Cari amici,
ci tengo molto a ringraziare l’Huffinghton Post,
MicroMega e TPI che, a partire dal 2 dicembre alle 22:00 e per una
settimana, diffonderanno in rete “I Fili dell’Odio”, una produzione
indipendente di un gruppo di giovani autori che ho collaborato a
realizzare. Le manipolazioni e l’inquinamento dei Social oggi sono un
tema fondamentale perché producono una grave deformazione della
democrazia. È un merito averlo voluto affrontare anche con pochi mezzi a
disposizione.
micromega Michele Santoro
Ho provato a proporre il documentario a varie
Strutture della Rai. Non hanno voluto prenderlo in considerazione. Non è
la prima volta che mi trovo di fronte a una dimostrazione così grave di
ottusità. Sei mesi fa ho proposto all’Amministratore Delegato del
Servizio Pubblico, Fabrizio Salini di acquisire a titolo gratuito quasi
un decennio di programmi nati sulla spinta di centomila sottoscrittori
di cui detengo i diritti. Tra essi ci sono film, documentari e
trasmissioni come quella a cui partecipò Silvio Berlusconi nel 2013 e
che realizzò un record di ascolti difficilmente ripetibile.
Ancora oggi sulla piattaforma online del Servizio Pubblico non è possibile rivedere le puntate di Annozero che hanno segnato un pezzo di storia del nostro Paese. Vi lascio immaginare il perché.
È inconcepibile che la situazione sia ancora questa dopo che Beppe Grillo, autore di clamorose denunce contro la censura, ha portato il suo Movimento al governo e i Cinque Stelle hanno addirittura potuto decidere il nome dell’Amministratore Delegato della Rai e dei Direttori di reti e telegiornali. C’era da aspettarsi un Rinascimento della principale azienda culturale del Paese. Ci troviamo invece di fronte a un conformismo che non ha uguali perfino nella stagione monopolistica del Cavaliere.
Ad eccezione di Report, mai le trasmissioni di approfondimento giornalistiche della Rai sono state così insignificanti e con ascolti così bassi, mai la satira così assente, mai i telegiornali così omologati.
Dopo che, considerata la mia non più giovane età, ho deciso di smettere l’attività di produttore, senza lasciare debiti e senza buchi di bilancio, avendo consentito per quasi dieci anni a centinaia di persone di lavorare e a tanti giovani di formarsi, c’è chi ha titolato “Nessuno vuole Santoro”. Un titolo depistante visto che ho ricevuto inviti a partecipare come ospite praticamente da tutte le reti televisive esistenti e li ho rifiutati. Se ne potrebbe ricavare che anche il pubblico non sia così d’accordo con la mia assenza dal palinsesto.
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