venerdì 27 novembre 2020

ANTICORPI SARS-COV-2 IN CHI NON HA MAI CONTRATTO QUESTO VIRUS

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ANTICORPI SARS-COV-2 IN PERSONE CHE MAI HANNO CONTRATTO QUESTO VIRUS

I ricercatori del Francis Crick Institute e della University College di Londra hanno scoperto che alcune persone che non sono mai state colpite dal SARS-CoV-2 hanno gli anticorpi proprio di questo ceppo virale, gli anticorpi appunto del Covid-19.
La scoperta è particolarmente importante e apre nuovi scenari. I ricercatori hanno confrontato il sangue dei pazienti con Covid-19 con quello dei pazienti che non erano mai venuti a contatto con questo virus il cui sangue era stato prelevato tra il 2011 e il 2018. Proprio questi ultimi sorprendentemente avevano degli anticorpi che riconosceva il SARS-CoV-2. Persone che comunque erano state esposte almeno una volta nella loro vita ai comuni Coronavirus, ai comuni raffreddori. Questi anticorpi del Covid-19 si sarebbero dunque formati a seguito del contatto di questi pazienti con altri coronavirus, a testimonianza del fatto che esiste una forte somiglianza strutturale tra il comune raffreddore e il SARS-CoV-2.

Gli stessi ricercatori ci tengono a sottolineare che naturalmente questo non significa che chi ha già preso un raffreddore possa ritenersi immune al Covid-19, è però una scoperta molto significativa che soprattutto racconta molto della somiglianza, almeno nella sua struttura, del SARS-CoV-2 con i comuni coronavirus. E ci si domanda come mai la comunità scientifica mondiale impegnata ormai da quasi 10 mesi nello studio di questo virus non sia ancora riuscita a trovare la giusta terapia.

GLI ANTICORPI NEI BAMBINI

Un altro aspetto significativo della ricerca è che i pazienti che hanno gli anticorpi del SARS-CoV-2 pur non essendo mai venuti a contatto con questo virus sono soprattutto i bambini, sono pazienti di età compresa tra i 6 e i 16 anni. Tutto questo si lega con il fatto che proprio i più piccoli sembrano più protetti e molto raramente sviluppano la malattia nella sua forma più aggressiva?

Risultati davvero sorprendenti che aprono nuovi scenari nella ricerca e che ancora una volta dimostrano come il confronto e l’inclusione siano fondamentali per avere una piena conoscenza di questo virus.

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