venerdì 26 ottobre 2018

L’economia circolare richiede di guardare avanti e non indietro nella gestione dei rifiuti.

Gli incendi di alcuni stoccaggi di rifiuti in diverse parti del Paese e alcune difficoltà di gestione degli scarti in alcune filiere industriali hanno aperto un dibattito sulla gestione dei rifiuti in Italia nel quale sarebbe bene non perdere di vista alcuni dati di base. 
 
 
In Italia si ricicla ben il 65% dei rifiuti speciali e se ne smaltisce, in varie forme, circa il 22%; si ricicla, inoltre, il 46% dei rifiuti urbani, se ne incenerisce circa il 20% e si smaltisce in discarica circa il 25%. Per il riciclo dei rifiuti speciali siamo leader in Europa, per quello degli urbani siamo fra le prime posizioni e per il riciclo degli imballaggi siamo in testa. Grazie alla forte crescita delle raccolte differenziate e del riciclo, la situazione della gestione dei rifiuti in Italia, anche se non mancano problemi in alcun settori e in alcune aree del Paese, è di buon livello, in certe realtà e filiere è un'eccellenza europea, con una rete impiantistica che è ormai una importante realtà industriale, con oltre 6000 imprese con circa 110 mila addetti, che fatturano oltre 23 miliardi e generano un valore aggiunto di oltre 8 miliardi all'anno (Eurostat 2014 ). Lo dico perché, mentre si guarda l'albero che cade, non si dimentichi la foresta che invece cresce .
Gli incendi negli stoccaggi di rifiuti hanno diverse cause: alcuni sono, presumibilmente, accidentali o causati da condizioni di accumulo tecnicamente inadeguate, altri, probabilmente, sono prodotti da comportamenti delinquenziali che puntano a guadagnare, dopo aver incassato dal conferimento per il corretto avvio al riciclo o allo smaltimento, risparmiando i costi dell'effettivo riciclo o dell'inceneritore.
Ma vi sono altre cause che determinano, o concorrono a determinare questi incendi? Vi sono strozzature nel ciclo di gestione dei rifiuti che possono alimentare riempimenti di centri di stoccaggio e ostacolare gli svuotamenti, creando condizioni di rischio e alimentando pericoli di incendi, accidentali, colposi o anche dolosi? E' possibile. Ho già - la scorsa settimana su questo blog - avuto modo di commentare i rischi che comporta la difficoltà del riciclo dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha decretato l'incompetenza delle Regioni ad autorizzare attività, caso per caso, di riciclo completo (End of waste) in tutta una serie di filiere importanti e del ritardo che si va accumulando nella soluzione di tale problema.
Le raccolte differenziate dei rifiuti urbani, inoltre, in questi ultimi anni sono cresciute notevolmente, questa forte crescita non ha generato solo vantaggi, ma anche problemi di gestione: col crescere delle quantità è peggiorata la qualità delle raccolte differenziate e sono aumentate le frazioni estranee e quindi gli scarti; la capacità degli impianti di selezione, di pretrattamento ed anche di riciclo non è distribuita omogeneamente ed è carente in diverse aree;per raggiungere obiettivi più impegnativi servono nuove tecnologie per riciclare rifiuti più difficili da riciclare che sono disponibili, ma poco utilizzate; crescendo il riciclo crescono anche i problemi di gestione dei rifiuti prodotti da attività di riciclo; aumentando gli obiettivi di riciclo occorre fare di più per rendere più facilmente riciclabili tutta una serie di rifiuti; aumentando notevolmente i materiali provenienti dal riciclo, sono necessari maggiori sbocchi di mercato. Tutti questi problemi di crescita - che sarà ulteriormente incrementata dalle nuove direttive sull'economia circolare - vanno affrontati puntualmente, con innovazioni tecnologiche e gestionali, con politiche e misure mirate e precise. Quello dei rifiuti è un sistema complesso che non deve essere gestito con scorciatoie semplificate, tipo quella che, per risolvere i problemi attuali, ripropone di puntare sull'incenerimento di massa. La transizione all'economia circolare è una strada nuova che conosciamo solo in parte, ma con una certezza: porta avanti e non indietro.

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