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A volte mi viene il dubbio di essere deficiente. Mi sintonizzo sulla televisione di stato,
in un orario di massimo ascolto, e mi imbatto in Fabio Fazio che parla
con Carlo Cottarelli. Essi mi spiegano che il problema degli italiani è
il debito pubblico
insostenibile accumulato in anni e anni di sprechi e, in subordine, la
dannata piaga dell’evasione. Poi giro canale e mi tocca Barbara
Palombelli la quale mi istruisce, grossomodo, su una singolare analogia:
lo Stato è come un condominio e – se le tasse
non coprono le spese e ci si indebita troppo per coprirle – è logico
che tutto vada a rotoli. Poi accendo la radio e mi cucco Oscar Giannino e
apprendo che l’idea di monetizzare il debito pubblico,
come si faceva una volta quando avevamo la famosa banca nazionale
prestatrice di ultima istanza, fa ridere i polli perché non abbiamo più
una banca nazionale prestatrice di ultima istanza (il lucido e
sofisticato argomento fa vacillare la mia modesta facoltà di
comprensione); e poi siamo inseriti in un sistema di ‘governance’ globale dove le politiche di sistema, accompagnate agli stress test del comparto bancario e alla precaria patrimonializzazione delle banche, allo spreco intollerabile della mano pubblica, legittimano la sfiducia dei mercati nei nostri confronti.
Allora, stremato ma non vinto, mi butto su internet e scopro – dalla
viva voce di Brunetta – che il governo attuale ci getterà nella tempesta
perfetta dello spread e del downgrading delle agenzie di rating. Alla
fine, umiliato da cotante vette dell’ingegno universale,
il dubbio canaglia si fa strada: forse, sono deficiente. Cioè, non ci
arrivo proprio. Forse è davvero giusto e normale un sistema dove lo Stato
– alla pari di un condominio qualunque tipo quelli del Palombelli
pensiero, oppure alla pari di un buon padre di famiglia tipo quelli del
Mulino Bianco di Fazio e Cottarelli, o alla pari di un debitore
inaffidabile tipo quelli del Magnifico Mondo di Oscar – è ridotto al
rango di una qualsiasi bottega rionale: sottoposto a una contabilità
fantozziana, succube dei conti della serva, chiamato (se ci riesce!) a
meritarsi un mutuo decoroso a tasso variabile. Altrimenti, fa default e
porta i libri in tribunale.
Perché il tema è proprio questo: non se lo Stato
sia o meno una bottega: oggi lo è, a tutti gli effetti (su questo do
ragione Fazio e compagnia bella). Il tema vero è se sia giusto averlo
trasformato in una bottega. E se sia tollerabile e dignitoso accettarlo.
E se sia naturale e lecito sopportarlo. Ma pare di sì. Allora, mi sono
illuminato: se tutti intorno a me dicono cose deficienti come se fossero
intelligenti, allora forse sono io a non essere intelligente, ma
deficiente. Poi, però, ho trovato un articolo della Annunziata dove, più
o meno, si dicono le stese cose di Fazio, Palombelli e Cottarelli. Si
intitola ‘Confessioni di una deficiente’ e parla delle ‘caleidoscopiche
balle’ messe in circolo dai 5 Stelle. E si chiude così: «Perché
dopotutto io sono una deficiente, ma il popolo italiano ha sempre dato prova di non esserlo». Sospiro di sollievo, davanti a un reo confesso. Il deficiente non sono io.
(Francesco Carraro, “Elogio del deficiente”, da “Scenari Economici” del 9 ottobre 2018).
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giovedì 25 ottobre 2018
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