Siccome son vent'anni che faccio politica, e la faccio nel partito che quando ha potuto ha fatto dell'ostruzionismo parlamentare uno dei tanti metodi di lotta politica, parlo del Partito Radicale, quando leggo fini intellettuali, come un incredibile Francesco Merlo, o l'ultima twittstar pontificare in materia mi piglia sempre un certo nervosismo.
Però
prima di entrare, brevissimamente, nel merito, mi pare utile ricordare
un paio di elementi di contesto che ci possono aiutare a capire da dove
provenga tutto questo bronzo delle facce del costituzionalismo de
noantri che ci accompagnano quotidianamente nel "dibattito" - con
rispetto parlando.
I fatti:
Dopo neanche 10 mesi dell'inizio dell XVII legislatura, la Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge elettorale che ha mandato in Parlamento - come nel 2008 e nel 2008 - 945 legislatori.
Il 14 di febbraio, senza che in Parlamento fosse neanche stata ventilata l'ipotesi di una bozza di mozione di sfiducia, il Presidente del Consiglio Enrico Letta si dimette e, nel giro di poche ore, il Segretario del Partito Democratico, partito di maggioranza relativa in parlamento, e sindaco di Firenze Matteo Renzi viene incaricato dal Presidente della Repubblica di formare un nuovo governo. Con la stessa maggioranza il 22 febbraio diviene Presidente del Consiglio.
Alla fine di marzo 2014, il Governo Renzi presenta una sua proposta di riforma del Senato della Repubblica. La riforma del Senato mira a ridurre il numero dei componenti della camera alta, ne abolisce l'elezione diretta e la relazione "fiduciaria" col governo. Allo stesso tempo viene aumentatao a 800mila il numero dell firme necessarie per presentare un referendum abrogativo, che non porrà esser "manipolativo", e a 250mila quello necessario per presentare un disegno di legge di iniziativa popolare. Anche alcune parte del titolo V della Costituzione verrebbero modificate.
Quindi ricapitoliamo, in un parlamento eletto con legge incostituzionale, un governo nato senza crisi impone una modifica della Carta su cui si fonda la Repubblica. Ah, quasi dimenticavo: di fronte a questo stato di cose, il supremo garante della legalità costituzionale incita a concludere la riforma avviata sei mesi fa.
Le opinoni:
Le opinioni, sempre con rispetto parlando, non le riassumo perché raramente sono opioni e perché, comunque, il chiacchiericcio e le offese personali che ci vengono offerte dai "leader" di partito quotidianamente, oppure gli spropositi e le esagerazioni che popolano internet, già occupano tutte le prime pagine dei giornali e i titoli dei telegiornali al posto del dibattito di merito relativo alle "riforme".
Adesso, in tutta onestà - ve ne prego sinceramente - ditemi voi se occorre prendere le difese di chi, eletto per sbaglio come buona parte dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, s'arrabatta come può per opporsi a questo stato di cose, o piuttosto non occorra sfregiare il conformismo di quel bronzo di regime che ha nutrito per anni il contesto in cui oggi ci troviamo...
Dopo neanche 10 mesi dell'inizio dell XVII legislatura, la Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge elettorale che ha mandato in Parlamento - come nel 2008 e nel 2008 - 945 legislatori.
Il 14 di febbraio, senza che in Parlamento fosse neanche stata ventilata l'ipotesi di una bozza di mozione di sfiducia, il Presidente del Consiglio Enrico Letta si dimette e, nel giro di poche ore, il Segretario del Partito Democratico, partito di maggioranza relativa in parlamento, e sindaco di Firenze Matteo Renzi viene incaricato dal Presidente della Repubblica di formare un nuovo governo. Con la stessa maggioranza il 22 febbraio diviene Presidente del Consiglio.
Alla fine di marzo 2014, il Governo Renzi presenta una sua proposta di riforma del Senato della Repubblica. La riforma del Senato mira a ridurre il numero dei componenti della camera alta, ne abolisce l'elezione diretta e la relazione "fiduciaria" col governo. Allo stesso tempo viene aumentatao a 800mila il numero dell firme necessarie per presentare un referendum abrogativo, che non porrà esser "manipolativo", e a 250mila quello necessario per presentare un disegno di legge di iniziativa popolare. Anche alcune parte del titolo V della Costituzione verrebbero modificate.
Quindi ricapitoliamo, in un parlamento eletto con legge incostituzionale, un governo nato senza crisi impone una modifica della Carta su cui si fonda la Repubblica. Ah, quasi dimenticavo: di fronte a questo stato di cose, il supremo garante della legalità costituzionale incita a concludere la riforma avviata sei mesi fa.
Le opinoni:
Le opinioni, sempre con rispetto parlando, non le riassumo perché raramente sono opioni e perché, comunque, il chiacchiericcio e le offese personali che ci vengono offerte dai "leader" di partito quotidianamente, oppure gli spropositi e le esagerazioni che popolano internet, già occupano tutte le prime pagine dei giornali e i titoli dei telegiornali al posto del dibattito di merito relativo alle "riforme".
Adesso, in tutta onestà - ve ne prego sinceramente - ditemi voi se occorre prendere le difese di chi, eletto per sbaglio come buona parte dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, s'arrabatta come può per opporsi a questo stato di cose, o piuttosto non occorra sfregiare il conformismo di quel bronzo di regime che ha nutrito per anni il contesto in cui oggi ci troviamo...
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