giovedì 26 novembre 2020

TUTTI I DUBBI SUL VACCINO DI PFIZER, L’EX MANAGER: “NON È AMPIAMENTE TESTATO”

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TUTTI I DUBBI SUL VACCINO DI PFIZER, PARLA L’EX MANAGER: “È INUTILE”

Alcuni giorni fa l’azienda farmaceutica statunitense Pfizer aveva annunciato di aver quasi pronto il vaccino contro il Covid-19 parlando di una efficacia al 95%. Molti dubbi sono stati espressi, anche nel nostro Paese, da virologi e infettivologi: non farei il vaccino prima di avere dati certi e sicuri, questa la voce corale che si è alzata da parte di tantissimi esperti.
Adesso a parlare è l’ex vicepresidente di Pfizer Mike Yeadon, che paradossalmente si dice fortemente contrario al vaccino e, più in generale, alla vaccinazione di massa: “Non ti impegni a pianificare la vaccinazione di milioni di persone in forma e in buona salute con un vaccino che non è stato ampiamente testato su soggetti umani. Questo lo so – prosegue l’ex vicepresidente – dopo 30 anni nell’industria farmaceutica. Eppure ci sono mosse del genere in corso”, ha concluso Mike Yeadon.

Sorprende che questa posizione arrivi proprio da una delle figure apicali, o meglio delle ex figure, di un colosso farmaceutico come Pfizer. E la posizione del dottor Mike Yeadon appare molto netta, probabilmente in contrasto con gli attuali manager dell’azienda
“Qualsiasi proposta di vaccinazione universale – afferma ancora l’ex vice presidente di Pfizer – non solo è completamente inutile ma, se fatta usando qualsiasi tipo di coercizione, è illegale”, dice.

LO SCETTICISMO DEGLI ESPERTI ITALIANI

Tanti dubbi sono stati espressi anche in Italia da esperti che ricoprono cariche di rilievo, da Andrea Crisanti a Roberto Burioni. Adesso parla anche il primario dell’ospedale Sacco di Milano, l’infettivologo Massimo Galli, che si dice comunque favorevole alla distribuzione e somministrazione del vaccino ma avverte: “Non c’è alcun farmaco e nessun vaccino su cui possiamo dire con certezza che non produrrà effetti collaterali negativi da quando viene iniettato fino ai dieci anni successivi”.
Inizia ad esserci scetticismo e preoccupazione nella comunità scientifica, ma c’è chi si chiede se certe divisioni dipendano anche da eventuali interessi e legami con le varie case farmaceutiche.

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