lunedì 2 novembre 2020

Poveretti. Noi o loro? A Bruxelles protestano per lo stop alla diaria.

 

BELGIO IN LOCKDOWN – IL PRESIDENTE SASSOLI CHIUDE L’UFFICIO REGISTRI: I PARLAMENTARI DEVONO RINUNCIARE AI 323 EURO AL GIORNO. LE PROTESTE: “MOLTI HANNO CASA QUI”.

 


C’è il negazionista croato Mislav Kolakusic che scrive un’accorata mail accusando il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli di “voler chiudere le porte per la paura di una possibile febbre (il covid, ndr)”. Ma anche il “frugale” finlandese Nils Torvalds, del gruppo liberale “Renew”, che non vuole rinunciare alla sua diaria perché “molti di noi hanno preso casa a Bruxelles con un contratto di uno o tre anni”. E infine il falco tedesco del Ppe, Markus Ferber, che proprio non ci sta a vedersi cancellato il rimborso giornaliero: l’esponente della Csu se la prende con la decisione di Sassoli di far svolgere i lavori dell’Europarlamento in via telematica accusandolo di voler “ostacolare” gli europarlamentari e di aver fatto perdere la “legittimità” all’istituzione.

infosannio.com (di Giacomo Salvini – Il Fatto Quotidiano)

Queste sono solo alcune delle lamentele, giunte via mail all’ufficio di Sassoli dopo la decisione del Presidente di chiudere l’Ufficio centrale registri di Bruxelles dove ogni giorno i componenti del Parlamento Ue devono registrarsi per ottenere la diaria giornaliera da 323 euro. Il Belgio infatti è uno degli Stati europei più colpiti dal covid con oltre 25mila casi giornalieri e da oggi è in lockdown. Se i lavori del Parlamento Ue si tengono online da marzo, gli uffici degli europarlamentari e dei loro staff sono sempre rimasti aperti, ma per evitare nuovi contagi anche nel Palazzo, giovedì scorso l’ufficio di Presidenza ha inviato una nota a tutti gli europarlamentari, che il Fatto ha potuto leggere, secondo cui per “ridurre al minimo i rischi per la salute dei membri, del personale e di altre persone che lavorano nel Parlamento” l’Ufficio centrale registri rimarrà chiuso temporaneamente dal 2 al 30 novembre. Ergo: basta diaria per almeno un mese.

Bum. Nelle ultime settimane infatti più di 200 europarlamentari si sono registrati come presenti prima di partecipare ai lavori dal proprio ufficio solo per intascare la diaria giornaliera. Ma da oggi Sassoli ha deciso di eliminare questa prassi provocando la rivolta di molti che, nonostante i 6.600 euro di indennità più rimborsi, non vogliono rinunciare anche ai 323 euro giornalieri, in spregio alla crisi di mezza Europa. Tra i rivoltosi c’è anche l’europarlamentare tedesco di estrema destra (Alternative Fur Deutschland), iscritto al gruppo della Lega “Identità e Democrazia”, Maximilian Krah che accusa Sassoli di agire “contro le regole e contro i trattati”, mentre il greco dei neo nazisti di Alba Dorata Ioannis Lagos (condannato a metà ottobre a 13 anni perché a capo di “un’organizzazione criminale”) invece si ingegna per “firmare la presenza in modo elettronico” perché “non è giusto essere privati delle diarie di cui abbiamo diritto”.

Gli europarlamentari italiani condividono la decisione di Sassoli e nessuno di loro ha risposto alla comunicazione con una lamentela. Solo la dem Alessandra Moretti, pur rispettando la scelta di eliminare la diaria, parla di “danno” per chi come lei “vive a Bruxelles” e va “tutti i giorni in ufficio”. Ma, in tempi di crisi economica, anche in Italia non va meglio. A luglio era scoppiato il caso dei consigli regionali in cui gli eletti avevano intascato il “bonus trasferta” nonostante fossero collegati da casa: per questo la Corte dei Conti di Toscana e Veneto avevano aperto due inchieste e i presidenti Eugenio Giani e Luca Zaia avevano promesso di modificare la legge sui rimborsi. Così non è stato. In Veneto la nuova legge non è in cantiere mentre in Toscana la toppa è stata peggiore del buco. Il consiglio regionale ha modificato la legge prevedendo che una volta “disposta la chiusura del Consiglio per oltre 15 giorni” non venga corrisposta la quota variabile del rimborso. Peccato che l’articolo dopo ha svelato l’inganno: in caso di consiglio “ibrido” – metà in presenza e metà collegati online – il rimborso spetterà anche a coloro che lavorano da remoto.

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