sabato 27 ottobre 2018

Il ritardo europeo sull'auto elettrica: una bomba a orologeria sull'economia Ue

Le grandi case automobilistiche tedesche registrano profitti e vendite record, eppure in Borsa i loro titoli soffrono. Il mercato tende sempre di più verso la svolta a zero emissioni, ma i costruttori rischiano di non farsi trovare pronti. E con lo svuotamento dell'indotto verso altri Paesi si rischia un colpo durissimo per tutti i Paesi.


repubblica.it MAURIZIO RICCIIl ritardo europeo sull'auto elettrica: una bomba a orologeria sull'economia UeCosa chiedete all’auto che sognate di guidare in futuro? Più cavalli-vapore o più connessione Internet? Dalla risposta a questa domanda potrebbe dipendere, in buona misura, non meno del futuro dell’economia europea e il suo ruolo globale. Tutto fa credere, infatti, che la risposta sia: più connessione Internet. “Non è difficile – ha scritto in questi giorni il Financial Times – immaginare l’auto del futuro: un salotto su ruote, che si guida da solo, elettrico, solidamente connesso al web e più condiviso che comprato”. “Difficile – continua il giornale – individuare oggi chi sarà a costruirla, ma di una cosa il mercato sembra sicuro: non saranno i tedeschi”. Si spiegherebbe così il paradosso più vistoso dell’attuale mondo industriale: Mercedes, Bmw e Volkswagen stanno mettendo a segno vendite record per l’ottavo anno consecutivo, fra il 2013 e il 2018 i profitti operativi sono aumentati del 50 per cento, ma gli addetti ai lavori parlano di crisi e le loro quotazioni in Borsa sono ai minimi dal 2008, neanche fossero sull’orlo del fallimento.

Se l’auto traballa, è tutto l’edificio dell’industria europea che traballa e, se traballa la Germania, traballano anche gli altri paesi, Italia in testa, fortemente integrata nelle catene di produzione tedesche. In Germania, l’industria automobilistica, con la sua filiera, vale il 12 per cento del Pil nazionale, in Italia il 5 per cento.

Ma gli economisti dicono che quello che succede nell’auto si moltiplica per quasi tre volte nel complesso dell’economia: una crisi dell’auto investirebbe, dunque, un terzo della più grande economia europea e, a cascata, le industrie collegate, come quella italiana.Ma, con vendite e profitti record, si può parlare di crisi? Per farlo, bisogna guardare lontano. Il romanzo dell’auto attraversa tutto l’ultimo secolo, innervando lo sviluppo dell’industria moderna, alimentando una produzione sempre più sofisticata e avanzata. La Germania è all’avanguardia di questo processo. Un terzo delle vendite globali di auto, due terzi di quelle di prodotti di alta gamma (i più sofisticati), soprattutto un terzo della ricerca del settore sono i fiori all’occhiello dell’industria tedesca. Il problema, per parafrasare una battuta che circolava a Silicon Valley è che l’industria automobilistica tedesca “è la più avanzata del ‘900”. Abbiamo cambiato secolo e presto, probabilmente, anche macchina.

L’impasse non riguarda solo l’auto. Studi e rapporti – dall’Ocse ad un think tank come Bruegel – documentano che l’industria europea concentra i suoi sforzi e i suoi soldi in settori a media tecnologia, senza riuscire a sfondare nei settori a più alto tasso di innovazione: l’Europa produce, in rapporto al totale, meno brevetti in informatica sia degli Stati Uniti che del Giappone. Non è in testa alla corsa della ricerca in nessuno dei settori del futuro, dalla fotonica alle nanotecnologie. L’auto, prodotto simbolo della nostra era, ancora una volta riassume e moltiplica i fenomeni. La Germania è in testa alla ricerca automobilistica, ma, esattamente, di quale? Dell’auto normale, del motore a combustione interna, insomma, quello che ci accompagna da un secolo e, entro una generazione, potrebbe sparire.

L’industria europea ha compiuto gravi errori di strategia: puntare sul diesel e non mettersi alla testa della lotta contro la Co2. Ma la sfida è esistenziale: il motore elettrico, che sembra alle porte, è uno strumento semplice, quasi banale, niente affatto sofisticato. Tutto l’enorme indotto attuale dell’auto (i 3 quarti di una macchina  sono componenti che vengono da produttori esterni) rischia di svuotarsi: chi oggi fabbrica i sofisticati pistoni di una Mercedes 2018 non sarà lo stesso che produrrà le batterie. E questi non sarà neppure tedesco, tanto meno europeo: in Europa si fabbricano il 4 per cento delle batterie globali. Sarà probabilmente cinese. Batterie e software: l’auto del futuro non sarà molto di più. E, se le batterie saranno cinesi, il software verrà, quasi certamente, d’oltre Atlantico.

La transizione potrebbe essere lunga. Ma i proclami dell’industria tedesca sugli sforzi che compiono sull’auto elettrica per ora non sono andati lontano. Piuttosto: negli Usa, ormai, la Tesla batte Bmw e Mercedes nelle auto di lusso. E, a livello globale, non una elettrica tedesca è nell’elenco delle prime dieci vendute.

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