lunedì 18 febbraio 2019

Il futuro muore fuori dall’aula.


Al Sud i ragazzi che abbandonano gli studi sono il doppio che nel resto d’Italia. E così finiscono spesso in mano ai clan.





L'Espresso Roberto Saviano
Il futuro muore fuori dall’aula Qui da noi a investire sui giovani sono innanzitutto le mafie. Sembra una provocazione, ma non lo è. La retorica della centralità dei bambini, dell’attenzione all’adolescenza, descrive un Paese che non esiste. Chiunque voglia davvero capire cosa accade in Italia, dovrebbe leggere l’Atlante dell’infanzia a rischio, libro fondamentale pubblicato ogni anno da Save the Children.
Il primo dato che salta prepotentemente all’occhio è quello relativo alla dispersione scolastica, ovvero il numero dei bambini e degli adolescenti che lasciano la scuola; qualcuno inizia a lavorare, qualcun altro - e questo accade spesso - resta preda della strada.

Quando si racconta la criminalità giovanile, quello dell’abbandono della scuola non può essere considerato un tema secondario o collaterale, perché se, su scala nazionale, sappiamo che il 14 % tra bambini e adolescenti, abbandona la scuola, questa percentuale è doppia nelle regioni più povere (prevalentemente del sud Italia), nelle zone con il più alto tasso di disoccupazione e in quelle dove le organizzazioni criminali hanno il controllo del territorio.



Se nel resto d’Italia la situazione pare migliorare, in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, invece, peggiora di anno in anno. Marco Bussetti, ministro dell’Istruzione, dice che al Sud non servono fondi ma «più sacrificio, più lavoro, più impegno», questa è la solita retorica leghista secondo cui nel Meridione d’Italia si anniderebbero i fannulloni e altrove gli uomini e le donne di bona volontà. E questa è un’altra declinazione del governo del cambiamento, talmente lontano da ciò che accade realmente, da non sapere che al Sud l’impegno che nel loro lavoro mettono maestri e professori è al limite del sacrificio.

Al Sud il problema scuola parte dall’asilo nido pubblico, servizio che manca quasi del tutto (del resto è carente anche al Centro e al Nord). Quello che stenta a passare è un messaggio che, invece, con riguardo all’istruzione è fondamentale: la scuola deve essere una necessità per la famiglia prima ancora che per l’individuo, ma gli alti tassi di disoccupazione femminile al Sud rendono la scuola, tutto sommato, una scelta e non una necessità.

Questo governo non sta agendo sulle cause, perché significherebbe avere una visione che non ha, preso come è dalle urgenze elettorali e dai litigi tra i partiti (altro che contratto!).

I minorenni che sparano nelle zone ad alta densità criminale sono ragazzi che non vanno a scuola, e questo è un problema che un Paese civile porrebbe in cima alla lista delle priorità. Qui invece non se ne parla e si preferisce promettere denaro piuttosto che futuro.

Il presupposto è sempre questo: chiudere gli occhi, ignorare anche quando si supera il livello di guardia, fingere di non sapere che tra chi ha opportunità e chi non le ha passano solo una manciata di chilometri, a volte poche centinaia di metri. A Napoli, i 15-52enni senza diploma di scuola secondaria di primo grado sono il 2% al Vomero e quasi il 20% a Scampia (separati da poche fermate di metropolitana). E ancora, 25 punti Invalsi dividono i bambini dei quartieri più svantaggiati da quelli che abitano a Posillipo. Poi magari qualche ministro spiritoso potrà dire: chi se ne frega del diploma, chi se ne frega della laurea o chi se ne frega delle prove Invalsi, ma sono punti di vista.

E in ultimo c’è un modo per capire cosa si intende per quartiere periferico anche se si trova al centro della città: le periferie sono quelle aree che soffrono di deficit urbanistici, funzionali o sociali. Seguendo questo criterio a Roma e Genova vivono in aree periferiche il 70% dei bambini al di sotto dei 15 anni, a Napoli e Palermo il 60%: 259 mila minori vivono in quartieri dove scarseggia l’illuminazione pubblica, quartieri pieni di sporcizia e dove avvertono la presenza di criminalità.

Questi ragazzi, che vivono ai margini della ricchezza (quasi un minore su cinque), stanno attraversando il momento forse più difficile della loro vita: l’adolescenza. Hanno aspirazioni e desideri universali: farcela, avere un posto nel mondo, guadagnare, non sentirsi dei falliti, non vivere pensando di essere senza speranza e senza opportunità. Accade così che ci siano luoghi in cui per farti spazio devi lottare e fallire mille volte, e ce ne solo altri dove per ottenere ciò che vuoi basta allungare una mano e prendere una pistola. Quando imbocchi questa scorciatoia, la tua strada è senza ritorno.

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