Norman Finkelstein, storico e politologo statunitense, figlio di sopravvissuti ebrei del ghetto di Varsavia e poi del campo di sterminio di Auschwitz è uno dei più fieri oppositori del sionismo. Ieri lo scrittore è stato arrestato per resistenza, insieme ad altre 24 persone, durante una protesta realizzata a New York contro il massacro israeliano di Gaza.
Ieri intorno alle 12.30 alcune decine di attivisti delle reti di solidarietà con il popolo palestinese si sono sdraiati a terra, esponendo cartelli contro i bombardamenti a Gaza e incitando al boicottaggio di Israele, bloccando per circa venti minuti il traffico all’incrocio tra la 43esima strada e la Second Avenue, a poca distanza dal consolato di Israele presso le Nazioni Unite e dalla 42esima strada, soprannominata la “Yitzhak Rabin Way”.
A sostenere l’azione di protesta un altro centinaio di manifestanti che gridavano slogan contro il massacro del popolo di Gaza. Il blitz era stato annunciato il giorno precedente proprio dall’intellettuale ebreo antisionista ed esponente della campagna BDS – Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni – con un post su internet nel quale spiegava: "Non credo negli atti individuali di sacrificio. Sarà un’azione di disobbedienza civile collettiva. Se un centinaio di persone sono pronte a farsi arrestare o ad essere comunque presenti alla protesta per solidarietà ci sarò anche io”. E poi ancora, esprimendo frustrazione e impotenza di fronte a quanto sta accadendo a Gaza: “Sono 20, 21 giorni che sono davanti allo schermo del mio computer. E’ venuto il momento di fare qualcosa di commisurato alla gravità di quanto sta succedendo.
A sostenere l’azione di protesta un altro centinaio di manifestanti che gridavano slogan contro il massacro del popolo di Gaza. Il blitz era stato annunciato il giorno precedente proprio dall’intellettuale ebreo antisionista ed esponente della campagna BDS – Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni – con un post su internet nel quale spiegava: "Non credo negli atti individuali di sacrificio. Sarà un’azione di disobbedienza civile collettiva. Se un centinaio di persone sono pronte a farsi arrestare o ad essere comunque presenti alla protesta per solidarietà ci sarò anche io”. E poi ancora, esprimendo frustrazione e impotenza di fronte a quanto sta accadendo a Gaza: “Sono 20, 21 giorni che sono davanti allo schermo del mio computer. E’ venuto il momento di fare qualcosa di commisurato alla gravità di quanto sta succedendo.
La protesta sotto la sede diplomatica israeliana non è durata a lungo perché appena gli attivisti si sono sdraiati a terra la polizia è intervenuta e con la forza ha sloggiato i dimostranti arrestandone 25, tra cui anche il noto – e inviso – intellettuale. Tra coloro che sono stati condotti in commissariato e denunciati c’è anche Brooke Perry, veterano del Vietnam che insieme a dei suoi compagni indossava una maglietta che recitava a caratteri cubitali: “Vietnam Veterans Against the War”. “Siamo qui perché noi abbiamo visto le carneficine con i nostri occhi, abbiamo visto i massacri, e non ci è piaciuto ciò che abbiamo visto” ha detto l’ex paracadutista statunitense prima di essere arrestato.
Uno dei manifestanti, Jim McLoughlin, ha detto di essere in collera più con gli Stati Uniti che con Israele, denunciando l’utilizzo strumentale dello slogan ‘Israele ha diritto a difendersi” da parte dei giornalisti e dei politici statunitensi nella loro propaganda guerrafondaia e di sostegno al massacro di civili a Gaza. “Perché non si sente mai dire da questi personaggi che anche i palestinesi hanno diritto di difendersi?” ha chiesto il pensionato.
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