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Il 21 ottobre lo sciopero generale dei sindacati di base. Un'occasione per rimettere insieme vecchie e nuove forme del lavoro, sperimentando forme di lotta innovative
Che cosa vuol dire lottare e organizzarsi quando vecchie e nuove forme di sfruttamento si incontrano e stritolano le esistenze di milioni di lavoratrici e lavoratori, in ogni parte del mondo?
Cosa vuol dire “trovare la propria strada” quando non ti chiamano più lavoratore ma Turco meccanico se lavori dentro un magazzino di Amazon o Coniglio se sei un dipendente di TaskRabit?
Che cosa vuol dire vivere e lavorare nell’epoca in cui sono gli algoritmi a comandare la produzione, così vicini al futuro che tutti abbiamo visto nei film, ma così “vecchi” nel modo di intendere il lavoro, nel tentativo di sfruttare in modo intensivo i servizi umani e risparmiare, tagliare, licenziare?
Cosa accade quando il posto di lavoro diventa un premio in una gara per la sopravvivenza, il salario una promessa e la povertà non più una minaccia ma una condizione di vita sempre più diffusa?
Accade che lottare e organizzarsi è sempre più difficile: riconoscersi come vittime dello stesso attacco è quasi un miraggio, divisi in mille contratti, mille posti di lavoro, mille condizioni che appaiono completamente individuali, vincolati dal ricatto della povertà e della crisi. Trovare le forze per rispondere sembra impossibile. Sembra, appunto.
Attorno a queste domande, secondo noi, bisogna tornare a sperimentare: sperimentare forme di organizzazione in grado di essere all’altezza di questa sfida epocale; sperimentare nuovi modelli, prototipi, nuovi esempi di mutualismo e lotta.
Anche in questo caso, come sempre, il vecchio e il nuovo sono etichette vuote e utili solo a chi vuole mascherarsi e nascondersi, ma quello che va fatto è esattamente il contrario: quello che va fatto è apparire sulla scena. Nuove forme di lotta devono porsi il problema di tornare a fare male, come un tempo, ai datori di lavoro; di riappropriarsi dello sciopero e di tornare a bloccare la produzione e il profitto di chi non si ferma davanti a niente, nemmenodavanti alla morte di un lavoratore che lotta per i diritti dei suoi colleghi, come nei magazzini della logistica di Piacenza poche settimane fa.
Far scioperare le partite IVA povere, i precari dei servizi, i lavoratori delle cooperative, chi porta le pizze o serve la birra dietro il bancone di un pub, chi colleziona voucher privo di tutele e diritti, aspettando che un giorno anche il suo sia riconosciuto come un vero lavoro. E’ necessario costruire ponti e relazioni tra le vecchie e le nuove forme del lavoro, perché solo rifiutando la contrapposizione e la guerra tra poveri si può riuscire a sconfiggere il nemico, che è lo stesso.
Attorno a questi nodi bisogna ripensarsi e rimettersi in cammino. Vogliamo farlo a partire da un’occasione, parziale ma a nostro avviso da cogliere: il 21 Ottobre numerose sigle del sindacalismo di base hanno lanciato unosciopero generale metropolitano, uno sciopero che si inserisce nella lunga campagna autunnale contro il referendum voluto da Renzi e che vuole declinare socialmente un ‘NO’ che deve servire soprattutto a chi ognigiorno prova a organizzarsi, nelle proprie città, nelle università, nelle scuole e nei posti di lavoro.
Vogliamo provare a stare dentro questa giornata allargandone i confini e inserendo le questioni che a noi stanno più a cuore, cercando di focalizzare l’attenzione su quei segmenti del mondo del lavoro che più hanno bisogno di questo sforzo immaginativo e di sperimentazione. Per questo, oltre a partecipare alla giornata di sciopero del 21:
1. il 19 ottobre nella facoltà di Scienze Politiche della Sapienza, alle ore 17:00 costruiremo, assieme alle studentesse e agli studenti della LUR, un’assemblea pubblica per promuovere e organizzare una campagna contro i voucher, frontiera dello sfruttamento e della polverizzazione dei diritti, strumento utilizzato non solo per smantellare le ultime garanzie esistenti ma per inaugurare una nuova era nel mondo del lavoro, in cui tutele, contratti, diritti e responsabilità dei datori di lavoro sono un optional;
2. Il 20 ottobre alle 22.30 a San Lorenzo daremo vita a una Torcida Precaria, una passeggiata per le strade di un quartiere in cui moltissimi giovani escono la sera e altrettanti lavorano in nero o con voucher e sono sottopagati e sfruttati, per ricordare a tutti che se lo sfruttamento è H24 anche lo sciopero deve esserlo e per iniziare a costruire quelle relazioni e quei ponti necessari per riconoscersi, organizzarsi e contrattaccare.
La strada è molto lunga e non bastano giornate come queste a trovare le risposte a tutte le domande che ci stiamo ponendo, ma è necessario iniziare a fare qualcosa: servono esempi, tentativi, scommesse e soprattutto serve ritrovare la gioia di lottare, in un’epoca in cui il “nuovo” bussa alla porta con le stesse catene di sempre e i tuoi datori di lavoro possono chiamarti Servizio umano, Turco Meccanico o Rabbit.
Organizzati – Difenditi – Contrattacca
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