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Decine di migliaia di persone hanno manifestato sabato 28 novembre in
molte città della Francia contro la proposta di legge sulla sicurezza
presentata dalla maggioranza che sostiene il presidente Emmanuele Macron
che vieta a chiunque di diffondere “l’immagine del volto o qualsiasi
altro elemento di identificazione di un funzionario della polizia
nazionale o di un membro della gendarmeria nazionale mentre agisce
nell’ambito di un’operazione di polizia”.
Le proteste, inoltre, si collegano al pestaggio subito alcuni giorni fa a Parigi da Michel Zecler,
un uomo fermato perché non indossava la mascherina nei pressi della sua
abitazione, da parte di tre agenti di polizia che poi sono stati
sospesi.
Il corteo più corposo a Parigi dove, secondo fonti
governative, sarebbero scese in piazza quasi 50 mila persone. Un corteo
sostanzialmente pacifico, anche se non sono mancati scontri con la
polizia e danneggiamenti: alcuni gruppi di manifestanti hanno incendiato
auto e una filiale della Banca di Francia lanciando bombe carta.
Coinvolte anche altre città come Lille, Bordeaux e Lione
con decine di migliaia di persone in strada mentre la polizia è stata
costretta ad utilizzare i cannoni ad acqua in più occasioni per
disperdere la folla.
LA NUOVA LEGGE SULLA SICUREZZA
Venerdì scorso l’assemblea nazionale francese ha approvato in prima
lettura la legge di scurezza globale che impedisce la diffusione di
immagini e video degli interventi delle forze dell’ordine.
Particolarmente discusso è l’articolo 24
della legge che prevede la pena di “un anno di reclusione e una multa
di 45.000 euro” per chiunque diffonda, con qualsiasi mezzo e su
qualsiasi supporto, con lo scopo di violare l’integrità fisica o
psichica, l’immagine del volto o qualsiasi altro elemento di
identificazione di un funzionario della polizia nazionale o di un membro
della gendarmeria nazionale mentre agisce nell’ambito di un’operazione
di polizia”.
“Un attacco senza precedenti alla libertà di stampa e di
informazione”, “una legge liberticida come non si era mai vista”, “la
sottoposizione dei cittadini al controllo da parte della polizia”: così
ha commentato il giornalista e documentarista David Dufresne,
autore del documentario “Un pays qui se tient sage”, che racconta le
violenze commesse dalla polizia francese per reprimere le manifestazioni
dei gilet gialli.
La legge è stata proposta da tre deputati de “La
république en marche”, il partito fondato dal presidente Emmanuel
Macron, ma i malumori vi sono anche all’interno del partito di
maggioranza: Nathalie Sarles, deputata de la republique en marche, ha
affermato che con l’approvazione dell’articolo 24 porterebbe la Francia
verso uno Stato autoritario e la soppressione delle libertà individuali.
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