Proprio nel giorno dell’anniversario della vittoria referendaria per
l’acqua pubblica, il distacco completo dell’acqua ad un utente disabile,
oggi un altro utente ha tentanto di darsi fuoco nel salone del pubblico
della sede Acea, a Piazzale Ostiense. In entrambi i casi una morosità
nei confronti dell’azienda, morosità impossibile da saldare a causa
dell’indigente situazione economica dei due uomini.
Notizie che non devono stupire, perché
da anni Acea SpA fa profitti sulla gestione del servizio idrico: più del
90% degli utili di gestione di AceaAto2 (gestore idrico di Roma
Provincia) vengono distribuiti come dividendi, con conseguente
indebitamento dell’azienda che ricorre al credito per coprire le spese
di gestione.
Non solo: sono migliaia i distacchi
di luce e acqua che l’azienda effettua nel comune di Roma, spesso
lasciando senz’acqua interi condomìni, poco importa se vi abitano
bambini, anziani o disabili.
Per tali pratiche “aggressive”
l’azienda è già stata multata in diverse occasioni dall’antitrust,
l’ultima in ordine di tempo proprio in questi giorni.
Potrebbe esserlo se l’azienda fosse un ente pubblico, come ABC a Napoli, che reinveste tutto nel servizio, che non deve garantire profitti a nessuno, che non deve temere gli indici di borsa. Una strada praticabile, che i comitati dell’acqua hanno indicato già nel 2013, con uno studio dettagliato sulle possibilità di ripubblicizzazione (pubblicato qui).
Una strada che rischia però di essere sbarrata dalla Legge Madia, i cui decreti attuativi limitano la gestione pubblica dei servizi pubblici locali per favorire quella privata. Per questo i decreti Madia devono essere radicalmente cambiati, per questo la gestione di Acea deve essere pubblica e partecipata da cittadini e lavoratori.
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