martedì 11 ottobre 2016

Canapa Terapeitica. Così Israele vuole conquistare il mercato della cannabis.

L'utilizzo a scopo terapeutico della marijuana è un business con un potenziale da miliardi di euro. E nel Paese mediorientale decine di aziende e startup si preparano all'esportazione nei nuovi stati che apriranno alla legalizzazione.

Così Israele vuole conquistare il mercato della cannabis L'Espresso di Federica Sasso
 
"The cat is out of the bag". Basta, non è più un segreto per nessuno. Saul Kaye è il fondatore dell’incubatore "Israel Cannabis" e ha il tono di chi ripete una cosa ovvia: "L’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico si diffonderà ovunque, ormai questo è un movimento, una rivoluzione". E Israele si presenta al mondo come un epicentro, l’ecosistema dove si incontrano hi-tech in campo agricolo e ricerca medica. Mentre a livello internazionale si aprono spazi per investimenti legati alla legalizzazione della cannabis stimati in miliardi di dollari, la Startup Nation sfrutta la sua esperienza nella coltivazione delle piante per scopo terapeutico, lo spirito imprenditoriale e anni di ricerca.


Da quando nei primi anni Sessanta il chimico Raphael Mechoulam ha deciso di studiare le proprietà della cannabis (e ha isolato il THC, il principio attivo famoso per gli effetti psicoattivi) il paese è sempre stato all’avanguardia per le scoperte del suo potenziale in campo medico e farmacologico. "E poi, rispetto agli Stati Uniti per esempio, qui è sempre stato più facile ottenere permessi per fare ricerca", afferma Mechoulam.

Con un bacino di 23 mila pazienti che già utilizzano prodotti derivati dalla cannabis e un mercato in espansione, aziende e governo stanno cogliendo l’opportunità. A giugno è stata approvata una riforma che regola tutta la filiera, dalla coltivazione alla distribuzione dei prodotti nelle farmacie, il ministro della Salute, Yaakov Litzman, vuole aumentare il numero dei coltivatori autorizzati e il ministro dell’Agricultura, Uriel Arieli, ha affermato che presto (forse entro un paio d’anni) i coltivatori israeliani avranno il via libera per le esportazioni.

Secondo Saul Kayne oggi in Israele ci sono già 150 aziende coinvolte nel "business" della cannabis terapeutica. Il suo incubatore "Israel Cannabis" si occupa delle startup che vogliono buttarsi in questo settore, e anche se si tratta di un mercato agli inizi Kayne è entusiasta: "La differenza con l’hi-tech di 20 anni fa è che abbiamo una base di utenti già pronta ad acquistare i prodotti", spiega.

Kaye e il suo team hanno anche lanciato "CannaTech", conferenza che porta a Tel Aviv leader di aziende hi-tech, agro-tech, e, ovviamente, investitori. "Siamo interessati all’Italia e tutta l’Europa, l’Australia e l’Africa, questi sono i mercati emergenti secondo noi".

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