Il bando del Ministero dei beni culturali (MIBACT) che invitava gli artisti a lavorare a titolo gratuito pagando di tasca propria la polizza assicurativa obbligatoria e i diritti Siae veniva a colmare un vuoto normativo.
Dicevo che la proposta viene a riempire un vuoto normativo. È da tempo che nessuno paga più gli artisti, a parte i pochi inseriti nelle hit parade. La nostra (la mia) generazione si è formata al grido di "Lavorare meno, lavorare tutti!". Era Potop (Potere operaio) che lanciò lo slogan infiammando gli animi e i cortei negli anni Settanta. Ma nel tempo il vecchio imperativo "Lavorare meno, lavorare tutti!" si era trasformato in un più radicale "Lavorare tutti, lavorare gratis!".
Però le frange più estremiste, che soffiano sempre sul fuoco della rivolta, avevano fatto già il salto di qualità passando a un più intransigente "Pagare per lavorare!". Ecco che ora il Mibac si uniforma al sentire rivoluzionario dando il proprio imprimatur a una pratica ampiamente diffusa. Grazie, si sentiva il bisogno del segnale affinché le scomposte frange del Movimento Creativo Italico trovassero la loro guida.
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