E IO PAGO! – I COMMISSARI DISTRIBUISCONO UN MILIONE PER I
“BUONI RISULTATI DI GESTIONE”. E NOMINANO ALTRI 48 NUOVI CAPI (43 DA
FUORI)
infosannio.wordpress.com (di Daniele Martini – Il Fatto Quotidiano)
L’Alitalia con il cappello in mano chiede di essere salvata dagli americani di Delta o dai tedeschi di Lufthansa, perde un milione di euro al giorno, costringe i lavoratori alla cassa integrazione e per non morire succhia a tutto spiano soldi dei contribuenti (900 milioni di euro ottenuti come prestito dallo Stato e quasi tutti bruciati, altri 400 milioni che dovrebbero essere concessi con la legge di Bilancio in discussione).
E che fanno i tre commissari straordinari a cui il 2 maggio 2017 è stata affidata la compagnia dopo il crac dei Capitani coraggiosi di Berlusconi e degli arabi di Etihad? I commissari premiano i dirigenti. Un milione di euro gentilmente elargito a fine 2018 per i buoni risultati di gestione. Quali risultati? Con tutta la buona volontà si fa fatica a immaginare che ce ne siano.
Con la stessa prodigalità i commissari Enrico Laghi, Stefano Paleari e Daniele Discepolo (subentrato quest’ultimo a Luigi Gubitosi nel frattempo diventato amministratore di Tim), hanno nominato in questi mesi 48 dirigenti: 43 presi dall’esterno, 5 promossi da quadri a dirigenti.
Ad essi hanno concesso stipendi tarati non sulle miserrime condizioni della compagnia di Fiumicino, ma facendo finta che Alitalia sia un modello di gestione. Ce n’è uno tra questi dirigenti gratificato con 300 mila euro lordi l’anno, a un altro gli hanno dato 270 mila euro, più l’auto di servizio, più un paracadute di 12 mensilità pagate nel caso in cui le circostanze gli avessero imposto di lasciare il lavoro. Sono livelli spropositati se confrontati con quelli di dirigenti di primo livello di aereolinee che scoppiano di salute; la media mondiale è sui 120 mila euro circa.
Tra gli assunti ce ne sono alcuni a cui Alitalia paga perfino la retta della scuola per i figli e pure l’alloggio, da un minimo di 2 mila euro a un massimo di 2.500 al mese. Un bengodi per tutti, compresi i commissari che hanno già incassato circa 10 milioni di euro tra remunerazioni e percentuale (7 per cento) sulle somme recuperate dal fallimento, nonostante ci sia un limite di legge di 240 mila euro annui valido per “chiunque riceva a carico delle finanze pubbliche emolumenti o retribuzioni”.
Rispetto a quando Alitalia era tutta privata, con i commissari le cose non sono cambiate granché. Il costo del carburante e del leasing (affitto) degli aerei è rimasto fuori mercato. I preziosissimi slot (diritti di decollo e atterraggio) dell’aeroporto di Heathrow a Londra praticamente regalati a Etihad non sono stati ripresi nonostante ci fossero le condizioni per farlo. Il coefficiente di impiego degli aeromobili è rimasto basso mentre Sabre, il nuovo sistema di prenotazione dei voli che i commissari si sono ritrovati come eredità, non ha mai funzionato a dovere. Alcune novità introdotte appaiono strampalate. Come l’inserimento nella flotta di un Boeing 777/300 voluto a tutti i costi dal commissario Gubitosi. Che cosa ha di particolare questo aereo? Secondo gli esperti è un ottimo velivolo, ma è un pezzo unico, nel senso che tra i 113 aerei Alitalia non ce n’è un altro di quel tipo. L’unicità all’interno di una flotta non è sinonimo di preziosa rarità, anzi, è un prodromo di inefficienza perché moltiplica i costi di manutenzione. Oltretutto per quell’aereo fu patteggiato un leasing fuori mercato: 650 mila dollari al mese quando oggi per quello stesso tipo di aeromobili si paga un affitto tra i 320 e i 400 mila dollari.
I leasing sono un punto molto dolente di Alitalia. Nell’estate di un anno fa i commissari pagarono l’Iba (International Bureau of Aviation) per avere il quadro della situazione. In 40 pagine di tabelle Iba specificò quanto Alitalia paga per ogni aereo, quanto è il livello giusto di mercato e di quanto i lessor (le società che affittano gli aerei) erano disposti a diminuire le rate mensili. Ma non risulta che poi i commissari abbiano preso decisioni a riguardo ingenerando il dubbio che la consulenza sia stata inutile. Con i commissari ne frullano moltissime di consulenze. Qualche esempio: Boston Consulting 716 mila euro, Ernst & Young 348 mila, Leonardo 475 mila, Rotschild 20 mila al mese, studio legale Bonelli Erede 8 mila al mese, studio legale Annoni 10 mila al mese, studio legale Gianni Origoni 30 mila al mese, studio legale Zoppini 15 mila al mese, studio legale Lombardi Segni 5 mila a pratica. E infine Sullivan & Cromwell ingaggiato con un anticipo di 1 milione e mezzo di dollari per risolvere il contenzioso collegato al sistema di prenotazione Sabre.
infosannio.wordpress.com (di Daniele Martini – Il Fatto Quotidiano)
L’Alitalia con il cappello in mano chiede di essere salvata dagli americani di Delta o dai tedeschi di Lufthansa, perde un milione di euro al giorno, costringe i lavoratori alla cassa integrazione e per non morire succhia a tutto spiano soldi dei contribuenti (900 milioni di euro ottenuti come prestito dallo Stato e quasi tutti bruciati, altri 400 milioni che dovrebbero essere concessi con la legge di Bilancio in discussione).
E che fanno i tre commissari straordinari a cui il 2 maggio 2017 è stata affidata la compagnia dopo il crac dei Capitani coraggiosi di Berlusconi e degli arabi di Etihad? I commissari premiano i dirigenti. Un milione di euro gentilmente elargito a fine 2018 per i buoni risultati di gestione. Quali risultati? Con tutta la buona volontà si fa fatica a immaginare che ce ne siano.
Con la stessa prodigalità i commissari Enrico Laghi, Stefano Paleari e Daniele Discepolo (subentrato quest’ultimo a Luigi Gubitosi nel frattempo diventato amministratore di Tim), hanno nominato in questi mesi 48 dirigenti: 43 presi dall’esterno, 5 promossi da quadri a dirigenti.
Ad essi hanno concesso stipendi tarati non sulle miserrime condizioni della compagnia di Fiumicino, ma facendo finta che Alitalia sia un modello di gestione. Ce n’è uno tra questi dirigenti gratificato con 300 mila euro lordi l’anno, a un altro gli hanno dato 270 mila euro, più l’auto di servizio, più un paracadute di 12 mensilità pagate nel caso in cui le circostanze gli avessero imposto di lasciare il lavoro. Sono livelli spropositati se confrontati con quelli di dirigenti di primo livello di aereolinee che scoppiano di salute; la media mondiale è sui 120 mila euro circa.
Tra gli assunti ce ne sono alcuni a cui Alitalia paga perfino la retta della scuola per i figli e pure l’alloggio, da un minimo di 2 mila euro a un massimo di 2.500 al mese. Un bengodi per tutti, compresi i commissari che hanno già incassato circa 10 milioni di euro tra remunerazioni e percentuale (7 per cento) sulle somme recuperate dal fallimento, nonostante ci sia un limite di legge di 240 mila euro annui valido per “chiunque riceva a carico delle finanze pubbliche emolumenti o retribuzioni”.
Rispetto a quando Alitalia era tutta privata, con i commissari le cose non sono cambiate granché. Il costo del carburante e del leasing (affitto) degli aerei è rimasto fuori mercato. I preziosissimi slot (diritti di decollo e atterraggio) dell’aeroporto di Heathrow a Londra praticamente regalati a Etihad non sono stati ripresi nonostante ci fossero le condizioni per farlo. Il coefficiente di impiego degli aeromobili è rimasto basso mentre Sabre, il nuovo sistema di prenotazione dei voli che i commissari si sono ritrovati come eredità, non ha mai funzionato a dovere. Alcune novità introdotte appaiono strampalate. Come l’inserimento nella flotta di un Boeing 777/300 voluto a tutti i costi dal commissario Gubitosi. Che cosa ha di particolare questo aereo? Secondo gli esperti è un ottimo velivolo, ma è un pezzo unico, nel senso che tra i 113 aerei Alitalia non ce n’è un altro di quel tipo. L’unicità all’interno di una flotta non è sinonimo di preziosa rarità, anzi, è un prodromo di inefficienza perché moltiplica i costi di manutenzione. Oltretutto per quell’aereo fu patteggiato un leasing fuori mercato: 650 mila dollari al mese quando oggi per quello stesso tipo di aeromobili si paga un affitto tra i 320 e i 400 mila dollari.
I leasing sono un punto molto dolente di Alitalia. Nell’estate di un anno fa i commissari pagarono l’Iba (International Bureau of Aviation) per avere il quadro della situazione. In 40 pagine di tabelle Iba specificò quanto Alitalia paga per ogni aereo, quanto è il livello giusto di mercato e di quanto i lessor (le società che affittano gli aerei) erano disposti a diminuire le rate mensili. Ma non risulta che poi i commissari abbiano preso decisioni a riguardo ingenerando il dubbio che la consulenza sia stata inutile. Con i commissari ne frullano moltissime di consulenze. Qualche esempio: Boston Consulting 716 mila euro, Ernst & Young 348 mila, Leonardo 475 mila, Rotschild 20 mila al mese, studio legale Bonelli Erede 8 mila al mese, studio legale Annoni 10 mila al mese, studio legale Gianni Origoni 30 mila al mese, studio legale Zoppini 15 mila al mese, studio legale Lombardi Segni 5 mila a pratica. E infine Sullivan & Cromwell ingaggiato con un anticipo di 1 milione e mezzo di dollari per risolvere il contenzioso collegato al sistema di prenotazione Sabre.
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