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Il Daily Mail ha finalmente ottenuto e pubblicato alcune delle lettere compromettenti di Hunter Biden dalle quali si deduce che la famigliola presidenziale che oggi minaccia la guerra nucleare e porta alla serata degli oscar il suo agente Zelensky era invischiata a piene mani dentro operazioni corruttive in Ucraina ed era anche al centro dell’attività dei biolaboratori che fino a 3 settimane fa erano considerati ” disinformazione” russa. Questo è il personaggio che l’altro giorno, mentre era venuto in Europa per riceve lìatto di sottomissione da alcune amebe senza spina dorsale ha esclamato: “Per l’amor di di quest’uomo (Putin) non può rimanere al potere”, mostrando chiaramente l’inversione di realtà della quale siamo vittime a tutti i livelli. Se c’è uno che non dovrebbe stare dov’è è proprio Biden, troppo senile per la carica che ricopre e che peraltro ha ottenuto grazie a giganteschi brogli elettorali, che ha le mani in pasta in tutte le schifezze del governo neo nazi ucraino le quali poi si legano in qualche modo alle vicende pandemiche. Lui si che rappresenta a tutto tondo l’ignominia dell’elite occidentale che oggi ha immediatamente dimenticato tutte le stragi fatte nell’ultimo quarto di secolo. La coscienza dell’occidente funziona come certe armi, “spara e dimentica” e infatti la vicenda presidenziale in Ucraina non sembra scomporre più di tanto l’aplomb cretino dell’informazione intenta nella sua campagna di odio anti russo: sapere che il massimo responsabile della Nato ha avuto un interesse privato e personale nella leadership di Kiev e che la guerra attuale contenga sangue e merda dei Biden non tocca minimamente la sensibile coscienza dei sudditi, mentre provoca disgusto nel resto dell’umanità.
Riassumiamo la storia dei biolab perché essa ha il medesimo tono, la medesima struttura e o stesso metodo delle altre che da due anni ci colpiscono incessantemente con le pratiche di scasso della democrazia portate con un falsa emergenza sanitaria: nelle settimane precedenti le elezioni presidenziali del 2020, il l 14 ottobre meno di tre settimane prima che gli americani votassero, il quotidiano più antico della nazione, il New York Post , iniziò a pubblicare una serie di rapporti sugli affari opachi del leader democratico Joe Biden e di suo figlio, Hunter, in paesi in cui Biden, in qualità di vicepresidente, esercitava una notevole influenza (tra cui Ucraina e Cina) deducendone l’inopportunità della sua elezione. Il contraccolpo contro queste notizie è stato immediato e intenso, portando alla soppressione della storia da parte dei media padronali statunitensi e alla censura della storia da parte dei principali monopoli della Silicon Valley. La campagna di sbarramento contro questa notizia fu guidata dalla portavoce quasi ufficiale della CIA Natasha Bertrand (allora di Politico , ora con la CNN), il cui articolo del 19 ottobre è apparso sotto questo titolo: “La storia di Hunter Biden è disinformazione russa, dicono decine di ex funzionari dell’intelligence”. Come potessero asserirlo essendo appunto ex non si sa, ma in realtà essi avevano detto una cosa diversa: nella lettera in cui sostenevano la loro tesi dicevano di non avere prove per suggerire che le e-mail di Biden e figlio fossero falsificate o che la Russia avesse qualcosa a che fare con esse, ma avevano semplicemente intuito questo “sospetto” in base alla loro esperienza. Naturalmente siccome il problema era di non mettere in pericolo l’elezione del candidato che rappresentava la parte globalista dell’establishment americano, la cosa passò come prova certa e inoppugnabile che quelle mail fossero state fabbricate dalla Russia e costituissero una forma di disinformazione: insomma una bugia dentro una bugia. L’Huffington Post arrivò persino a varare una campagna pubblicitaria sulla disinformazione russa cosa che naturalmente giustificava la censura pre elettorale più grave della storia americana. Twitter bloccò l’account Twitter del New York Post per quasi due settimane a causa del suo rifiuto di obbedire agli ordini di cancellare qualsiasi riferimento ai suoi articoli sulla vicenda e fu anche impedito ai singoli utenti di parlare tra loro della questione. Facebook, attraverso il suo portavoce, Andy Stone, annunciò, che avrebbe soppresso algoritmicamente la notizia in attesa di un “controllo dei fatti ” che , inutile dirlo, non è mai arrivato, proprio perché l’archivio era indiscutibilmente autentico.
Qualsiasi dubbio residuo sull’autenticità dell’archivio Biden è stato infranto quando un giornalista di Politico , Ben Schreckinger, ha pubblicato un libro lo scorso settembre , intitolato “The Bidens: Inside the First Family’s Fifty-Year Rise to Power, “ in cui ha dimostrato che le e-mail chiave su cui faceva affidamento il New York Post erano del tutto autentiche.
La cosa più sconvolgente è che a parte i soliti troll a pagamento che basta mettergli una banconota nella schiena perché si attivino come orsetti che battono sul tamburo, pochi si rendono conto che non c’è solo il problema dei laboratori in sé, in violazione della Convenzione per il divieto di armi di questo tipo, ma che questi venissero finanziati non solo dal Pentagono, ma dal figlio o magari direttamente dalla massima espressione di potere dell’occidente, dimostrando che esso aveva in effetti la piena titolarità del potere in Ucraina e che il governo di quel Paese stava semplicemente agli ordini. Che insomma la situazione attuale è stata creata ad arte anche se commettendo l’errore di ritenere che alla fine la Russia non sarebbe intervenuta in maniera massiccia. Nel momento in cui non si riesce più a comprendere l’enormità della cosa ci si rende conto del perché la maggioranza non riesca tuttora a vedere a vedere il fine politico della falsa pandemia.
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