Emergenza climatica, la vera sfida del futuro è impedirla. E c’è chi si batte per questo.
È da qualche tempo che è evidente che il vero pericolo che incombe sul pianeta non è la rielezione di Donald Trump, né la Brexit senza accordo, e tantomeno il trionfo di un nuovo schieramento di destra nelle elezioni del parlamento europeo, ma il clima.
Di certo gli squilibri climatici già mietono vittime a livello
mondiale, quanti dei cadaveri sul fondo del mediterraneo appartenevano a
realtà agricole
spazzate via dal surriscaldamento del pianeta?
Il prossimo appuntamento globale sarà
il 15 marzo
Il clima ammazza molta
più gente fuori dei confini della Corea del Nord di Kim Jong-un,
il nemico numero uno del pianeta secondo la narrativa globale che vuole
farci credere che bisogna avere più paura di lui che della siccità
decennale nei Paesi del sub-Sahara.
Gli unici che sembrano capire cosa sta succedendo sono gli
adolescenti, forse perché saranno loro a dover combattere da adulti con
un pianeta dal clima sempre più ostile e nemico. Venerdì scorso c’è
stata la prima grande manifestazione di adolescenti nel Regno Unito.
Invece di andare a scuola gli studenti hanno marciato in 60 città, dalla
Cornovaglia alle Highlands scozzesi.
Il movimento Youth Strike 4 Climate ha quattro richieste fondamentali:
- il governo deve dichiarare l’emergenza climatica;
- informare il pubblico
sulla gravità della situazione climatica;
- riformare il curriculum
scolastico nazionale per includere la crisi ecologica;
- abbassare l’età
del voto a 16 anni.
Youth Strike 4 Climate si ispira alla mobilitazione dell’adolescente Greta Thunberg,
una sedicenne studentessa svedese, che dallo scorso agosto protesta
ogni venerdì fuori dal parlamento svedese. Da allora, decine di migliaia
di bambini e adolescenti in Belgio, Germania, Svezia, Svizzera e Australia sono scesi in piazza pacificamente. In Belgio, sede dell’Unione Europea,
migliaia di studenti scioperano da almeno quattro settimane con uno
slogan ormai famoso rivolto ai politici: “Farò i compiti quando tu farai
il tuo”. Più di 3.000 scienziati hanno aderito e sostenuto gli scioperi
tanto che il governo belga ne ha dovuto prendere atto. Il ministro per
l’ambiente è stato costretto a dimettersi dopo
aver falsamente affermato che i servizi di intelligence del Paese
avevano la prova che i bambini che scioperavano erano teleguidati da
poteri occulti. L’accusa è stata subito contraddetta dai capi dell’intelligence.
Anche la Svizzera è stata teatro di alcune delle più grandi manifestazioni di scolari. Gli attivisti locali hanno affermato che 23.000 persone hanno aderito allo sciopero dello scorso 18 gennaio e 65.000
a quello del 2 febbraio. Le più grandi manifestazioni, però, sono state
quelle di venerdì scorso a Londra, a Brighton, a Oxford ed a Exeter.
In meno di un anno, Greta Thunberg ha dato vita a un movimento
globale non indifferente. A dicembre, ha parlato alla conferenza sul
clima delle Nazioni Unite, rimproverando i leader mondiali ed
accusandoli di comportarsi come bambini irresponsabili. Il mese scorso, ha usato parole altrettanto dure per l’élite mondiale a Davos. “Alcune persone, alcune aziende, alcuni leader in particolare, hanno
saputo esattamente quali valori inestimabili hanno sacrificato per
continuare a guadagnare somme di denaro inimmaginabili. E penso che
molti di voi qui oggi appartengano a quel gruppo di persone”.
Il prossimo appuntamento globale sarà il 15 marzo. Le richieste sono in linea con quelle del Youth Strike 4 Climate:
dichiarazione immediata dello stato di emergenza climatica,
introduzione di politiche energetico di zero-carbonio entro il 2030
senza geo-ingegneria e, se necessario, allontanamento o abbandono
dell’attuale sistema economico. I giovanissimi attivisti ci tengono a
chiarire che il problema è sistemico piuttosto che una questione di
scelte di vita individuali. Hanno perfettamente ragione.
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