Un nuovo studio ha trovato
residui di polimeri nelle feci umane. L'allarme degli scienziati:
possibili collegamenti con malattie gastrointestinali.
repubblica.it GIACOMO TALIGNANI
LE MICROPLASTICHE sono dentro di noi e
ne ingeriamo una quantità superiore a quella prevista. Con le otto
tonnellate di plastica che ogni anno finiscono negli oceani e con le analisi su pesci,
sale da cucina, acqua del rubinetto e perfino quella in bottiglia,
tutti contenenti residui percentuali di microplastiche, era inevitabile
che anche l'uomo non fosse coinvolto direttamente con questo materiale.
Adesso una nuova ricerca
portata avanti da scienziati austriaci lo conferma: sono state trovate
per la prima volta microplastiche anche nelle feci umane.
Minuscole particelle di polimeri entrare grazie alla catena alimentare, probabilmente ingerendo cibo o liquidi contenenti residui di plastica.
La conclusione dei ricercatori è ancor più scioccante, anche se deve
essere verificata con studi su larga scala: "Le microplastiche
potrebbero essere presenti nel 50% della popolazione mondiale".
Lo studio per ora è stato effettuato dai ricercatori dell'Agenzia dell'Ambiente austriaca
su un piccolo gruppo di otto partecipanti provenienti da Europa,
Giappone e Russia. Nelle feci di tutti coloro che sono stati esaminati
sono state trovate particelle di microplastiche: ben nove tipi diversi
di polimeri su dieci varietà testate. Le più comuni? Polipropilene e
polietilene tereftalato. Le dimensioni delle particelle andavano da 50 a
500 micrometri.
In media sono state trovate 20 particelle di microplastiche (in
generale si intende tutte quelle inferiori a 5mm) in ogni dieci grammi
di feci. Si suppone che possano essere entrate nel corpo umano
attraverso la catena alimentare o anche, in qualche modo, per prodotti
legati alla cosmesi dove l'uso di microsfere di plastica, anche se
presto saranno al bando in Europa, è molto comune.
"Questo è il primo studio nel suo genere e conferma ciò che
sospettavamo da tempo, ovvero che la plastica alla fine raggiunge
l'intestino umano" ha spiegato Philipp Schwabl,
ricercatore presso l'Università di Medicina di Vienna che ha diretto lo
studio, precisando che i nuovi esami potrebbero indicare anche la
possibilità che ci siano collegamenti con malattie gastrointestinali.
"Le particelle microplastiche più piccole sono in grado di entrare
nel flusso sanguigno, nel sistema linfatico e possono persino
raggiungere il fegato" ha detto Schwabl. "Ora che abbiamo le prime
prove di microplastiche negli esseri umani, abbiamo bisogno di ulteriori
ricerche per capire cosa questo significhi per la salute umana."
Da stabilire anche se le particelle influenzino la risposta
immunitaria del sistema digestivo o veicolino la trasmissione di
sostanze tossiche nel nostro corpo. E' stato comprovato ad esempio,
nelle microplastiche trovate in mare, che metalli pesanti e
policarbonati come il Pcb spesso si attaccano sulla superficie di queste
particelle.
Gli otto partecipanti allo studio prima del test hanno tenuto un
diario della loro dieta alimentare ma come siano "entrate" le particelle
resta un mistero: lo studio precisa che i partecipanti non erano
vegetariani e sei di loro mangiavano regolarmente pesce.
Gli autori della ricerca hanno sottolineato infine la necessità di continuare a ridurre l'uso di plastica,
aumentare il riciclaggio e migliorare lo smaltimento. Se in Italia, a
partire dal Ministero dell'Ambiente diventato "plastic free", si stanno
adottando vari metodi per cercare di frenare l'inquinamento da plastica,
in Gran Bretagna lo stesso processo sta rapidamente accelerando.
Monouso e cannucce di plastica potrebbero essere infatti banditi a
breve, entro un anno, così come i cotton fioc.
Diverse nazioni hanno già detto addio completamente ai sacchetti di plastica e anche gli Usa, grandi consumatori di plastica, sembrano muoversi in questa direzione. Misure considerate "necessarie" seppur tardive da parte di molti ambientalisti.
Diverse nazioni hanno già detto addio completamente ai sacchetti di plastica e anche gli Usa, grandi consumatori di plastica, sembrano muoversi in questa direzione. Misure considerate "necessarie" seppur tardive da parte di molti ambientalisti.
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