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I camionisti si fermano a tempo indeterminato mentre i Comuni non sanno più come pagare il gasolio del trasporto locale, gli automezzi della raccolta rifiuti, le bollette: illuminazione pubblica compresa.
Stavolta quella dei camionisti non è una protesta: non ci saranno i blocchi stradali delle scorse settimane. A partire da lunedì, gli autocarri rimarranno nei depositi “per causa di forza maggiore”, ovvero per il rincaro del carburante. Continuare a lavorare, dicono in sostanza, significa lavorare in perdita. Sugli autocarri viaggia la gran parte delle merci, comprese quelle che riforniscono le fabbriche e i supermercati.
Gli autocarri fermi si sommano agli stop di varie attività produttive a causa dei folli rincari innescati dalle sanzioni alla Russia. Ma la Russia si è preparata per anni alla rottura dei rapporti commerciali con l’Occidente. L’Italia (e l’UE) no. Lo stop dei camionisti è una delle prime conseguenze visibili. Altre conseguenze visibili sono alla penuria di merci quali ad esempio i mangimi zootecnici.
Il fatto che il Governo voglia mettere a punto un piano “per non far mancare il pane agli italiani” la dice lunga sulle prospettive. Il piano mira in sostanza ad aumentare le superfici coltivate a cereali, ma il mais (sempre che si trovino gli indispensabili fertilizzanti) non sarà maturo prima dell’autunno inoltrato mentre il maggior raccolto di grano si farà attendere fino all’estate 2023.
Comunque per ora i beni di consumo non mancano, anche se probabilmente la musica cambierà già nei prossimi giorni con il fermo degli autotrasportatori. Mancano invece i soldi per far fronte ai rincari di carburante ed energia. Non vale solo per le famiglie ma anche per i Comuni e per i servizi che essi erogano.
In assenza di stime globali, anche i dati frammentari già disponibili danno l’idea della situazione. La sola Napoli, se vuole continuare a far funzionare il trasporto locale, deve trovare 20 milioni. In Veneto il rincaro del carburante mette a rischio perfino gli scuolabus. E siccome hanno bisogno di carburante anche i camion della raccolta rifiuti, Roma medita di ridurre il servizio (peccato! Funzionava così bene…), oltre che di fermare la metropolitana alle 20.
Altro esempio: le bollette dell’azienda ospedaliera Careggi a Firenze. Salvo ulteriori rincari, le proiezioni indicano per fine anno una maggior spesa di oltre 25 milioni per l’elettricità e il riscaldamento. Al Comune di Pesaro, previste maggiori spese per la bolletta della luce (illuminazione stradale compresa) pari a 3,5 milioni.
Delle due l’una: o tagliare i servizi, o aumentare le tasse. In ogni caso gli italiani non potranno che rimetterci. A Pisa la piscina è già chiusa.
GIULIA BURGAZZI
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