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L’esposizione ripetuta a un’immagine o a un contenuto fa sì che
l’individuo modifichi la propria percezione della realtà e interiorizzi
il messaggio veicolato. E’ quello che gli psicologi chiamano “effetto
priming”, e che pubblicitari ed esperti della comunicazione conoscono
molto bene. Quanto più un messaggio viene ripetuto ed enfatizzato,
magari attraverso la forma dello spot, tanto più esso risulterà
familiare. Così può accadere che un concetto privo di veridicità, ma
ripetuto con insistenza e in modo convincente, acquisisca il rango di
verità. E’ quanto accaduto con la fake news economica del momento, tanto
assurda quanto apparentemente efficace: il bilancio dello Stato sarebbe
come quello di una famiglia. La ripetono all’unisono giornalisti,
conduttori televisivi, economisti e qualunquisti. Così la gente comune,
digiuna di economia
e soprattutto in buona fede, ha interiorizzato un pensiero del tutto
fuorviante. Secondo questa logica, quando un paese presenta un debito pubblico – dunque la normalità in un’economia
moderna – dovrebbe assumere il comportamento di una brava e accorta
casalinga: stringere la cinghia e tagliare le spese familiari. Così,
come una donna morigerata risparmierà sul cibo, sul vestiario e, in
condizioni di estrema ratio, alle cure sanitarie per sé, per il coniuge e
per i figli, così lo Stato dovrebbe seguire il suo virtuoso esempio.
Dunque, poiché la “famiglia” dello Stato è lo Stato stesso, ossia
l’insieme dei cittadini che lo abitano, il suo territorio e le sue
istituzioni, i tagli si ripercuoteranno sull’intera collettività.
Per risparmiare occorre innanzitutto che contravvenga a quello che in
un sistema socio-economico civile dovrebbe essere la sua funzione
principale: tutelare chi non ha tutela, chi per nascita o per eventi
sopravvenuti o condizioni particolari si trova in una situazione di
evidente svantaggio. E qui gli esempi potrebbero essere infiniti, dal
disoccupato all’invalido, alle vittime di disastri naturali. Potrebbe
poi, in un’ottica di far quadrare il bilancio, ristrutturare la sanità
pubblica in un’ottica mercatistica orientata al profitto, trasformando
il paziente in un cliente. Continuare poi in un’opera di privatizzazione
dei servizi pubblici e delle infrastrutture, facendoli gestire al
mercato – considerato per antonomasia efficiente. A parte qualche
piccola eccezione come successo a Genova. Così si potrebbe abbracciare
un modello di scuola privata, in cui i genitori offriranno ai loro figli
un livello di istruzione strettamente legato al proprio reddito. Ci
sarebbe solo il piccolo inconveniente di bloccare l’ascensore sociale e
rinstaurare il censo.
Siccome non amo la retorica, mi fermo qui, ma gli esempi pratici per
smontare l’assurda comparazione tra bilancio pubblico e familiare
potrebbero andare avanti ancora a lungo. Lo Stato non è una famiglia
perché esso ha come obiettivo il benessere e la tutela
di tutti cittadini, non solo dei suoi figli come la famiglia, e opera
su un orizzonte temporale di lungo periodo. Deve inoltre garantire il
funzionamento delle istituzioni a garanzia del diritto e della democrazia.
Infine, come dicono gli inglesi last but not least, da un punto di
vista economico e contabile adottare la condotta della brava casalinga,
che per uno Stato significa adottare l’austerity, vuol dire licenziare,
rendere i servizi pubblici essenziali sempre più costosi, aumentare il
livello di povertà, di disuguaglianza e disoccupazione. Così potrebbe
accadere che la stessa virtuosa casalinga a causa dell’austerity debba
rinunciare a curarsi o, addirittura, che suo marito perda il lavoro. Esiste infatti una relazione diretta, alquanto intuitiva, tra tagli
dello Stato e diminuzione della ricchezza privata perché, per dirla con
le parole del premio Nobel Krugman, «la tua spesa è il mio reddito».
Potremmo dunque a ragion veduta ribaltare lo spot e affermare: «Il
bilancio dello Stato è il contrario di quello della famiglia». Ma i
pregiudizi si sa, una volta sedimentati sono difficili da scardinare.
(Ilaria Bifarini, “Lo Stato è il contrario di una famiglia”, dal blog della Bifarini del 28 settembre 2018).
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giovedì 4 ottobre 2018
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