
ai manifestanti. Molti di essi non portano il gilet per evitare gli
arresti. I ragazzini del quartiere, sporgendosi dalle scuole e dai
campetti sportivi, chiedono curiosi: “siete Gilets Jaunes?”. E alla
risposta “ouiiiiii!” reagiscono entusiasti. I conducenti dei bus
salutano i cortei improvvisati, mentre gli spazzini rispondono con il
clacson al tradizionale grido “Gilets Jaune, qual è il vostro
mestiere?!”. Nei vicoli intorno a Bastille, quando l’aria si fa
irrespirabile, i vigilanti dei supermercati accolgono i manifestanti e
danno consigli su come resistere nelle ore successive: “vedrete, le
guardie finiranno per essere stanche, domani bisogna colpire duro!”. A
Chatelet un venditore di caramelle si spinge sino a commentare con i
suoi clienti: “in ogni caso, quelli che manifestano tranquillamente non
hanno capito proprio nulla della situazione”.
Una lunga giornata di lotta
Dopo
chilometri di marcia tra i sorrisi, la giornata avrebbe anche potuto
finire qui. Ma gli anniversari sono fatti per trascinarsi fino a tardi.
Al calare della notte, il festeggiamento si sposta intorno alla
centralissima zona di Les Halles. In modo gioioso e caotico, svariati
gruppi penetrano nel futuristico centro commerciale per far risuonare i
loro slogan, facendo poi sfiancare i CRS [reparti antisommossa] per
tutto il quartiere. È il primo sabato di spese natalizie: risultato
garantito! E sono tanti i curiosi che si divertono, e rilanciano gli
slogan “Macron démission!” con un sacchetto di Zara o del Monoprix in
mano. Senza i gilets la confusione regna e ognuno è ormai
libero di identificarsi al movimento, anche solo per qualche istante.
Gli unici identificabili sono gli (inefficaci) garanti dell’ordine
pubblico, che con le loro divise ricordano, con evidente semplicità, le
linee di demarcazione essenziali. Mentre nuove barricate vengono
incendiate su Boulevard Sébastopol, perturbando definitivamente
la giornata di shopping, i Gilets Jaunes sono già impegnati nella
prossima tappa di una giornata interminabile. Dal pomeriggio circolano
una bella notizia: una Maison des Peuples è stata aperta anche a
Parigi! Da giorni alcuni militanti occupano infatti, con discrezione,
la Flèche d’Or, una vecchia sala concerti abbandonata alla speculazione
immobiliare del 20e arrondissement. Il momento dell’apertura è giunto! Perfetto per un dancefloor di compleanno, al suono di fanfare e dei remix di Fez, l’animatore sonoro degli “Atti” parigini appena uscita dalla garde-à-vue
poliziesca. Sulla pista si mescolano Gilets Jaunes e attivisti
ecologisti, militanti autonomi e lavoratori delle basi sindacali. Questo
spazio avrebbe potuto fornire un luogo di ritrovo, uno luogo in cui
tenere assemblee trasversali. Ma la prefettura e la sua milizia sono
state pronte: la Maison viene sgomberata domenica mattina, a colpi di ariete, flashball,
lacrimogeni e granate assordenti. Il confronto con occupanti e dei
numerosi solidali dura alcune ore. In ogni caso, un solo giorno è troppo
corto per contenere tutta la potenza politica del movimento:
l’anniversario continua per l’intera domenica. A Chatelet, in centinaia e
centinaia si ritrovano per soffiare le candeline insieme. Nel
pomeriggio, presidi e cortei hanno luogo a Place de la République, dove centinaia di CRS, gendarmi e unità mobili sono costretti a intervenire manu militari, per poi sfogarsi con i giornalisti e gli algerini accorsi per sostenere la rivoluzione nel loro paese. Nella zona dei Grands Boulevards, la febbre gialla esplode ancora con un’invasione del “tempio del consumo” per eccellenza: le Galeries Lafayette.
Dopo essersi introdotti con discrezione nel centro commerciale, i
Gilets Jaunes hanno fatto risuonare il celebre slogan “a – anti –
anticapitalista!” e denunciato una “Francia a due velocità: quella del
consumo di lusso e quella di chi non arriva alla fine del mese”. I
manifestanti sono stati sgomberati da vigilanti e polizia nel giro di
un’ora, ma l’intero centro commerciale ha dovuto chiudere per tutto il
giorno. Contemporaneamente, a Montreuil, i Gilets Jaunes locali lanciano un’operazione “metro gratis”, direttamente ispirata alla rivoluzione cilena!
Mille giorni in due giorni
È
impossibile elencare nei dettagli ciò che è accaduto altrove, data la
ricchezza e la diversità delle iniziative. Grandi manifestazioni si sono
svolte a Nantes, Lione, Tolosa, Montpellier, Marsiglia, Bordeaux,
Lille, Tarbes, Digione, Rouen... Una moltitudine di cortei che
ridicolizza la cifra di 28.000 “manifestanti” annunciata dal governo (e
ripresa dai giornali italiani). Data la diversità delle forme assunte da
questo anniversario, ogni tipo di conteggio appare definitivamente
inappropriato. A Saint-Nazaire, pochi giorni dopo l'apertura di una
nuova Maison du Peuple, i Gilets Jaunes hanno
ritrovato le tradizioni locali bloccando l'accesso al porto commerciale
fin da venerdì 15. Nel bacino di Rennes, il centro di approvvigionamento
McDonalds della Francia Nord-occidentale è stato bloccato, privando le
succursali di hamburger e di panini industriali. A Nizza e a
Montpellier, gli uffici dei deputati Les Républicains e La République en Marche
sono stati coperti da scritte. A Ussel in Corrèze: occupazione del
tribunale di giustizia. Operazioni “pedaggio gratuito” sulle autostrade
A7, A46 e A62. Alla periferia di Lorient, un'operazione-lumaca ha
riunito Gilets Jaunes locali e autisti dei lavori pubblici
sulla RN 165. E molto altro ancora... Gli stessi sondaggi non riescono a
nascondere l'immenso sostegno che persiste tra la popolazione francese
(quasi il 70%). E coloro che si battono nelle strade lo dicono
chiaramente: la loro presenza è anche un modo per rappresentare chi
porta “il gilet nel cuore” ma che non può scendere in piazza, a causa di
costrizioni materiali, fisiche o per paura delle violenze poliziesche.
Violenze poliziesche che, anche questo fine settimana, non sono mancate:
a Parigi, un manifestante è stato mutilato al volto da un colpo di flashball,
mentre una granata è esplosa in faccia a un giornalista indipendente;
un ferito evacuato dai vigili del fuoco a Digione; pestaggi in piena
regola a Marsiglia; 254 arresti e 169 detenzioni provvisorie nella sola
giornata di sabato, 18.000 controlli “preventivi”, metà dei quali a
Parigi, e decine e decine di multe salatissime sugli Champs Élysée per
chi provava anche solo a passeggiare sull’avenue con un gilet addosso…
E poi soprattutto, anche se meno visibili, le migliaia di Gilets Jaunes che si sono ritrovati tra compagni di lotta per celebrare l'avventura collettiva. Sui rond-points,
sotto ai tendoni o nelle capanne, a casa pure, tra la musica e i canti,
nella gioia e nel buon umore che caratterizzano l'epopea del movimento
fin dal suo inizio. Momenti commoventi, come al Pont-de-Beauvoisin in
Savoia, dove un centinaio di Gilets Jaunes ha reso omaggio a
una di loro, Chantal, investita mortalmente da un 4x4 il primo giorno
delle mobilitazioni. Condividere ricordi e progetti per il futuro, con
la ferma convinzione che uno sconvolgimento è in atto. È tutto questo
fervore intatto che ancora oggi guida il movimento e gli infonde la
forza di durare nel tempo, di reinventarsi incessantemente e di
sorprendere sempre e ancora.
È incredibile come cresce in fretta...
È presto per trarre tutte le conclusioni da una fase ricca come quella degli ultimi giorni. Ciò che è certo è che i Gilets Jaunes
hanno ancora una volta segnato dei punti centrali a diversi livelli. In
primo luogo, mantenendo alto il livello di perturbazione del potere
politico, economico e logistico. Dimostrando che un dispositivo
poliziesco, per quanto grande esso sia, è sempre e comunque
rovesciabile, a patto che si rinnovino costantemente le pratiche, dando
spazio a tutte le iniziative che l'intelligenza collettiva produce senza
mai fossilizzarsi su un’abitudine in particolare. L'abbandono
provvisorio degli Champs Elysées ha per esempio avuto il merito di
concentrare le forze di polizia sui luoghi annessi, offrendo più margini
di libertà altrove. Il punto più significativo di questo fine
settimana, tuttavia, è sicuramente la capacità del movimento di
diffondersi in tutti gli strati della società, di infiltrarsi in tutti
gli anfratti dello spazio pubblico e di occupare ogni dibattito. Grazie
al colore fluorescente sulla schiena, i Gilets Jaunes irradiano le lotte che attraversano; quando per scelta tattica l'emblema è rimosso, sono presenti ovunque.
Tale
semplice passaggio permette di scorgere nell'anniversario un potenziale
politico che va ben al di là della ripetizione ritualizzata della
sommossa. Ci permette piuttosto di considerare la possibilità di “andare
a prendere a casa Macron” con pratiche eterogenee ma interconnesse, e
sempre finalizzate a costruire in un modo o nell'altro “un mondo
migliore”. Per molti Gilets Jaunes, tali formule sono ben lungi
dall'essere dei meri slogan ed è appunto in vista della loro
realizzazione concreta che tale mobilitazione persiste cosi a lungo nel
tempo. Le prossime teppe dell'agenda politica francese cominciano a
delinearsi e lo sguardo è ora rivolto allo sciopero del 5 dicembre, che
si annuncia estremamente partecipato. Possiamo sperare che venga
sospinto dal soffio giallo, il quale, a suo modo, rinnova, generalizza e
socializza le forme dello sciopero. Con azioni sparse, blocchi
metropolitani e momenti di festa, ma pure con l’apertura delle
rivendicazioni sociali ai temi democratici e ambientali, i Gilets Jaunes propongono un superamento tattico e strategico più che gioioso delle forme canoniche dei movimenti sociali…
[1]
Da più di 6 mesi il personale dei pronto-soccorso si è mobilitato, con
forme innovative di sciopero autonomo, denunciando la degradazione delle
loro condizioni di lavoro e rivendicando più effettivi, un aumento dei
salari e l’apertura di più posti letto per accogliere i pazienti in
sicurezza e con dignità. Queste rivendicazioni si sono estese
all’insieme delle professioni ospedaliere nei differenti settori di
attività. I deputati dell’Assemblea Nazionale francese non ne hanno
tenuto conto, votando in prima lettura un progetto di legge e di
finanziamento della Sécurité Sociale proposto dal governo. Questa
votazione non ha fatto che ampliare la collera e la determinazione del
personale e degli utenti. È però di oggi la notizia di un piano
straordinario del governo, in risposta a queste rivendicazioni, di 1,4
miliardi. Questo piano dovrebbe mirare a migliorare le strutture
pubbliche, ma non risponde alle rivendicazioni di aumento salariale del
personale ospedaliero, prevedendo solo dei “premi di attività” per gli
straordinari massacranti degli infermieri. Anche in questo caso la
strategia del governo si conferma nella sua doppiezza: da un lato il
governo prova a calmare le rivendicazioni annunciando dei piani
economici straordinario, dall’altro aggira il sistema delle
cottizzazioni sociali, in coerenza con il disegno di indebolimento degli
istituti del welfare.
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