Il governo, su richiesta
degli istituti, è pronto a stanziare circa 100 milioni l'anno per il
prossimo triennio. Con le migliaia di uscite e prepensionamenti degli
ultimi anni il Fondo di solidarietà per i dipendenti del credito è
rimasto senza risorse.
In arrivo con la legge di Bilancio per il 2017
almeno cento milioni di soldi pubblici per garantire a decine di migliaia di
bancari uno scivolo verso il
pensionamento. E altrettanti saranno messi a disposizione per il 2018 e 2019. Il premier
Matteo Renzi, il ministro dell’Economia
Pier Carlo Padoan e la
Banca d’Italia ormai non perdono occasione per sottolineare che gli istituti di credito hanno “
troppi dipendenti“, mentre
il numero uno della Bce Mario Draghi di recente ha parlato di “sovracapacità”. E ogni giorno arrivano annunci di
nuovi esuberi per tagliare i costi e fare i conti con la crescente diffusione dell’home banking:
da Unicredit a Bnl alla Popolare di Vicenza, i tagli si contano a migliaia. Risultato:
il Fondo di solidarietà per i dipendenti del credito, finanziato dagli stessi istituti, è rimasto a secco. E l’allungamento da cinque a sette anni degli ammortizzatori per il personale, previsto dal decreto banche dello scorso giugno, è un’arma spuntata causa carenza di fondi. Ecco allora che Palazzo Chigi e il Tesoro hanno concordato con l’
Associazione bancaria (Abi) un intervento dello Stato.
Le
banche e i sindacati di categoria chiedevano almeno 150 milioni l’anno per gestire almeno
50mila uscite, il governo ha trattato per abbassare la posta e secondo
La Stampa
l’asticella si è fermata appunto a quota 100 milioni di euro l’anno per
tre anni. I soldi andranno a rimpinguare la quota a carico del Fondo
(poco più del
60% dell’ultima retribuzione, cui si aggiunge un contributo dell’istituto in ristrutturazione) per sostenere il reddito del lavoratore in uscita e evitare
licenziamenti collettivi. Escluso il ricorso alla
cassa integrazione, perché prima l’azienda di credito dovrebbe dichiarare lo
stato di crisi e
a quel punto la nuova normativa europea farebbe scattare l’intervento
delle autorità di vigilanza. Al settore dovrebbe però essere concesso di
attivare
contratti di solidarietà, con riduzioni di orario e stipendio.
All’inizio di settembre
Lando Sileoni, segretario generale della
Fabi, aveva attaccato Renzi che al forum
Ambrosetti di Cernobbio ha detto che il personale bancario, oggi oltre 300mila persone, è sproporzionato e “
da qui a 10 anni ci saranno 150mila, 200mila bancari“. ”Queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – ha detto – e significano 15mila lavoratori all’anno in meno”.
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