L'Espresso Luca Sappino
La contesa è sul cosiddetto meccanismo del “canguro” con cui il presidente del Senato fa decadere emendamenti simili tra loro, dopo un voto: «Bisognerebbe avere buonsenso» dice all’Espresso Casson. «Un conto è saltare cinque, sei o dieci emendamenti simili tra loro, un altro è, come ha fatto Grasso, farne votare 1400 insieme, senza che i senatori possano capire».
«Stiamo comunque votando» nota Casson, rispondendo a chi parla di stallo: «Non credo che il problema possa essere se poi, alla fine, ci mettiamo uno o due giorni in più». Il muro contro muro c’è, sì. Per Casson, però, governo e maggioranza «non hanno ricercato il confronto», e la chiusura di Sel c’è stata, ma dopo «l'intervento di Zanda, che ha sconfessato il nostro tentativo di mediazione». Sulle parole del sottosegretario Luca Lotti, che chiude alle alleanze con i vendoliani, Casson dice: «Spero siano parole dette in un momento di tensione». Condivido invece le parole di Diego Della Valle, che ieri, dal cantiere del restauro del Colosseo ha detto: «Da troppi giorni sentiamo parlare di cose che non spostano di una virgola il futuro del Paese».
Casson, lei è stato protagonista di uno scontro con Pietro Grasso, sul cosiddetto canguro.
«Sì, perché, come ho detto in aula, mi sono sorpreso che un magistrato non legga le norme che lui stesso cita. Gli articoli 85 e 85 bis del regolamento della Camera, che lui ha richiamato per giustificare il salto di centinaia di emendamenti, in realtà non sono applicabili a un dibattito sulle riforme costituzionali»
«Intanto la giunta ha deciso che si può fare, a maggioranza, ma lo ha fatto richiamando altri articoli. Resta il fatto che Grasso ieri ha sbagliato, e con oggi si apre all’incertezza dei regolamenti, affidandosi alla presidenza di turno».
Grasso si difende dicendo che ci sono precedenti, e che a saltare sono gli emendamenti in cui cambia solo una cifra, pretestuosi, come quelli sui senatori eletti all’estero, che dovrebbero essere «sei», e poi «sette», «otto» e così via...
«Ma nessuno dice che andrebbero votati tutti, gli emendamenti. Noi chiediamo solo che si rispettino i regolamenti. Basterebbe un po’ di buonsenso. Perché un conto è saltare dieci proposte di modifiche, facendo capire bene ai senatori la ragione del salto, un altro è metterne insieme 1400, come ha fatto Grasso».
Senta, quanto durerà ancora lo stallo, in Senato?
«Sente il rumore? Sono in aula e stiamo votando. Nessuno stallo, nessuno vuole impedire il voto».
Però il ritmo non è altissimo.
«Non credo che il problema possa essere se poi, alla fine, ci mettiamo uno o due giorni in più».
Il muro contro muro è più colpa dei gufi, di Sel, o del governo?
«Martedì come Pd avevamo proposto di semplificare, ridurre il numero di emendamenti, ragionando sui temi specifici».
Il tentativo di Vannino Chiti...
«Sì. E pareva che questa proposta venisse accolta, finché non c’è stato l’intervento di chiusura di Zanda, e poi quello di Sel, che non si è più fidata»
Quindi è colpa del governo.
«È successo che non si è voluto arrivare al confronto, sì».
Lei che pensa delle parole del sottosegretario Luca Lotti sulle «alleanze precluse» con Sel, protagonista dell’ostruzionismo al Senato?
«Credo che siano state dette in un momento di tensione. O almeno voglio sperare che siano state dette a mente non fredda, come invece si dovrebbe parlando di programmi e di allenanze».
Diego Della Valle, imprenditore e già sostenitore del premier, ha detto: «Da troppi giorni sentiamo parlare di cose che non spostano di una virgola il futuro del Paese, siamo tornati al vecchio politichese»…
«Condivido. Bisognerebbe intervenire sul lavoro, sull’economia, e invece siamo fermi su noi stessi, da settimane».
Secondo lei perché Renzi ha scelto di impuntarsi sulla riforma del Senato?
«Bisogna chiederlo a lui. Che fosse la priorità, però, non mi pare si possa dire».
Lei voterà, alla fine, la riforma?
«Vediamo cosa viene fuori quando abbiamo finito di votare gli emendamenti».
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