La
sospensione di 18 mesi delle ispezioni in mare disposta dal Ministro
dell'Ambiente Sergio Costa è giunta a valle di una rilevante battaglia
parlamentare, che ha mostrato la diversità di opinioni delle forze di
maggioranza su un tema di grande rilievo.
... Il costo della transizione verso un'economia sostenibile
non può essere addossata ai lavoratori e alle fasce più deboli della
popolazione...
Michele Fina
Direttore TES - Transizione Ecologica Solidale
È allora opportuno ricordare quanto sappia di passato un dibattito concentrato sulla durata o sull'estensione di un termine di stop alle prospezioni in mare, o su quanti possano essere gli investimenti che il mercato delle fonti fossili può sprigionare. Perché se vogliamo costruire un'economia ad impatto climatico sostenibile ed accompagnare una transizione integrale del nostro sistema energetico verso il prossimo futuro, dobbiamo necessariamente partire dal presupposto che l'avvenire non potrà che essere carbon-free. O non è più questa la direzione di marcia?
Eppure i passi in avanti, anche molto significativi, delle più moderne tecnologie sulla produzione energetica ci indicano che un prossimo futuro fatto di elettricità esclusivamente prodotta da fonti rinnovabili è possibile e praticabile.
Ovviamente tutto dipende dalle scelte politiche. Perché la strada delle rinnovabili ha due ordini di investimenti. Quello più noto e anche il più evidente riguarda i nuovi impianti di produzione energetica, per il raggiungimento della più ampia elettrificazione del sistema industriale, sul quale i documenti finora a disposizione sembrano mancare di ambizione visto che in molti casi programmano interventi e azioni fino al solo 2022. Mi riferisco agli investimenti per l'installazione di parchi eolici o solari di ultima generazione, su cui incamminarsi anche sottoponendo ad un opportuno tagliando la fiducia finora riposta nel solare termico e investendo su tecnologie a base di biometano in grado di intercettare la domanda di trasporto pesante su gomma; è poi necessario menzionare anche l'efficientamento della nostra rete idroelettrica. Una credibile direzione su questi temi è indicata dal rapporto prodotto dal coordinamento FREE – Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, secondo il quale al Paese serve una strategia ancorata a tre pilastri, che parta dall'efficienza energetica (installazione estesa di impianti fotovoltaici sugli edifici pubblici, sostegno alle autoproduzioni diffuse, interventi serrati su elettrodomestici e domotica), passi per l'economia circolare e per i bio-carburanti per approdare all'imprescindibile tema degli impianti.
C'è poi un altro investimento da sostenere, proprio quello che ci riporta alla parte iniziale della nostra riflessione: ed è il costo della transizione energetica. Se diamo per buone le stime miliardarie sul mercato petrolifero annunciate dall'industria e se sono comprensibili le preoccupazioni di chi teme di veder compromesso il proprio posto di lavoro, la questione da ribadire sarà allora che non esiste ecologia senza equità. Il costo della transizione verso un'economia sostenibile non può essere addossata ai lavoratori e alle fasce più deboli della popolazione.
Devono essere gli investimenti pubblici a prendersi cura dei territori e ad indirizzare i mutamenti industriali verso obiettivi di sostenibilità che oggi sono possibili e concreti. Ha ragione Andrea Barbabella della Fondazione Sviluppo Sostenibile che ha stimato che, con un incremento del 30% nel consumo da fonti rinnovabili nei prossimi cinque anni, si attiverebbero "investimenti per circa 15 miliardi di euro in media ogni anno, generando 140 mila nuovi green job (senza contare l'indotto)". Ma bisogna arrivare a questi effetti senza lasciare nessuno indietro e senza acuire diseguaglianze ed esclusioni.
Qualunque sia la strada che si intenda prendere, disegnando equilibri anche complessi fondati su scelte sicuramente non univoche, è necessario però tenere ferma la direzione di marcia: il Piano energia e clima di un Paese moderno deve guadare al presente e al futuro. Il dibattito sulle trivelle sembra guardare, invece, più al 1800.
Nessun commento:
Posta un commento