venerdì 10 giugno 2016

Xylella, via libera Ue alla strage degli ulivi. Senza nuove prove scientifiche.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso oggi una sentenza che conferma l’obbligo di abbattere tutti gli ulivi potenzialmente infetti da Xylella fastidiosa, il batterio trovato in Puglia.



micromega di Antonia Battaglia
Secondo il verdetto, infatti, la Commissione Europea “può obbligare gli stati membri a rimuovere tutte le piante potenzialmente infettate”, incluse quelle che non presentano sintomi d’infezione, ma che si trovano in prossimità delle piante che sono già state dichiarate infette.

Secondo la Corte, la misura sarebbe finalizzata a garantire la protezione fitosanitaria della vegetazione europea ed è giustificata dal principio di precauzione, sulla base delle prove scientifiche in possesso della Commissione.

A chiamare in causa la Corte di Giustizia era stato il Tar del Lazio, che aveva messo in dubbio la legittimità dei provvedimenti europei che disponevano l’abbattimento degli ulivi.

Il Consiglio di Stato, inoltre, aveva, in data 11 febbraio 2016, accolto le richieste di sospensiva delle eradicazioni di piante ritenute infette da Xylella, presentate da 10 proprietari di uliveti nelle zone di Trepuzzi, Provincia di Lecce.

Inoltre, facendo proprie le tesi del GIP presso il Tribunale di Lecce, il Consiglio aveva affermato che mancavano risultati univoci delle analisi sugli agenti patogeni responsabili della diffusione della malattia in questione.

Cosa è accaduto per arrivare oggi a questo punto?

È accaduto che la scienza ufficiale non ha preso in considerazione gli importanti risultati che via via emergono dalle sperimentazioni sul campo.

Sono numerosissimi i casi di piante di ulivo guarite e che addirittura hanno dato nuovi frutti, ma per la scienza sui cui studi si basa la Commissione essi non esistono ancora. Certo, in alcuni casi le sperimentazioni non sono ancora concluse, ma si sarebbe già potuto acquisirne i positivi e numerosi risultati parziali.

Le prove sperimentali, a distanza di un anno dal loro inizio, parlano di successo, di rinascita degli alberi. Raccontano una storia diversa da quella che viene narrata nei reports e pareri scientifici dietro i quali si muove la Commissione.

Perché questi esperimenti che hanno successo, perché queste nuove prove scientifiche non sono stati codificati e non sono potuti arrivare a Bruxelles attraverso i canali ufficiali?

Perché il Ministero delle Politiche Agricole, con la Regione Puglia, si sono mostrati timidi al cospetto degli importanti risultati ottenuti in campo che avrebbero dovuto esser ben illustrati, prospettati e utilizzati in Commissione?

Perché si è lasciato passare un anno dalla visita del Commissario EU a Lecce senza davvero incidere sulla questione e lasciando invece le associazioni e i loro validi avvocati da soli, a scontrarsi contro le lobbies agricole degli altri paesi europei che oggi la decisione della Corte di Giustizia premia?

Cosa accadrà adesso? Che la decisione europea dovrà essere applicata.

La sentenza della Corte aggiunge che la Commissione dovrà prendere in esame la nuova evidenza scientifica esistente. Ma il timore è che ciò non avvenga.

EFSA affermava nel rapporto "Treatment solutions to cure Xylella fastidiosa diseased plants” del 20 aprile 2016 ed in altri studi precedenti, che le ricerche e le investigazioni sul CoDiRo (il ceppo della Xylella pugliese) sono quelle realizzate in Puglia negli ultimi due anni da scienziati del CNR. Quindi, nulla di nuovo e nessuna nuova evidenza scientifica in grado di aggiornare e sostenere l’utilità attuale della decisione della Commissione.

L’ultimo rapporto EFSA non si basava quindi su nuovi dati scientifici. Ma allora, dove sono le evidenze inoppugnabili sulle quali è costruita la decisione della Commissione del Maggio 2015 che la sentenza di oggi riafferma?

Peacelink aveva sottolineato in una recente lettera alla Commissione di essere sorpresa dal fatto che le perizie richieste dal Tribunale di Lecce per far luce sulla questione Xylella non fossero state consultate da EFSA e che le ricerche scientifiche sulle quali si basava l’impianto decisionale della Commissione fossero sempre quelle realizzate da esponenti del CNR di Bari, che sono tutt’oggi indagati nella questione Xylella dalla Procura di Lecce.

L’imparzialità dello studio sul quale EFSA, Commissione e da oggi la sentenza della Corte hanno costruito la strategia comunitaria sembra non essere assolutamente garantita.

La sentenza della Corte Europea dà alla Commissione il potere di richiedere all’Italia l’esecuzione della decisione. Ovvero il taglio degli alberi infetti e di quelli non infetti ma prossimi.

Perché il Ministro delle Politiche Agricole non è mai intervenuto a favore di uno studio scientifico che prendesse in esame e presentasse alle autorità europee anche le sperimentazioni? Quale è la posizione attuale della Regione Puglia in questa questione?

Alla Corte di Giustizia la Regione Puglia non ha presentato memorie né si è presentata in giudizio per sostenere le proprie ragioni. Di fatto, è rimasta inerte. Era sicuramente il soggetto che poteva rappresentare al meglio la situazione e contrastare lo scenario apocalittico evocato durante la seduta dagli avvocati della Commissione.

(9 giugno 2016)

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