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Che Mario Draghi non sarebbe diventato il perno della politica
italiana per i prossimi anni lo si era capito, quando le ambizioni del
banchiere internazionale per il Quirinale sono state cancellate
dall’istinto di sopravvivenza dei parlamentari, ma ora sembra che l’ex
SuperMario debba mettere in conto addirittura la possibilità di essere sfrattato da Palazzo Chigi.
L’illusione che le politiche del “governo dei migliori”, la “credibilità
internazionale” ritrovata e i fondi europei, avrebbero portato l’Italia
a una fase di forte crescita economica si è sciolta come neve al sole, e
l’arrivo di una devastante crisi economica e sociale è ormai sempre più probabile.
L’inflazione, che già prima era una pericolosa minaccia per la nostra
economia, con la guerra in Ucraina avrà una spinta gigantesca e la produzione industriale è in ginocchio,
per l’aumento del costo delle materie prime, la mancanza di alcuni
semilavorati fondamentali e la diminuzione della domanda interna e
internazionale.
A poco meno di un anno dalle nuove elezioni, dunque, i partiti che
stanno per presentarsi alle urne hanno un disperato bisogno di accreditarsi con i propri elettori (quei pochi che restano) e le tensioni nel governo si fanno più forti.
Lo scoglio su cui la nave del governo potrebbe fare naufragio è, neanche a dirlo, l’aumento della spesa militare e l’invio di armi all’Ucraina.
Salvini e la Lega sono tiepidi (per usare un eufemismo) mentre Conte, che deve essere confermato dalla base in questi giorni, ha fatto sapere di essere contrario a stanziare altri miliardi per le armi in una fase di grave crisi sociale.
Ma non c’è solo il ritrovato asse Lega-5 stelle a mettersi di traverso, anche la sinistra del PD e l’ANPI
si sono espresse in termini molto critici contro la decisione di Draghi
di adeguarsi alle richieste americane di portare al 2% del pil le spese
per la difesa.
Come se non bastasse l’ala bellicosa del governo ha contro anche il mondo cattolico. Dopo la condanna del Papa sul riarmo le parole sono state rilanciate con forza su Avvenire, il quotidiano dei vescovi: «Meno
male che il Papa lo dice chiaro e tondo che è una vergogna. Se noi
italiani avessimo davvero dieci-dodici miliardi di euro da stanziare», scrive il direttore Marco Tarquinio, «non sarebbe meglio metterli subito su sanità, scuola e famiglia con figli?».
Insomma la scelta di porre la fiducia, per evitare voti contrari, non è poi così sicura per Draghi e l’appoggio incondizionato di tutte le forze politiche e delle maggiori istituzioni, come il Vaticano, appare ormai un lontano ricordo.
ARNALDO VITANGELI
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