giovedì 31 luglio 2014

Parola magica. Spending review, Carlo Cottarelli pronto a lasciare a ottobre. I suoi dossier sulla spesa restano nel cassetto.

Carlo Cottarelli non ha con Matteo Renzi la stessa sintonia che aveva trovato con Enrico Letta, che lo aveva scelto per il delicatissimo incarico di commissario straordinario alla Spending review.

Per lui, il cambio di inquilino a Palazzo Chigi non è stato indolore, anzi. Si è trovato declassato da un rango di autorità indipendente incaricata di individuare non soltanto gli sprechi interni alla Pubblica Amministrazione, ma anche di indicare le voci su cui intervenire per razionalizzare la spesa pubblica, a quello di un consulente esterno.
Cottarelli è intenzionato a lasciare dopo l’estate, probabilmente a ottobre, per fare ritorno al Fondo Monetario Internazionale. Renzi non intende convincerlo a cambiare idea e ha già un’idea su come sostituirlo. Il candidato più accreditato, secondo quanto scrive Repubblica, è il renziano doc Yoram Gutgeld, a cui il premier affiderebbe un mandato più ampio su entrate e spese dello Stato. Sarà lui ad avere un ruolo decisivo nella definizione della nuova Legge di Stabilità, che dovrà essere pronta entro l’estate e che, secondo i piani attuali del Governo, prevedrebbe una correzione complessiva dei conti sul 2015 di 16 miliardi di euro, poco più dell’1 per cento del Pil. Soprattutto tagli, con un contributo anche dal maggior gettito fiscale derivante dalla lotta all’evasione.

Il Corriere della Sera segnala tuttavia che dietro ai malumori di Cottarelli, espressi pubblicamente sul suo blog ieri, c’è anche il fatto che il suo lavoro è ancora dentro al cassetto. Nascosto. Da marzo sono pronte 25 relazioni su altrettanti segmenti di spesa pubblica preparate da team di esperti coordinati dal commissario alla Spending review. Dossier che Cottarelli avrebbe voluto pubblicare - e che parte dell’opinione pubblica reclama – ma che non ha avuto il permesso dal Governo di rendere noti. Probabilmente perché le conclusioni dei rapporti sulla spesa non sono condivise dal Governo stesso.

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