lunedì 28 marzo 2022

Lo scacco geopolitico-nucleare che non poteva essere tollerato dal Cremlino

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L’Unione Europea sta dando la sua ultima e forse fatale dimostrazione di tossicità nei confronti dei popoli che tiene in ostaggio istituzionale, attraverso il suo immeritato ed illegittimo ruolo di entità sovranazionale acquisito usurpando quote sempre maggiori di sovranità nazionale.

Dopo quasi 23 anni dall’inizio dell’usurpazione -che ha portato tra l’altro, ad una seria compromissione dell’economia italiana attraverso una moneta emessa a debito- e dopo aver avvelenato corpi e menti dei popoli, a partire dal 2020, con sieri sperimentali e l’imposizione di un regime totalitario giustificato da una pandemia strumentalizzata attraverso un coordinamento della stampa a larga diffusione, la sciagurata “unione” ha reso possibile per il governo Biden di avere finalmente la struttura adatta a perpetrare l’indebita inclusione dell’ultimo “cuscinetto” tra Russia ed occidente, ovvero l’Ucraina.

Di fatto, se non ci fosse stata l’Unione Europea, tutto questo non sarebbe stato possibile, in quanto dopo la caduta dell’Unione Sovietica, tra Stati Uniti e Russia vi era l’accordo in cui la NATO si era impegnata a non espandersi ad Est. Ma la promessa è stata spudoratamente disattesa, in quanto tutti i paesi del patto di Varsavia sono confluiti nell’Unione Europea: quindi Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Bielorussia, Romania, Ungheria, Moldavia, Bulgaria, Macedonia, Estonia, Lettonia e Lituania sono tutte state cooptate dall’EU in barba ad ogni precedente accordo diplomatico.

Accordi che prevedevano non un passo verso Mosca, e su cui la Russia ha soprasseduto fino a quando anche l’Ucraina ha deciso di capitolare. Questo non poteva essere accettato per ragioni strategiche di fatto e non di opinione, dal momento che la NATO, espansionista e colonizzatrice, già infedele ad ogni accordo con Mosca, annettendo l’Ucraina avrebbe ottenuto un vantaggio decisivo rispetto alla precedente condizione di parità in ambito nucleare. Con l’ l’Ucraina nella NATO le cose sarebbero cambiate drasticamente, perché la NATO avrebbe avuto da quel momento un avamposto nucleare strategico decisivo, in grado di raggiungere Mosca in 120 secondi ed impedendo così ogni risposta.

Tale evenienza sarebbe stata un vero e proprio scacco matto geopolitico-nucleare, che Vladimir Putin non poteva certo permettere, per ragioni di sicurezza nazionale e non  ultimo per il fatto che la Russia si sarebbe ritrovata in una posizione inferiore dal punto di vista militare, con tutto ciò che ne sarebbe derivato anche a livello di politica internazionale.

La responsabilità dell’attuale crisi che rischia di sfociare in un terzo conflitto mondiale è da attribuirsi unicamente all’istituzione e all’espansione dell’Unione Europea, senza la cui presenza e docilità da agnello sacrificale, la NATO non considererebbe nemmeno di intervenire militarmente contro la Russia. L’Ucraina, poi, non avrebbe mai pensato di aderire all’Unione Europea innescando una crisi per la sicurezza nazionale russa. Dunque, se gli Stati Uniti pensano di mandare a combattere la loro guerra gli Stati EU, è proprio perché conta sul vassallaggio incondizionato degli stessi: hanno infatti già dimostrato la loro servile fedeltà alla NATO proprio attraverso la violazione ripetuta e spudorata delle costituzioni e pressoché di ogni trattato storico.

In troppi sembrano aver dimenticato le atroci guerre iugoslave, passate nel dimenticatoio unicamente perché non hanno rappresentato una minaccia nucleare per il nostro paese. Così si è dimenticato che lo stesso Mattarella era Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, quando l’Italia è intervenuta militarmente insieme alla NATO, nonostante il referendum in Serbia sulla questione dell’interferenza straniera in Kosovo avesse dimostrato che gli elettori serbi erano nettamente contrari all’interferenza straniera nella crisi.

L’azione militare NATO, forte anche dell’appoggio militare italiano, culminò con la “gloriosa” operazione “Allied Force”, in cui anche i nostri aerei si sono uniti nel bombardare disinvoltamente Belgrado e la Jugoslavia, un Paese che non ha mai rappresentato per noi una minaccia, come se attaccarlo fosse la cosa più naturale del mondo e definendo tale feroce ed atroce aggressione una “guerra umanitaria”.

Quello che è certo è che le guerre creano coesione tra le istituzioni politiche guerrafondaie esattamente nella proporzione in cui creano divisione e lontananza tra i popoli, che resi vulnerabili proprio da tale divisione, finiscono per essere ipnotizzati da quei pifferai magici che come Mario Draghi, soffiano sui venti di guerra per ottenere l’attuazione dei propri obbiettivi politici.

Di fatto, anche un popolo come quello ucraino, dove la maggioranza della popolazione vedeva i russi come fratelli e tuttora non si capacita del conflitto in corso, comincerà, proprio grazie alla guerra, ad odiare il popolo russo sempre più, perdendo nel conflitto amici e parenti; lo stesso potrebbe accadere per la Slovacchia e per gli altri Paesi dell’Est membri dell’Unione Europea ma i cui abitanti di fatto detestano la stessa e la NATO. Ecco quindi scorgere, tra le motivazioni di questo conflitto, anche un proposito di ingegneria sociale Pro-EU e Pro-NATO.

Che il nostro Mario Draghi abbia tanta fretta di mandare soldati italiani al fronte, anche per il desiderio che gli italiani abbiano al più presto dei morti da piangere da addebitare alla Russia?

Marco Rigamonti

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