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È il quarto Dpcm in sole due settimane, Giuseppe Conte lo firmerà probabilmente domani (entrando quindi in vigore mercoledì) dopo aver tentato ancora di limare le ultime differenze con i governatori regionali per accorciarne le distanze. Invano, perché il governo le sue decisioni le ha già prese: verranno create 3 aree corrispondenti ad altrettanti scenari di rischio. Le varie regioni saranno inserite in queste aree e saranno quindi adottati dei provvedimenti specifici e differenziati, più o meno restrittivi in base alla criticità di quel territorio. Le regioni più a rischio saranno chiuse, non si potrà quindi né entrare né uscire tranne che per comprovate esigenze che dovranno essere comunicate attraverso l’autocertificazione.
Per
tutto il Paese, a prescindere dall’inserimento in una di quelle tre
aree di rischio, saranno inoltre adottate misure di contenimento come la
limitazione degli spostamenti negli orari serali e notturni, la
chiusura nei weekend dei centri commerciali, la chiusura anche di mostre
e musei. Inoltre sarà ridotta la capienza dei mezzi di trasporto
pubblico al 50%. Le scuole superiori potranno passare integralmente alla
didattica a distanza.
La valutazione dei parametri in base ai quali
le singole regioni saranno inserite in specifiche aree di criticità
verrà fatta dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della
Salute tenendo conto di una serie di fattori come il numero di casi
sintomatici per mese, dei casi con ricovero in ospedale, della
percentuale dei tamponi positivi, e poi ancora dell’indice di
replicabilità e dell’occupazione di posti letto di area medica o di
terapia intensiva.
IL 95% DEI CONTAGIATI PRESENTA SINTOMI LIEVI
Durante
il suo discorso alle Camere, Conte ha spiegato che la preoccupazione
del governo riguarda l’evoluzione della malattia e la saturazione delle
terapie intensive, ma nello stesso tempo ha snocciolato una serie di
numeri che fotografano una situazione, almeno quella attuale, totalmente
sotto controllo.
“Il 94% dei contagiati è in isolamento
domiciliare, la gravità dei contagi è inferiore rispetto alla prima
ondata – ha detto Conte – Oltre il 65% sono asintomatici o
paucisintomatici e fino al 95% presentano sintomi lievi”.
I dati sulle terapie intensive sono lontani dalla soglia di criticità: la media nazionale di saturazione è del 21%, media che è addirittura pronta a scendere al 18% non appena saranno operative le nuove strutture già predisposte.
Il nuovo Dpcm molto probabilmente verrà firmato domani, rimangono però
le divisioni con le Regioni che chiedevano un intervento uniforme con il
coprifuoco nazionale alle ore 18 e provvedimenti praticamente identici
per tutta Italia senza alcuna differenziazione.
Ha prevalso la linea
del governo, che ha comunque dato facoltà ai presidenti di Regione di
adottare ulteriori misure restrittive con la possibilità di lockdown
mirati e zone rosse.
Ma, com’è chiaro, non sarà l’ultimo Dpcm: “Ci
saranno altri interventi per alleggerire o eventualmente inasprire le
misure, tutto dipenderà dall’evoluzione della malattia”, ha detto Conte.
E intanto i riflessi sull’economia si attendono pesantissimi, il
“ristoro” del governo potrebbe non bastare per quelle categorie già
provate dal lockdown di marzo e che considerano i nuovi provvedimenti
come un vero e proprio colpo di grazia.
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