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Viviamo strani giorni, cantava Battiato. Prendi l’Italia: in soli
cinque anni ha voltato le spalle al conducator Renzi, trionfatore alle
europee con il 40%, per dare una chance all’alieno governo gialloverde.
Ma non doveva regnare in eterno, il Fanfarone di Rignano? Com’è
possibile che si sia letteralmente estinto, consegnando il paese
(provvisoriamente) agli apprendisti stregoni grillini e ai
vetero-leghisti già forcaioli, abilmente riciclati da Salvini? Esecutivo
bifronte, in tutti i sensi: diviso ormai sul 90% del programma, e
incagliato su troppi nodi difficili da sbrogliare. Tanto peggio per i 5
Stelle, i più esposti al vento contrario: facile alzare la voce coi
migranti, grazie a una politica
low-cost, tutta immagine e quasi senza stanziamenti. Più complicato
esaudire il sogno costoso del reddito di cittadinanza sbandierato da Di
Maio. Tutti colpevoli, in ogni caso. Il loro peccato? Uno: non aver
osato assolvere al compito ricevuto dagli elettori, e cioè riscattare
l’Italia liberandola dalla tagliola di un’Ue finita in mano a un
potentissimo clan di oligopolisti prezzolati. Lo afferma Gioele Magaldi,
il primo a cantare fuori dal coro neo-sovranista di fronte al cedimento
del governo Conte sul deficit 2019.
Il presidente del Movimento
Roosevelt è stato anche il primo (oltre che l’unico) a smascherare il
teatrino dell’austerity: dietro il rigore – ha spiegato nel saggio
“Massoni” – c’è essenzialmente un club di supermassoni reazionari. Ecco
perché, anziché sparare a casaccio contro “l’Europa”, sarebbe più utile fare nomi e cognomi.
Lo stesso dicasi per l’altro tasto dolente, assai caro a tanta parte
del popolo del web: l’odiato imperialismo yankee, il Deep State che
trasforma la superpotenza egemone in uno strumento di violenza e guerra, sfruttamento e oppressione (tema in auge praticamente sempre, ora rinverdito dalle vistose pressioni Usa sul Venezuela di Maduro). A costo di ripetersi, Magaldi insiste: sono stato proprio io – dice, in web streaming su YouTube
– a spiegare, più precisamente di altri, quale America ha fatto del
male agli americani e al resto del mondo. Brutto spettacolo: le trame
golpiste della superloggia “Three Eyes”, il neoliberismo a mano armata, i
neocon. Ma erano americani anche i Roosevelt e i Kennedy, così come
Martin Luther King. E se tutte le potenze mondiali hanno sempre e solo
perseguito la logica mercantile del dominio, almeno – dice Magaldi,
convinto atlantista – gli Stati Uniti restano la prima democrazia
del mondo e la prima repubblica a essersi dotata di un governo
parlamentare elettivo, sulla scorta di una Costituzione che proclamò
l’estrema eresia del “diritto alla felicità”, per tutti, in un mondo
allora retto soltanto da imperi e monarchie, senza diritti e senza
suffragio universale. Questo ovviamente non assolve l’America dai suoi
peccati, ma almeno – sottolinea Magaldi – dovrebbe imporre il sano
esercizio dei distinguo: buoni e cattivi non sono mai la stessa cosa,
anche se coabitano sotto la stessa bandiera.
Viviamo strani giorni, inutile negarlo: i 5 Stelle sprofondano alle
regionali in Abruzzo facendo impallidire il 40% incassato un anno fa
dagli abruzzesi alle politiche, ma lo stesso Salvini – pensando a Renzi –
farebbe meglio a non dormire sugli allori. E se il voto è diventato
così volatile, ragiona Magaldi, è perché gli italiani sono veramente
stufi di essere presi in giro: l’allora padrone del Pd aveva solo finto
di sfidare Bruxelles, e i gialloverdi sembrano scivolare lungo la stessa
china. Non avendo osato tener duro sul deficit per alimentare la
crescita, saranno costretti – vista l’inevitabile flessione del Pil – a
procedere con sanguinosi tagli lineari. Strani giorni, appunto: mentre
diventano sempre più evanescenti le categorie del Novecento, destra e
sinistra, visti soprattutto gli imbarazzanti portavoce del centrodestra e
del centrosinistra, stenta ancora ad affermarsi una visione del
presente più realistica, capace cioè di fotografare il vero scontro: da
una parte l’apolide oligarchia del denaro, dall’altra i difensori della
sovranità democratica (che non è né di destra né di sinistra, ma è stata
confiscata dai poteri privatizzatori
col servile contributo di entrambi gli schieramenti, che per tutta la
Seconda Repubblica hanno solo e sempre fatto finta di combattersi, per
poi eseguire i dettami neoliberali della medesima élite transnazionale).
Strani giorni, questi, in cui Di Maio – in preda al panico
pre-elettorale da sondaggi – organizza fuori tempo massimo uno
sgangherato gemellaggio con frange dei Gilet Gialli, ottenendo uno
scontro diplomatico con la Francia, in rivolta contro il supermassone
Macron. Più che azzoppato, il ducetto dell’Eliseo: praticamente
impresentabile, eppure capace di siglare il tragicomico Trattato di
Aquisgrana con Angela Merkel, con la quale poi Giuseppe Conte si
intrattiene amabilmente al bar, sparlando dei suoi “azionisti” politici,
i 5 Stelle. Tanto teatro, e pochissima sostanza commestibile. Non è sul
tavolo – su nessun tavolo – il cambio di paradigma, keynesiano, per il
quale Gioele Magaldi si batte. In queste sabbie mobili, il Movimento
Roosevelt annuncia iniziative di sapore strategico nei prossimi mesi. A
Londra il primo appuntamento, il 30 marzo: un’agenda da aggiornare con
Nino Galloni, Guido Grossi, Ilaria Bifarini, Antonio Maria Rinaldi e
altri cervelli dell’economia democratica, per chiarire che – obbedendo a questa Ue – non si va da nessuna parte.
Poi in Sicilia è in arrivo un forum sui migranti, per ribadire che il
Mediterraneo e l’Africa si possono (e si devono) abbracciare, con una
visione strategica di partnership, nel segno del rispetto per la
sovranità del terzo mondo. Una battaglia costata la vita a Thomas
Sankara, cui il Movimento Roosevelt dedicherà un convegno a Milano, il 3
maggio. L’evento milanese vuol recuperare la memoria di Sankara ma
anche di Carlo Rosselli, alfiere italiano del socialismo liberale
«assassinato dai fascisti ma detestato anche dai comunisti». Due icone,
per il fronte progressista universale che si richiama ai diritti
dell’uomo, esattamente
come lo svedese Olof Palme, altro massone progressista, ucciso a
Stoccolma dai sicari dell’oligarchia euro-atlantica che progettava
questa globalizzazione e questa Unione Europea.
Globalizzazione che poi ha realizzato, sottolinea Magaldi, con il pieno
contributo di supermassoni neo-aristocratici mediorientali, asiatici,
cinesi e russi.
Ecco perché è così difficile, oggi, “nazionalizzare” una geopolitica
ormai interamente “privatizzata” da opachi comitati d’affari, che –
all’occorrenza – si dedicano anche al terrorismo, alle “rivoluzioni
colorate”, ai maxi-attentati come quello dell’11 Settembre per poi
incassare i dividendi della “guerra
infinita” (Iraq e Afghanistan, Libia e Siria), fino all’estrema
propaggine dell’orrore, incarnata dall’Isis del supermassone
Al-Baghdadi. Ci stanno sanguinosamente prendendo in giro? Esatto,
ribadisce Magaldi. E la via d’uscita, insiste, è una sola: si chiama democrazia.
Un’Ue non-democratica non può continuare a tiranneggiare il governo
italiano, che sarà pieno di difetti ma è stato votato dai cittadini. E
se Lega e 5 Stelle fingono di dormire, Magaldi scommette sul cantiere
del “Partito che serve all’Italia”: un modo per dire che, prima o poi,
il velo dovrà cadere. Obiettivo: smascherare il vero avversario e
consentire allo Stato di tornare a spendere per i cittadini, mettendo
fine allo scandalo silenzioso dell’avanzo primario, con gli italiani che
– da troppi anni – versano allo Stato più denaro, sotto forma di tasse,
di quanto il governo non ne spenda per loro.
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mercoledì 13 febbraio 2019
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