A preoccupare sono
soprattutto le condizioni che dovranno essere accettate dai lavoratori
che passeranno alle dipendenze di Am Investco, a cui il ministero dello
Sviluppo ha deciso di cedere il gruppo. Lunedì il primo incontro con i
sindacati in via Veneto.
“La giornata è iniziata in tutti gli stabilimenti
Ilva
con la mobilitazione dei lavoratori proclamata dalle organizzazioni
sindacali a sostegno della trattativa. Dai primi dati l’adesione a
Taranto, Genova, Novi Ligure, è
totale“. Ha avuto successo, stando ai primi dati diffusi dal segretario generale Fim Cisl
Marco Bentivogli,
lo sciopero di 24 ore dei dipendenti
Ilva indetto per protestare dopo che venerdì scorso
ArcelorMittal ha annunciato che ci saranno oltre 4mila esuberi in tutta Italia e gli altri
10mila dipendenti saranno licenziati e riassunti senza le tutele dell’
articolo 18.
In giornata è in programma un vertice al ministero dello Sviluppo economico in cui sarà discusso il piano dell’
acquirente Am Investco, joint venture tra il gruppo franco-indiano Arcelor e Marcegaglia.
Sui 4mila
esuberi programmati 3.300 saranno a
Taranto, dove davanti alle portinerie A, D, Tubifici e imprese sono in corso presidi di
lavoratori e
sindacati. È previsto che gli
operai convergano verso la direzione per un’assemblea. Il
governo
ha garantito che non lascerà nessuno senza tutele, ma per i sindacati
si parte da una base di confronto inaccettabile. A preoccupare sono
soprattutto le condizioni che dovranno essere accettate dai lavoratori
che passeranno alle dipendenze di Am Investco. Innanzitutto, fanno
rilevare i
sindacati, perderanno le garanzia dell’art.18 perché saranno riassunti con il contratto a tutele crescenti previsto dal
Jobs Act.
Inoltre, così come evidenziato nel piano, non ci sarà alcuna
“continuità rispetto al rapporto di lavoro” precedente “neanche in
relazione al trattamento economico e all’anzianità”. Ora toccherà ai
sindacati trattare per riuscire a mantenere i livelli
retributivi.
Pinotti: “Rivedere le condizioni peggiorative per i lavoratori”
– “I lavoratori hanno ben compreso – ha detto Bentivogli – che le basi
su cui si articola il piano industriale vanno radicalmente modificate.
Continuiamo a ribadire, come in tutti questi anni, che è possibile
modificare il piano affinché si rilanci la produzione dell’acciaio, si
salvaguardi l’ambiente e si escludano licenziamenti”. Il ministro della
Difesa
Roberta Pinotti,
intervistata da
La Stampa e
Repubblica,
sostiene che “il governo sta al fianco delle preoccupazioni dei
lavoratori e non certo dall’altra parte”. “Ne ho parlato con il ministro
Calenda – ha detto ancora Pinotti – e anche con il
viceministro Bellanova e il ministro invita tutti a un confronto
schietto e democratico (…) noi vogliamo lavorare per diminuire il numero
degli esuberi e per rivedere le condizioni che possono essere
peggiorative dal punto di vista dei lavoratori”. Il presidente di
Federacciai
Antonio Gozzi, dal canto suo, ricorda che “Ilva è
fallita” e “chi viene per salvarla apre una trattativa sulla
riduzione del costo del lavoro“. E ancora: “Come fai a gestire un’impresa fallita, con un appesantimento di Aia? Non si possono imporre standard altissimi di
presidi ambientali
che comportano extra-costi rispetto ai concorrenti, e poi pensare che
non succeda nulla e non si scarichi su niente. Bisogna essere realisti”,
afferma il patron della Duferco. “Le condizioni ambientali sono così
draconiane che si è cercato di trovare efficienza in tutti i modi
possibili”.
A Genova lo striscione “Pacta servanda sunt” –
Dopo l’assemblea all’alba davanti allo stabilimento genovese i
dipendenti hanno lasciato il cantiere per dirigersi verso il centro
città. Al momento il corteo si trova all’altezza di
Cornigliano, dopo il blocco della
Strada Nuova di
Genova i lavoratori si dirigeranno attraverso
Sampierdarena prima e poi piazza della
Nunziata in direzione di piazza
Corvetto per un presidio sotto la sede della
Prefettura. In testa al corteo due striscioni, il primo che ricorda:
Pacta servanda sunt e il secondo che recita:
In lotta senza paura per il lavoro e per Genova. La richiesta dei
sindacati è quella di ottenere il rispetto dell’accordo di
programma 2005 che riguarda lo stabilimento di
Genova,
che prevedeva il mantenimento della continuità produttiva dopo la
chiusura dell’area a caldo, con nuovi investimenti, e garantiva i
livelli occupazionali e la continuità di reddito per i dipendenti. La
mobilitazione degli operai dell’
Ilva ha ricevuto il sostegno di tante
realtà genovesi tra cui quella dei lavoratori portuali, un gruppo dei quali in questi minuti si sta radunando in via
Balleydier oltre a vigili del fuoco e a delegazioni dalle principali industrie di
Genova.
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