Per molti l'acconto di 72 centesimi a litro è una presa in giro. Nella zona di Oristano preso d'assalto un camion. Continua la protesta in ordine sparso.
Non
c'è tregua in Sardegna. I blitz sulle strade non sono finiti. La lotta
continua proprio mentre Matteo Salvini sbarca sull'isola de La Maddalena
per iniziare un tour elettorale di tre giorni convinto che "le
posizioni tra pastori e industriali ora siano più vicine", come dice al
suo arrivo.
E invece negli stessi minuti una cisterna che trasporta latte viene bloccata nella zona di Oristano. I pastori aprono il rubinetto e la strada si imbianca di rabbia ancora una volta.
Le rassicurazioni del ministro dell'Agricoltura Gianmarco Centinaio sono servite a poco.
I 72 centesimi a litro come acconto non convincono il variegato mondo dei pastori, forse solo una parte ma non è sufficiente per bloccare le proteste.
La bozza di intesa, con la quale è stato chiuso il vertice di ieri sera in Prefettura tra pastori, industriali, cooperative e presidente della Sardegna Francesco Pigliaru, vacilla già quando manca appena una settimana al voto regionale del 24 febbraio.
Il vicepremier viene accolto tra gli applausi. Alle 11 beve una birra sarda per empatizzare con i suoi tifosi tra un selfie e l'altro: "Mi fate vedere un secondo il mare? A La Maddalena non sono mai stato, da milanese medio andavo a San Teodoro". Ma qui si è lontani dalle montagne dell'entroterra dove i pastori non hanno lasciato i loro presidi davanti ai caseifici per non fare entrare e uscire il latte, così da bloccare l'intera filiera.
Al telefono risponde Felice Floris, portavoce del movimento storico dei pastori sardi: "Sto preparando il formaggio per me. Certo che le proteste continuano. Non ci possono prendere in giro, quell'accordo se lo sono scritto da soli". Nel presidio permanente di Thiesi, quello di fronte al caseificio Pinna, bloccato ormai da una settimana i pastori stanno per riunirsi. Qui Gianuario Falchi, che ha partecipato sia all'incontro al Viminale sia sabato a quello in Prefettura, racconterà le novità, ma l'aria è quella di rivolta. Novità che per Coldiretti non sono tali. "Siamo tornati indietro di diversi mesi. Adesso chiediamo almeno clausola di garanzia. Devono garantirci che il latte sarà pagato a un prezzo più alto, che comunque non può essere di 72 centesimi. Non c'è nessun accordo, ancora bisogna discutere".
Il tempo è poco e scorre veloce. Il tour elettorale di Salvini è appena iniziato. Se troverà una strada bloccata lungo il suo percorso a causa dello sversamento di latte non è dato saperlo. Ma la tensione sale. Ieri è stato comunicato ai pastori che le proteste non saranno più tollerate, essendoci anche il ministro dell'Interno sull'isola. Luigi Di Maio per adesso sta alla larga consapevole che il clima è rovente ed è meglio non correre il rischio di incassare proteste. Proteste che, seppur in ordine sparso, non sono finite.
E invece negli stessi minuti una cisterna che trasporta latte viene bloccata nella zona di Oristano. I pastori aprono il rubinetto e la strada si imbianca di rabbia ancora una volta.
Le rassicurazioni del ministro dell'Agricoltura Gianmarco Centinaio sono servite a poco.
I 72 centesimi a litro come acconto non convincono il variegato mondo dei pastori, forse solo una parte ma non è sufficiente per bloccare le proteste.
La bozza di intesa, con la quale è stato chiuso il vertice di ieri sera in Prefettura tra pastori, industriali, cooperative e presidente della Sardegna Francesco Pigliaru, vacilla già quando manca appena una settimana al voto regionale del 24 febbraio.
Il vicepremier viene accolto tra gli applausi. Alle 11 beve una birra sarda per empatizzare con i suoi tifosi tra un selfie e l'altro: "Mi fate vedere un secondo il mare? A La Maddalena non sono mai stato, da milanese medio andavo a San Teodoro". Ma qui si è lontani dalle montagne dell'entroterra dove i pastori non hanno lasciato i loro presidi davanti ai caseifici per non fare entrare e uscire il latte, così da bloccare l'intera filiera.
Al telefono risponde Felice Floris, portavoce del movimento storico dei pastori sardi: "Sto preparando il formaggio per me. Certo che le proteste continuano. Non ci possono prendere in giro, quell'accordo se lo sono scritto da soli". Nel presidio permanente di Thiesi, quello di fronte al caseificio Pinna, bloccato ormai da una settimana i pastori stanno per riunirsi. Qui Gianuario Falchi, che ha partecipato sia all'incontro al Viminale sia sabato a quello in Prefettura, racconterà le novità, ma l'aria è quella di rivolta. Novità che per Coldiretti non sono tali. "Siamo tornati indietro di diversi mesi. Adesso chiediamo almeno clausola di garanzia. Devono garantirci che il latte sarà pagato a un prezzo più alto, che comunque non può essere di 72 centesimi. Non c'è nessun accordo, ancora bisogna discutere".
Il tempo è poco e scorre veloce. Il tour elettorale di Salvini è appena iniziato. Se troverà una strada bloccata lungo il suo percorso a causa dello sversamento di latte non è dato saperlo. Ma la tensione sale. Ieri è stato comunicato ai pastori che le proteste non saranno più tollerate, essendoci anche il ministro dell'Interno sull'isola. Luigi Di Maio per adesso sta alla larga consapevole che il clima è rovente ed è meglio non correre il rischio di incassare proteste. Proteste che, seppur in ordine sparso, non sono finite.
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