La Procura di Napoli chiude l'inchiesta nei confronti del colonnello Pascale e di un vicebrigadiere. Avrebbe trasmesso il messaggio: "Dobbiamo aiutare i colleghi in difficoltà".
repubblica.it Dario del Porto
Un altro ufficiale dell'Arma rischia il processo per il caso Cucchi. La
Procura di Napoli ha chiuso l'inchiesta nei confronti del colonnello
Vincenzo Pascale, già comandante del gruppo carabinieri del capoluogo
campano, indagato per un'ipotesi di tentativo di depistaggio in concorso
con un vicebrigadiere, Mario Iorio. Il fatto sarebbe avvenuto due anni
fa alla vigilia di una delle udienze del processo che si stava
celebrando in Corte d'Assise sulla morte del giovane geometra romano,
portato in caserma per droga, pestato e morto nell'ottobre del 2009, una
settimana dopo il suo arresto.
Il 6 novembre del 2018, Iorio telefonò a uno dei testimoni del processo,
il maresciallo Ciro Grimaldi, già in servizio presso la stazione romana
di Tor Sapienza, che era stato citato per essere ascoltato come
testimone in aula per le udienze del 7 novembre e del 6 dicembre. Nella
fase delle indagini, Grimaldi aveva riferito di aver ricevuto una
confidenza da un collega secondo la quale Stefano Cucchi "aveva la cinta
rotta. Lui gli chiese che cosa fosse accaduto, ricevendo da Cucchi la
seguente risposta: me l'hanno rotta gli amici tuoi".
Adesso la difesa ha venti giorni di tempo per replicare. Gli indagati posso chiedere di essere interrogati, proporre supplementi d'indagine o depositare memorie. Solo dopo la Procura deciderà se chiedere il rinvio a giudizio oppure l'archiviazione. L'inchiesta è condotta dal pm Antonello Ardituro, l'avviso di conclusione è firmato anche dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio e dal procuratore della Repubblica Giovanni Melillo. Gli atti sono stati inviati anche alla Procura di Roma diretta da Michele Prestipino e al pm Giovanni Musarò, che ha condotto le indagini sul caso Cucchi.
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