...Sarebbe stato utilizzato, secondo i testimoni, per superare i concorsi della polizia penitenziaria e dei carabinieri. Anche quelli svolti nello stesso anno, il 2016. Anno in cui la voce che bastava pagare per vincere e indossare una divisa si era sparsa ovunque.
Un prontuario matematico su come rispondere ai test.
Un documento successivo al 5 luglio 2016, data spartiacque dell’inchiesta della Procura di Napoli – pm Giancarlo Novelli, procuratore aggiunto Rosa Volpe – perché coincide con le prime perquisizioni che svelano l’esistenza di una indagine e ‘bruciano’ l’algoritmo, rendendolo inutilizzabile.
In quella data, infatti, l’ingegnere Claudio Testa, inventore dello schema logico-matematico finito nel mercato clandestino, e figlio della titolare di Irp srl, la società fornitrice dei test e delle banche dati per il ministero della Difesa, ritira in extremis dalle commissioni esaminatrici i plichi del concorso.
E li sostituisce con plichi identici che contengono schede di altri
quiz. Il Gip Liana Comella sospetta che non si tratti di una coincidenza.
Testa giustifica la sostituzione per eliminare “errori di stampa”
rilevati nei giorni precedenti e la commissione non verbalizza
l’operazione. Da quel momento in poi, l’algoritmo originario non
funziona più. E i ‘clienti’ che li compilano seguendo il metodo
acquistato a caro prezzo, ottengono punteggi modesti.
Grande è stata la meraviglia quando i
finanzieri nei giorni scorsi hanno decodificato il prontuario. Era una
sorta di secondo algoritmo. L’hanno provato sulle schede dei concorsi
successivi e avrebbero dimostrato che conduceva a punteggi altissimi. Da
vittoria sicura. Secondo gli investigatori, sarebbe la prova regina che
la “cricca dell’algoritmo” non si era arresa alle prime avvisaglie
dell’inchiesta. Ma si era riorganizzata ed avrebbe continuato a operare –
e a lucrare denaro in nero – anche dopo aver sentito addosso il fiato
della Procura.
I verbali di perquisizione e le informative
sulla documentazione rinvenuta saranno ora oggetto di confronto con gli
indagati davanti al Riesame, chiamato a decidere sulle
istanze di remissione in libertà. Il ‘secondo algoritmo’ finirà nel
contradditorio tra le parti e spetterà ai giudici pronunciarsi sulla
qualità dei nuovi indizi raccolti. Nel materiale sequestrato durante il
prosieguo delle indagini – come ha rivelato Il Mattino – è stato scoperto anche un kit di congegni elettronici, cuffiette e microspie
per collegarsi con una centrale durante le prove scritte, dettare le
tracce del concorso, ottenere le risposte in tempo reale. Dell’esistenza
di questo sistema si faceva cenno nell’ordinanza cautelare. Sarebbe
stato utilizzato, secondo i testimoni, per superare i concorsi della
polizia penitenziaria e dei carabinieri. Anche quelli svolti nello
stesso anno, il 2016. Anno in cui la voce che bastava pagare per vincere
e indossare una divisa si era sparsa ovunque.
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