sabato 12 marzo 2022

Arabia Saudita e Emirati si sono rifiutati di parlare con Biden

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Il quotidiano americano “The Wall Street Journal” ha rivelato che i principi ereditari sauditi, Mohammed bin Salman, e l’emiro Mohammed bin Zayed, si sono rifiutati di ricevere una telefonata del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che voleva convincerli ad aumentare la produzione di petrolio.

Biden voleva chiedere ai 2 paesi del Golfo di fornire  ai paesi occidentali più petrolio per compensare la carenza di petrolio russo che Washington ha bloccato. Una maggiore fornitura di petrolio avrebbe anche fermato l’esplosione dei prezzi.

Le Figaro ha affermato che nei corridoi dei palazzi saudita ed emiratini si ripete: “Questa guerra tra Russia e Ucraina non ci riguarda”, poiché i due Paesi si rifiutano di sacrificare la partnership con Mosca, in un momento in cui ci sono molte riserve nel rapporto con l’alleato americano.

In particolare, “Le Figaro” cita Ali Al-Shihabi, cita l’esperta saudita residente dall’altra parte dell’Atlantico, che viene descritta come vicina a Mohammed bin Salman, la quale dice: “Il nostro rapporto con Washington rimane, ma non si basa sulla monogamia“. E aggiunge: “Rifiutandosi di comunicare con Joe Biden, Mohammed bin Salman si vendica dell’uomo che ha giurato di renderlo un paria, dopo che la CIA lo ha identificato come responsabile dell’assassinio nel 2018 del dissidente Jamal Khashoggi”.

Il quotidiano ha sottolineato ciò che bin Salman ha detto in un’intervista la scorsa settimana a The Atlantic: “Non importa che Joe Biden mi abbia frainteso, dovrebbe concentrarsi sugli interessi degli Stati Uniti”.

Il Principe ha spiegato che l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, e in misura minore Kuwait e Iraq, sono gli unici due membri dell’OPEC in grado di fornire più petrolio per compensare il calo delle esportazioni russe. Nel suo confronto con Washington, bin Salman ha ancora altre armi, inclusi 800 miliardi di dollari in investimenti sauditi negli Stati Uniti che può ridimensionare. Inoltre, seè vero che il principe ereditario saudita rimane persona non grata alla Casa Bianca, invece Wall Street non lo ignora, poiché le grandi aziende americane restano molto interessate ai suoi progetti di modernizzazione dell’Arabia Saudita, secondo il quotidiano francese.

Partnership strategiche per la sicurezza

Le Figaro ha proseguito affermando che «la freddezza saudita verso gli Stati Uniti verso Mohammed bin Salman, è stata alimentata nel 2015 dal riavvicinamento americano con l’Iran durante la conclusione dell’accordo sul nucleare, e nel 2011 dall’abbandono degli alleati statunitensi dell’interesse in Medio Oriente, in particolare pesa molto l’abbandono dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak durante le rivoluzioni arabe. Almeno Vladimir Putin non ha abbandonato il suo alleato Bashar al-Assad“, osserva un commentatore ad Abu Dhabi, che si rammarica (come del resto anche Riyadh), della decisione americana di ritirarsi dal Medio Oriente e dirigersi verso l’Oceano Pacifico per affrontare la Cina.

All’inizio di marzo, il principe ereditario degli Emirati non ha esitato a parlare al telefono con Vladimir Putin, meno di una settimana dopo che il suo Paese, attualmente membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, si è astenuto dal voto su una risoluzione di condanna l’invasione russa dell’Ucraina.

Questo è considerato un piccolo terremoto nel rapporto strategico tra Abu Dhabi e Washington. Ma questo ritornello si spiega con una trattativa russo-emiratina al termine della quale Mosca ha votato – tre giorni dopo ed è ancora alle Nazioni Unite – con gli Emirati Arabi Uniti per classificare i ribelli Houthi come terroristi giacché hanno lanciato missili su Abu Dhabi. Ma questa è una spiegazione smentita dagli Emirati secondo spiega “Le Figaro”.

La guerra in Yemen è un altro argomento di contesa tra Washington e il duo saudita-emiratino, con quest’ultimo che lamenta un sostegno molto debole degli Stati Uniti di fronte ai ribelli armati dall’Iran.

Dopo che Riyadh e Abu Dhabi si sono resi conto che gli Stati Uniti non erano più un alleato sufficientemente affidabile, i due paesi hanno stretto partnership strategiche per la sicurezza con Mosca, sostenendo al contempo la vendita di armi. Tra il 2013 e il 2018, Mohammed bin Zayed ha visitato Mosca almeno sei volte. Da parte sua, il capo del fondo sovrano russo, Kirill Dmitriev, colpito dalle sanzioni occidentali la scorsa settimana, rimane attivo a Riyadh.

Infine, mentre le casse di Monaco o delle Maldive sono chiuse, Dubai resta un paradiso fiscale che Mosca apprezza. Secondo il New York Times, almeno 38 uomini d’affari o funzionari russi legati a Vladimir Putin possiedono più di 314 milioni di dollari in beni immobiliari a Dubai.

Ma di fronte a una crisi internazionale, per quanto tempo gli Stati del Golfo possono fare a meno degli Stati Uniti? chiede il ricercatore Hussein Ibish sempre su Le Figarò. Alcuni credono che Mohammed bin Salman possa finalmente chiedere a Joe Biden di riabilitarlo a livello internazionale, in cambio della flessibilità saudita nel mercato petrolifero.

VP News

Patrizio Ricci

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