giovedì 13 ottobre 2016

Banche, in arrivo con la legge di Bilancio 300 milioni di soldi pubblici per gestire i lavoratori in esubero.


Il governo, su richiesta degli istituti, è pronto a stanziare circa 100 milioni l'anno per il prossimo triennio. Con le migliaia di uscite e prepensionamenti degli ultimi anni il Fondo di solidarietà per i dipendenti del credito è rimasto senza risorse. 
 
Banche, in arrivo con la legge di Bilancio 300 milioni di soldi pubblici per gestire i lavoratori in esubero
In arrivo con la legge di Bilancio per il 2017 almeno cento milioni di soldi pubblici per garantire a decine di migliaia di bancari uno scivolo verso il pensionamento. E altrettanti saranno messi a disposizione per il 2018 e 2019. Il premier Matteo Renzi, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e la Banca d’Italia ormai non perdono occasione per sottolineare che gli istituti di credito hanno “troppi dipendenti“, mentre il numero uno della Bce Mario Draghi di recente ha parlato di “sovracapacità”. E ogni giorno arrivano annunci di nuovi esuberi per tagliare i costi e fare i conti con la crescente diffusione dell’home banking: da Unicredit a Bnl alla Popolare di Vicenza, i tagli si contano a migliaia. Risultato: il Fondo di solidarietà per i dipendenti del credito, finanziato dagli stessi istituti, è rimasto a secco. E l’allungamento da cinque a sette anni degli ammortizzatori per il personale, previsto dal decreto banche dello scorso giugno, è un’arma spuntata causa carenza di fondi. Ecco allora che Palazzo Chigi e il Tesoro hanno concordato con l’Associazione bancaria (Abi) un intervento dello Stato.

Le banche e i sindacati di categoria chiedevano almeno 150 milioni l’anno per gestire almeno 50mila uscite, il governo ha trattato per abbassare la posta e secondo La Stampa l’asticella si è fermata appunto a quota 100 milioni di euro l’anno per tre anni. I soldi andranno a rimpinguare la quota a carico del Fondo (poco più del 60% dell’ultima retribuzione, cui si aggiunge un contributo dell’istituto in ristrutturazione) per sostenere il reddito del lavoratore in uscita e evitare licenziamenti collettivi. Escluso il ricorso alla cassa integrazione, perché prima l’azienda di credito dovrebbe dichiarare lo stato di crisi e a quel punto la nuova normativa europea farebbe scattare l’intervento delle autorità di vigilanza. Al settore dovrebbe però essere concesso di attivare contratti di solidarietà, con riduzioni di orario e stipendio.
All’inizio di settembre Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, aveva attaccato Renzi che al forum Ambrosetti di Cernobbio ha detto che il personale bancario, oggi oltre 300mila persone, è sproporzionato e “da qui a 10 anni ci saranno 150mila, 200mila bancari“. ”Queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – ha detto – e significano 15mila lavoratori all’anno in meno”.

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