contropiano sergio cararo
“Roma è una città a pezzi. Se non nella realtà dei fatti,
certo nella rappresentazione di sé”. Sono lapidarie le prime due righe
del prologo al libro “Roma disfatta” di Vezio De Lucia, una autorità tra
gli urbanisti, e Francesco Erbani caposervizio cultura del quotidiano
La Repubblica. Un libro scritto a quattro mani e raccontato a due voci
attraverso un lungo dialogo tra i due autori su Roma. “Roma bisogna
andarsela a vedere”, dice Erbani nel dibattito tenutosi al centro
sociale Corto Circuito in occasione della presentazione del libro
organizzata giovedi dalla Carovana delle Periferie.
Il tendone del Corto ha ospitato un bel confronto con i due autori,
recensiti – “senza misericordia” – da due esperti piuttosto anomali:
l’urbanista Antonello Sotgia, da sempre vicino ai movimenti, e Angelo
Fascetti, un veterano della lotta per la casa e coordinatore
dell’Asia-Usb.
Davide della Carovana delle Periferie non gira intorno alle parole.
Un pubblico apprezzamento al libro per la sua utilità e le analisi che
contiene ma presa di distanza da alcune conclusioni, o meglio dalle
conclusioni che mancano. La forma pulviscolare con cui si è voluto
lasciar espandere Roma, consegnandone le scelte e dando mano libera ai
privati e ai costruttori, ha un costo terribile che diventa debito, non
solo sul piano urbanistico ma anche per adeguare i servizi (dal
trasporto pubblico alla raccolta rifiuti) ad una espansione niente
affatto regolata. Roma si è allargata a dismisura nonostante i suoi
abitanti siano rimasti sempre lo stesso numero. Ci sono edifici ben
superiori alle necessità dei suoi 2.800.000 abitanti, con migliaia di
palazzi e appartamenti vuoti, inutilizzati. Ma Roma è una città duale.
Non solo tra la città consolidata e quella anulare (cioè oltre quel
Grande Raccordo Anulare diventato un muro divisivo tra una città e
un’altra). Roma è una metropoli in cui la città abusiva (quella dei
condoni) occupa 15mila ettari, più del comune di Napoli, assai più
rispetto a quella pubblica. Ciò ha incentivato un visione proprietaria e
individualista dell’abitare che ha avuto ripercussioni anche sulla
rappresentanza politica, con la gente della metropoli condonata –
decisiva ieri per l’avvento delle giunte di sinistra – diventata bacino
elettorale della destra o, nel migliore dei casi oggi del M5S, l’unico a
contendere elettoralmente lo spazio alla destra nelle periferie.
Sotgia critica l’assenza dal libro di ogni presenza o riconoscimento
al ruolo avuto dai movimenti sociali (dalle occupazioni di case e spazi
ai comitati che si battono sui territori) nell’aver cercato di disegnare
una città diversa. Cita Moby Dick e il fatto che spesso le mappe
ingannano non dicendo tutto quello che c’è da sapere. Angelo Fascetti
sottolinea la mancata denuncia del verminaio venuto fuori sulle
edificazioni in area 167 (i famigerati Piani di Zona) che dovevano
cercare di dare risposta alla domanda abitativa dei ceti sociali
medio-bassi, appena un gradino o due sopra quelli talmente disagiati da
avere diritto alle case popolari. Una dimensione abitativa enorme in
tutta la cintura periferica che ha truffato quasi 40mila famiglie con la
complicità di Comune e Regione.
Vezio De Lucia incassa le critiche e replica con onestà. “La retorica
sui movimenti non ci appartiene perché non ne facciamo parte. Siamo un
urbanista e un giornalista e non degli attivisti”. Accetta invece la
denuncia di Fascetti sui Piani di Zona ammettendo esplicitamente che
“Non immaginavo a che livello di schifo fosse arrivata l’edilizia
pubblica a Roma”. De Lucia, trattato con rispetto da tutti gli
interlocutori di un dibattito che pure non risparmia critiche, ci
ricorda che la città abusiva è nata spontaneamente al di fuori della
città pubblica. Sono 600mila le persone che vivono nella città abusiva e
meno della metà quelle che vivono nella città pubblica. E’ stata
condonata riconoscendo i diritti abitativi e proprietari a chi si era
costruito la casa senza licenza o servizi di urbanizzazione (vedi i
ciociari insediatisi in massa sulla Casilina e la Prenestina dagli anni
’50), servizi arrivati successivamente con i condoni. Ma questo
passaggio ha prodotto anche cambiamenti politici. “A Roma non si elegge
il sindaco senza il consenso dei consorzi nati nella città abusiva. Di
questo non c’è traccia in Mafia Capitale né nell’indagine interna
condotta sui circoli del PD da Barca”.
Francesco Erbani (autore tra l’altro di un libro precedente dedicato
proprio alla città pubblica), afferma che Roma ha perso la possibilità
di essere interpretata in un unico modo. Nel libro non ci sono le
vicende politiche della città, l’abbiamo analizzata solo attraverso il
rapporto tra il notabilato della politica e l’estensione della città,
cioè la connessione tra questi due fattori. Erbani nega che nel libro ci
sia alcuna benevolenza verso l’esperienza della Giunta Marino.
Il dibattito seguito ai primi interventi è stato assai ricco e
animato da diversi interventi: da chi ha posto il problema del No alle
Olimpiadi e della minaccia speculativa su Tor Vergata a chi abita a Tor
Bella Monaca (al quale il libro dedica un apposito capitolo, forse
troppo indulgente), c’è chi pone il problema dell’area e della città
metropolitana con centinaia di migliaia di pendolari che oggi giorno
convergono su Roma dall’hinterland a chi pone il problema di come la
risorsa turismo e beni archeologici non sia affatto una risorsa
redistribuita ma vede invece una enorme appropriazione privata degli
introiti (vedi la vicenda del Colosseo di cui l’80% degli introiti vanno
a due società private) e c’è Daniela che racconta come l’occupazione
“illegale” di un spazio come il Corto in realtà stia producendo cose
migliori di quelle consentite dai regolamenti comunali.
Inevitabilmente le elezioni entrano nella discussione. Il 19 giugno
ci sarà il ballottaggio tra Giachetti e la Raggi. E allora che fare? Non
ha dubbi Nunzio D’Erme affermando che occorre battere il PD e provare a
riaprire la partita dell’organizzazione sociale e politica nelle
periferie, non ha dubbi Federico quando dice dobbiamo votare contro chi
dice si alle Olimpiadi e alla speculazione su Tor Vergata. E’
possibilista anche Vezio De Lucia quando vede confermata la possibilità
che l’urbanista Paolo Berdini possa essere della squadra di governo
proposta dalla Raggi e dai M5S.
La discussione è durata quasi due ore e mezza e avrebbe potuto
continuare per ore per i temi e gli spunti emersi. “Roma disfatta” è un
libro che va letto per capire cosa hanno fatto diventare Roma la totale
“deregolation urbanistica”, i poteri forti e le complicità che hanno
reso possibile la liquidazione della città pubblica. Probabilmente ci
sarà un nuovo confronto nelle prossime settimane, il luogo previsto è
fortemente adatto e simbolico: Tor Bella Monaca, primo avamposto di
quella “Roma anulare” in cui la Carovana delle Periferie da alcuni mesi
sta sperimentando l’ipotesi di una organizzazione sociale di massa.
Rete per l'Autorganizzazione Popolare - http://campagnano-rap.blogspot.it
Pagine
- Home
- L'associazione - lo Statuto
- Chicche di R@P
- Campagnano info, news e proposte
- Video Consigliati
- Autoproduzione
- TRASHWARE
- Discariche & Rifiuti
- Acqua & Arsenico
- Canapa Sativa
- Raspberry pi
- Beni comuni
- post originali
- @lternative
- e-book streaming
- Economia-Finanza
- R@P-SCEC
- il 68 e il 77
- Acqua
- Decrescita Felice
- ICT
- ECDL
- Download
- हृदय योग सारस
domenica 12 giugno 2016
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento