venerdì 18 luglio 2014

TTIP di che si tratta?. Senza diritti e reciprocità non ci può essere un Trattato UE-USA.

Da più di un anno la Commissione Europea sta negoziando con gli Stati Uniti un accordo di partenariato per il commercio e gli investimenti (TTIP), il cui risultato dovrà essere poi sottoposto all'approvazione dei governi dell'UE e del Parlamento Europeo.

Curzio maltese e Sergio Cofferati

Il raggiungimento di un accordo porterebbe alla costituzione della zona di libero commercio più ampia del mondo e il negoziato non riguarda solo le misure di accesso al mercato, ma anche altri importanti temi tra cui la protezione degli investimenti, i servizi, gli appalti pubblici e le barriere non tariffarie.
Un accordo di partenariato come quello oggetto di discussione dovrebbe comportare, per avere un effetto positivo per il nostro tessuto produttivo e per il benessere di cittadini e lavoratori europei e statunitensi, anche una parificazione verso l'alto dei diritti e delle condizioni nel lavoro, delle norme sulla sicurezza di prodotti e servizi, delle garanzie sulla protezione dei dati personali. È invece triste costatare che finora non si è seguito quest'approccio e che anzi l'impostazione del negoziato si è fin qui basata più sull'ideologia mirante alla creazione, ad ogni costo, di zone di libero scambio, che sulla considerazione dei dati di realtà e dell'interesse generale. Il rischio assai grave che si profila è quello di un accordo che "fa parti uguali tra disuguali".
L'istituzione di un'area di libero scambio tra Stati Uniti e Unione Europea avrebbe infatti effetti positivi soltanto se contenesse questi elementi:

1) maggiori diritti e migliori condizioni per i lavoratori;
2) garanzie riguardo alla protezione dei dati personali ed alla tutela dei consumatori, a partire dalla sicurezza dei prodotti;
3) massima trasparenza nelle trattative e con il pieno coinvolgimento del Parlamento Europeo;
4) misure favorevoli per il nostro tessuto produttivo.
È in secondo luogo necessario che si rinunci all'istituzione di un sistema di risoluzione delle dispute tra investitori esteri e stati parallelo rispetto alle normali procedure legali, che costituirebbe un'eccezione inaccettabile e una misura discriminatoria verso gli operatori nazionali.
Oggi, nessuna di queste certezze è acquisita.
La Confederazione Europea dei Sindacati e la Federazione Americana del Lavoro per la prima volta nella loro storia hanno definito una posizione comune sull'accordo, fatto questo di straordinaria importanza. In questa inedita e importante dichiarazione congiunta, hanno ribadito che per loro la conclusione di un accordo sarebbe accettabile solamente a patto che garantisse il miglioramento delle condizioni e dei diritti dei lavoratori, basandosi anzitutto sulle principali Convenzioni dell'ILO.
Queste condizioni oggi mancano, l'impostazione del negoziato e l'assoluta opacità nella quale esso è stato condotto non consentono di intravedere una soluzione positiva né un accordo che prospetti un miglioramento delle condizioni economiche e un reale progresso nelle condizioni di vita e di lavoro. Appare perciò del tutto incomprensibile un negoziato sottratto alla reale conoscenza del parlamento e cosi carico di rischi.

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