Per gli inquirenti, attorno all'accoglienza sarebbe stata costituita una vera e propria associazione per delinquere, con il coinvolgimento di diversi amministratori pubblici, impegnata a fare ricchi affari tenendo gli stranieri in condizioni igieniche estreme e alla fame.
roma.repubblica.it Clemente Pistilli
Tutti a giudizio gli imputati nel processo denominato "Welcome to Italy"
e relativo alla gestione dei migranti tra le province di Frosinone,
Latina, Rieti, Isernia e Caserta. Per gli inquirenti, attorno
all'accoglienza sarebbe stata costituita una vera e propria associazione
per delinquere, con il coinvolgimento di diversi amministratori
pubblici, impegnata a fare ricchi affari tenendo gli stranieri in
condizioni estreme, alla fame, costretti a dormire su materassi buttati a
terra, a vivere in abitazioni piene di muffe, con cucine invase dalla
sporcizia e dalle blatte.
Tra accuse di corruzione, estorsione, truffa ai danni dello Stato, frode
in pubbliche forniture, abuso d'ufficio, emissione e utilizzo di
fatture false, il giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di
Cassino, Vittoria Sodani, ha così disposto un processo per 22 imputati e
la prima udienza è fissata per il prossimo 13 aprile. Assolto soltanto
l'ex vice sindaco di San Giorgio a Liri, Massimo Terezza, che ha scelto
di farsi giudicare con rito abbreviato.
"I ragazzi si lamentano che c'hanno fame - affermava Scittarelli in una conversazione telefonica intercettata - loro praticamente il poco di biscotti che gli è stato dato l'hanno finito". Ancora: "La mattina lui gli ha dato un poco di biscotti e due litri di latte e Simone gli ha detto che gli deve bastà per tutto il mese".
Gli investigatori della Polizia e della Guardia di finanza, nell'inchiesta portata avanti dal procuratore capo Luciano d'Emmanuele e dal sostituto Alfredo Mattei, hanno ricostruito numerosi presunti illeciti sia nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati che in quello dei Centri di accoglienza straordinari gestiti dalle Prefetture. Il denaro destinato ai migranti sarebbe stato utilizzato da uno dei responsabili delle coop coinvolte nell'inchiesta per la festa per il diciottesimo compleanno del figlio, per la ristrutturazione di una villa, con annesso campo da tennis e per acquistare suv Bmw.
Per Mosillo, però, i guai non finiscono con il processo sulla gestione dei centri d'accoglienza. La Procura di Cassino infatti, tra ipotesi di corruzione elettorale, con candidature e pacchetti di voti in cambio della promessa di posti di lavoro, e di firme false a sostegno soprattutto della lista del Partito democratico, ha aperto due inchieste, con 12 indagati, tra cui l'imprenditore ex esponente del Pd e un consigliere comunale dem.
Diverse indagati stanno inoltre collaborando con gli investigatori, stanno confermando i sospetti su quanto sarebbe accaduto in occasione delle elezioni dello scorso anno e diverse ombre iniziano a calare sullo stesso primo cittadino Enzo Salera, il commercialista che a giugno 2019, vinto il ballottaggio con l'esponente del centrodestra ed ex presidente del consiglio regionale Mario Abbruzzese, era indicato come un astro nascente del Partito democratico nel Lazio.
A far partire quest'ultime indagini la confessione-choc di Valentina Colella, candidata nel 2019 con il Pd e fondatrice dell'associazione di beneficenza "Sulle orme di Madre Teresa", vedova, con una figlia e tante difficoltà. L'estate scorsa la donna ha sostenuto di essersi candidata dopo che l'attuale consigliere comunale dem Tommaso Marrocco, dipendente del Consorzio di bonifica Valle del Liri, le aveva promesso, purché garantisse un pacchetto di voti, considerando anche i suoi rapporti con diverse famiglie indigenti, un assessorato e un posto di lavoro nelle strutture sanitarie di Mosillo.
Quest'ultimo, tra l'altro, è incappato anche nell'inchiesta sul Cosilam, relativa alla nomina a direttore generale del Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Lazio Meridionale, per cui è imputato anche Abbruzzese e che gli inquirenti sospettano fosse frutto di un patto indicibile bipartisan. Una vicenda su cui pende richiesta di rinvio a giudizio. Colella ha quindi precisato che, terminata la campagna elettorale, era stata completamente abbandonata senza ottenere nulla di quanto le era stato promesso.
Il sostituto procuratore Roberto Bulgarini Nomi, ipotizzando la corruzione elettorale ha indagato Colella, Marrocco, Mosillo e altri 4 ex candidati, i quali avrebbero già confermato agli investigatori del commissariato di Cassino di essere stati vittime dello stesso sistema: candidati con l'impegno di portare un pacchetto di almeno 50 voti in cambio di un posto di lavoro e poi scaricati. A tale inchiesta se ne è poi aggiunta una seconda, aperta dal sostituto procuratore Emanuele De Franco, ipotizzando che le liste a sostegno di Salera e in particolare quella del Partito democratico siano state presentate grazie a un lungo elenco di firme false, essendo i dem in ritardo e rischiando di restare fuori dalla competizione elettorale non riuscendo a raccogliere nei tempi giusti e regolarmente le necessarie sottoscrizioni. Una vicenda per cui è stato appena interrogato un altro ex candidato, un imprenditore edile, anche lui indagato, che oltre a confermare l'ipotesi delle decine di firme false, ha specificato di aver compiuto tale illecito su richiesta del braccio destro di Mosillo e su input di quest'ultimo.
L'imprenditore, assistito dall'avvocato Francesco Malafronte, si è sottoposto a un lungo interrogatorio ed è spuntato fuori anche il nome del sindaco. Non avendo ottenuto i voti che gli erano stati garantiti da altri candidati, l'indagato ha riferito di essersi lamentato con Salera, ricevendo rassicurazioni sul fatto che sarebbe stato ricompensato, e che quest'anno, convocato dal primo cittadino negli uffici comunali, alla presenza anche di due consiglieri comunali di maggioranza, si è visto proporre l'affidamento di lavori per degli attraversamenti pedonali, senza neppure dover presentare un preventivo, e per le attività di manutenzione.
"Non ho accettato, sembrava che così volessero comprarmi", avrebbe dichiarato l'imprenditore agli investigatori. L'inchiesta sulle firme false è in tal modo arrivata a 5 indagati: di nuovo Marrocco e Mosillo, il braccio destro di quest'ultimo, l'imprenditore che ha appena fatto le pesanti rivelazioni e un secondo imprenditore. "Qui a Cassino gli interessi economici e politici hanno preso il sopravvento", dichiarò a maggio del 2019 l'allora candidato sindaco e attuale consigliere comunale Giuseppe Golini Petrarcone, ex primo cittadino scaricato dal Partito democratico. E ora proprio Petrarcone, per il processo Welcome to Italy, chiede che il sindaco Salera faccia costituire il Comune parte civile.
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