mercoledì 30 luglio 2014

“Via Israele dalla Palestina!”

Gli hanno dato dell’”ebreo che odia se stesso”, perché si rifiuta di fare dichiarazioni che, nella loro retorica, possano fare da stampella a crimini di guerra. Moni Ovadia conosce il potere delle parole.

moni_ovadiaConosce per esempio il senso della parola “nazionalismo”, che secondo lui è all’origine della tragedia in Medio Oriente, e alla fine di tante altre tragedie. Nato in Bulgaria da una famiglia d’ascendenza ebraica sefardita, lo scrittore/performer guarda dall’Italia quello che succede a Gaza ridisegnando una mappa che in pochi custodiscono, perché la sua sola memoria è intollerabile. «Pensate a Gaza, e ditemi se non è una prigione. Pensate ai palestinesi e ditemi se non è un popolo sotto assedio».
Ovadia, lei sta portando in giro per l’Italia alcuni suoi reading sulla cultura chassidica “contro la guerra e contro il nazionalismo”. Quale è la sua tesi?
Da un lato affronto i temi della spiritualità legati a quelle culture che riconoscono l’essere umano universale come il solo vivente titolare di un messaggio di uguaglianza e di verità. Considero il nazionalismo come la più grande peste della storia dell’umanità. Sono d’accordo con il grande scrittore servo Ivo Andric che dice che il nazionalismo è «un coltello piantato nella schiena dei popoli». Per questo mi interesso alle culture dell’esilio (in particolare quella ebraica). L’idolatria della terra, tra tutte le idolatrie, è la peggiore.
Lo sosteneva anche Edward Said, uno dei più grandi intellettuali palestinesi, che l’ossessione per la “terra” aveva portato nella storia solo sciagure.
La terra degli uomini non la si possiede, la si abita da stranieri. Non da proprietari e tanto meno da nazionalisti.

Quello che sta accadendo in queste ore in Medio Oriente quali sentimenti le suscita?
Sono in grande angoscia per tutte le persone che rischiano. In Israele si deve continuamente correre nei rifugi. Ci sono sirene dappertutto. Ma non possiamo negare che nella contabilità delle vittime, sono al 95 per cento civili innocenti.
Individua un peccato d’origine?
Per me il padre e la madre di tutti i mali è il protrarsi di quell’ingiustizia che grida vendetta al cielo: la cinquantennale occupazione delle terre palestinesi da parte dell’Esercito Israeliano. Non solo occupazione, ma colonizzazione sistematica.
Questa narrazione viene attribuita ormai solo a frange di pensiero rivoltoso.
C’è una immane propaganda occidentale che si erge in difesa della democrazia dello Stato d’Israele contro Hamas. Chi mi conosce sa quanto io sia lontano anni luce da Hamas. Ma c’è da dire quando Sharon fece il ritiro dalla Striscia di Gaza delle colonie, contestualmente Hamas spara missili, ed è inaccettabile. Ma Israele sta assediando Gaza. Da quando esiste l’umanità, l’assedio è un atto di guerra.
Il filosofo Gianni Vattimo molto poco filosoficamente ha dato dei nazisti agli ebrei che sostengono Israele.
È un repertorio falso e orrendo. Nessuno sta deportando milioni di palestinesi né li sta gasando dentro campi di concentramento. Chi paga il prezzo peggiore di queste dichiarazioni sono proprio i palestinesi perché queste accuse ingigantiscono solo quello strumento di propaganda che è l’auto-vittimizzazione di Israele.
In tutta Europa, crescono manifestazioni che più che essere pro-palestinesi accendono l’odio contro gli ebrei. Come si può intervenire?
Chi manifesta deve poter manifestare contro l’autorità militare e la politica di Israele. Ma se si degenera nell’antisemitismo è una infamia e di questo, lo ripeto, pagheranno solo i palestinesi.
Dove prende lei le informazioni? Ha amici in Israele con cui parla quotidianamente?
Si, ho molto amici lì. E leggo solo giornali israeliani. Non mi informo sulla stampa palestinese. Consiglio di leggere gli articoli di due giornalisti: Gideon Levy e Amira Hass. recentemente, Levy ha scritto un articolo su Ha’aretz intitolato: “Perché Israele non vuole la pace”. Tra queste ragioni, c’è la questione dei confini che Israele si vuole dare da sola, senza riconoscere l’esistenza di uno Stato palestinese tutt’intorno. Questa verità non viene fuori se si danno tutte le colpe ad Hamas. Anche Yehoshua dice: smettete di chiamere Hamas terroristi, chiamiamoli “nemici”.
La diplomazia internazionale si mostra impotente. Non c’è una reale volontà di trovare una conciliazione?
Federica Mogherini non è responsabile dello scacco della diplomazia italiana. Anzi io ho rivolto a lei un appello perché si facciano entrare a Gaza medicinali e ambulanze raccolte da ”Music for peace”. Però in assoluto gli europei sono pavidi. Non sono capaci di distaccarsi dagli Stati Uniti d’America, che non sono negaziatori, ma parte in causa.
A chi serve la pace quindi?
La pace serve alla giustizia. Non ci può essere pace senza giustizia. Come non può esserci giustizia senza pace.

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