venerdì 21 ottobre 2016

Roma, gli insulti dell'assessore M5S e lo scandalo dell'edilizia pubblica.

Paolo Berdini si scaglia contro l'avvocato Perticaro, rappresentante degli inquilini: «Sei un pezzo di m...». Poi chiarisce: "E' lui che ha aggredito me, io ho risposto in modo poco educato". Ma dietro c'è una questione enorme: quella delle concessioni ai costruttori e delle inchieste sull'edilizia agevolata nella Capitale.

L'Espresso di Peter D'Angelo e Chiara Privitera

Roma, gli insulti dell'assessore M5S e lo scandalo dell'edilizia pubblica "Mandaci tua sorella, ce l'hai la sorella? Allora mandaci lei, 'a pezzo de merda. Queste le parole dell'assessore all'urbanistica di Roma Paolo Berdini. Parole tese, sprezzanti e inaspettate da un uomo solitamente composto e assennato. Eppure qualcosa è scattato, ma cosa e perché? Se lo chiede chi era presente all'incontro di venerdì 14 ottobre in assessorato: vari comitati di inquilini (Monte Stallonara, Castelverde, Ponte Linari, Selva Candida, Tor Vergata, art.18), Angelo Fascetti di Asia Usb, il consigliere m5s Marcello De Vito e soprattutto il rappresentante degli inquilini, l'avvocato Vincenzo Perticaro al quale sono state rivolte quelle parole arroventate.


Nel corso di un incontro con i comitati degli inquilini, l'assessore all'urbanistica del comune di Roma Paolo Berdini prende a male parole "a pezzo di ...." l'avvocato Vincenzo Perticaro, che ha denunciato per primo gli illeciti sui piani di zona che hanno portato a 326 sequestri e all'apertura di 28 filoni di inchiesta diversi.? Un indice del clima arroventato che circonda, nella capitale, il tema dell'edilizia agevolata.












Proviamo a contestualizzare: Perticaro ha denunciato per primo gli illeciti sui piani di zona che hanno portato a 326 sequestri e all'apertura di 28 filoni di inchiesta diversi. Abbiamo chiesto proprio all'avvocato il perché di questa aggressione verbale: “Non saprei, semplicemente ho chiesto all'assessore novità sul blocco degli sfratti nell'edilizia agevolata" e aggiunge "a luglio Berdini aveva promesso di applicare le sanzioni ai costruttori che violavano le convenzioni, ma non è successo nulla. Eppure questa mossa potrebbe far incassare al comune oltre un miliardo”.

D'altra parte, ci ricorda Marcello De Vito, la promessa è stata mantenuta: “Siamo a lavoro e abbiamo già approvato all'unanimità, l'1 settembre 2016, la procedura di verifica delle regolarità amministrative delle società e delle cooperative operanti nei piani di zona" e aggiunge "dopo le continue violazioni perpetrate da 20 anni del duo Pd-Pdl noi prendiamo impegni concreti e siamo pronti a revocare le concessioni qualora riscontrassimo delle violazioni”. Insomma in tre mesi, dopo 20 anni di malgoverno, questo è un passo fondamentale che nessuno ha fatto fino ad oggi. Di questo va preso atto. I presupposti sono più che solidi e De Vito è molto netto e sicuro nel rivendicare il lavoro della giunta e dell'assessore all'urbanistica.

Gli fa eco anche l’assessore Paolo Berdini che proprio poche ore fa sulla sua pagina Facebook conferma: “inizia il processo di revoca di alcune delle concessioni e il Comune di Roma porterà fino in fondo la revoca del diritto di concessione”. In questo modo, spiega l’assessore all’urbanistica si metterà uno stop anche agli sfratti ingiusti. Raggiunto al telefono, mentre sta per entrare dal pm dall’Olio, Berdini sulla querelle con l’avvocato Perticaro risponde di non aver aggredito nessuno: “è lui che ha aggredito me, essendo stato aggredito io ho risposto in modo poco educato se vuole. Però tante volte ci sta”. Una questione di maleducazione, insomma, che non ferma il lavoro dell’assessore.

IL CONTESTO

Di certo Paolo Berdini ha ereditato una situazione di irregolarità asfissiante e ramificata e la pressione sulla giunta capitolina è altrettanto logorante. A metterci il carico sono decenni di mancati controlli da parte del Comune che hanno reso l'edilizia pubblica una macchia nera senza controllo. Così è facile che il buio cali dove girano i soldi, in particolare sull'edilizia agevolata, ovvero quell'edilizia dove il pubblico esborsa denaro per sovvenzionare i costruttori privati. A patto, sia ben chiaro, che queste vengano locate o vendute a prezzi calmierati e solo a persone che ne abbiano diritto in base al reddito.

Ieri la procura ha chiuso quindici fascicoli con oltre trenta indagati per truffa. Il pm Francesco Dall'Olio ha riscontrato un insidioso e diffuso accaparramento di contributi pubblici da parte della quasi totalità delle cooperative edili a ridosso del GRA, senza che queste rispettassero i vincoli stabiliti da convenzione.

Cosi gli speculatori affittano e vendono case a prezzi di mercato. Questo meccanismo ha portato i costruttori a guadagnarci due volte: primo, prendendo soldi dal pubblico e secondo, sottraendo dalle tasche del cittadino ignaro soldi non dovuti. La procura va avanti, ma nulla riesce a fermare il rullo degli sgomberi (ingiusti) di famiglie morose per colpa di canoni d'affitto doppi a quelli che sarebbero dovuti. Così chi ha diritto agli alloggi calmierati viene sbattuto in strada da acquirenti che non hanno alcun diritto di acquisto.

I PIANI DI ZONA NEL PROGRAMMA DEI CINQUE STELLE

In campagna elettorale le accuse ai “palazzinari” divennero parte integrante del programma del Movimento che riscosse grande consenso proprio nelle periferie. Degli 11 punti, uno faceva ben sperare gli inquilini. Al numero 7, il “diritto all’abitare” prevedeva di: “tutelare il patrimonio immobiliare in edilizia agevolata e/o convenzionata ripristinando la legalità sia per i canoni di locazione che per le vendite di tali alloggi e punendo la speculazione dei costruttori/concessionari”.

Senza dimenticare di “verificare l’effettivo pagamento degli oneri economici dovuti al Comune di Roma Capitale procedendo anche alla revoca delle convenzioni. (…) le relative sanzioni potranno essere utilizzate per agevolare il disagio sociale abitativo e dare respiro alle famiglie in difficoltà”. Per anni l’imputazione principale da parte dei cittadini che vivono in quelle case è stata che gli uffici comunali preposti, soprattutto il Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica, non abbiano effettuato i dovuti controlli.

Tuttora la mancata applicazione delle disposizioni previste dalla Convenzione dei Piani di zona e l’assenza di vigilanza ha condotto a situazioni dove l’altalena tra legale e illegale si consuma sulla pelle degli inquilini.  Eppure le denunce dei cittadini cominciano ad intasare le scrivanie della procura, e in alcuni casi si è arrivati al sequestro degli immobili. Come è accaduto con 326 appartamenti nel marzo 2012. I nuovi filoni di indagine fanno prevedere una voragine sotto il cielo romano.

SULLA PELLE DEGLI INQUILINI 

Sono bastate due mensilità arretrate per autorizzare lo sfratto dei coniugi Ridolfi che da mercoledì dormono per strada. I Ridolfi, entrambi settantenni, si erano accorti che qualcosa non andava quando hanno scoperto di aver pagato per anni più del dovuto: 800 euro anziché 696. Tanto che anche il Comune gli ha riconosciuto il rimborso di 1029 euro dal 2010 ad oggi. Mai arrivato. E questo perché il proprietario è un privato che ha acquistato l’appartamento, e almeno altri due sempre in edilizia agevolata, prima ancora che le case fossero assegnate a chi ne aveva necessità. Tant'è che ha anche stabilito autonomamente il prezzo.

Normative confuse e controlli labili, o conniventi, e casi singoli di presunti o lampanti reati. Sono le due facce dei 112 piani di zona della capitale. Ci sono famiglie che vivono col fango sulle porte e allacci fognari di fortuna come a Montestallonara, dove le opere di urbanizzazione non sono mai state eseguite, come invece previsto per i costruttori: case pagate e mai ufficialmente consegnate.

Così è anche a Castelverde dove gli immobili non hanno l’agibilità e le famiglie vivono ancora con la luce di cantiere dal 2008. In questo quartiere alla periferia est della città, le case già pagate sono state pignorate e messe all’asta. Perché la società di costruzione è fallita lasciando un debito con la banca che adesso usa come indennizzo quegli immobili.

Le famiglie che hanno già pagato la cifra concordata (oltre 100 mila euro) ogni giorno assistono alle visite dell’istituto vendite giudiziarie che accompagna sul posto potenziali acquirenti, e qualcuno - probabilmente ignaro della situazione - ha già versato un acconto. Per “sanare” la situazione l’offerta è stata di versare altri 150 mila euro, oltre quelli già versati all'impresa fallita. Chi non può pagarli e non lascia l’alloggio è considerato un abusivo: ogni mese queste 30 famiglie ricevono la richiesta di una indennità di occupazione pari a 1000 euro. E il prossimo 24 ottobre rischiano lo sfratto.

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