Da più di un anno la Commissione Europea sta negoziando con gli Stati Uniti un accordo di partenariato per il commercio e gli investimenti (TTIP),
il cui risultato dovrà essere poi sottoposto all'approvazione dei
governi dell'UE e del Parlamento Europeo.
Curzio maltese e Sergio Cofferati
Il raggiungimento di un
accordo porterebbe alla costituzione della zona di libero commercio più
ampia del mondo e il negoziato non riguarda solo le misure di accesso al
mercato, ma anche altri importanti temi tra cui la protezione degli
investimenti, i servizi, gli appalti pubblici e le barriere non
tariffarie.
Un accordo di partenariato come quello oggetto di
discussione dovrebbe comportare, per avere un effetto positivo per il
nostro tessuto produttivo e per il benessere di cittadini e lavoratori
europei e statunitensi, anche una parificazione verso l'alto dei diritti
e delle condizioni nel lavoro, delle norme sulla sicurezza di prodotti e
servizi, delle garanzie sulla protezione dei dati personali. È invece
triste costatare che finora non si è seguito quest'approccio e che anzi
l'impostazione del negoziato si è fin qui basata più sull'ideologia
mirante alla creazione, ad ogni costo, di zone di libero scambio, che
sulla considerazione dei dati di realtà e dell'interesse generale. Il
rischio assai grave che si profila è quello di un accordo che "fa parti
uguali tra disuguali".
L'istituzione di un'area di libero scambio
tra Stati Uniti e Unione Europea avrebbe infatti effetti positivi
soltanto se contenesse questi elementi:
1) maggiori diritti e migliori condizioni per i lavoratori;
2) garanzie riguardo alla protezione dei dati personali ed alla tutela dei consumatori, a partire dalla sicurezza dei prodotti;
3) massima trasparenza nelle trattative e con il pieno coinvolgimento del Parlamento Europeo;
4) misure favorevoli per il nostro tessuto produttivo.
È
in secondo luogo necessario che si rinunci all'istituzione di un
sistema di risoluzione delle dispute tra investitori esteri e stati
parallelo rispetto alle normali procedure legali, che costituirebbe
un'eccezione inaccettabile e una misura discriminatoria verso gli
operatori nazionali.
Oggi, nessuna di queste certezze è acquisita.
La Confederazione
Europea dei Sindacati e la Federazione Americana del Lavoro per la prima
volta nella loro storia hanno definito una posizione comune
sull'accordo, fatto questo di straordinaria importanza. In questa
inedita e importante dichiarazione congiunta, hanno ribadito che per
loro la conclusione di un accordo sarebbe accettabile solamente a patto
che garantisse il miglioramento delle condizioni e dei diritti dei
lavoratori, basandosi anzitutto sulle principali Convenzioni dell'ILO.
Queste
condizioni oggi mancano, l'impostazione del negoziato e l'assoluta
opacità nella quale esso è stato condotto non consentono di intravedere
una soluzione positiva né un accordo che prospetti un miglioramento
delle condizioni economiche e un reale progresso nelle condizioni di
vita e di lavoro. Appare perciò del tutto incomprensibile un negoziato
sottratto alla reale conoscenza del parlamento e cosi carico di rischi.
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venerdì 18 luglio 2014
TTIP di che si tratta?. Senza diritti e reciprocità non ci può essere un Trattato UE-USA.
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