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Magari sarà che Biden è confuso e frastornato dalla campagna elettorale giunta ormai agli ultimi fuochi, ma sono probabilmente proprio queste le condizioni in cui le censure dell’ipocrisia vengono meno e si innesca un a specie di sindrome di Tourette del politicante che bestemmia ciò per cui dice di battersi. E infatti è accaduto l’altro ieri in Michigan durante uno degli ultimi discorsi alla presenza di Barak Obama: il candidato di cui non si può parlare male perché il mainstream vieta qualsiasi allusione agli scandali di cui è insano portatore insieme al figlio Hunter, ha esclamato tra la costernazione generale dei presenti : “I Don’t Need You to Get Me Elected”, non ho bisogno di voi per essere eletto e questo mentre parlava come un automa dietro la slogan della campagna ovvero “Una battaglia per lo spirito della nazione.” Ora va bene che Biden appare tutt’altro che lucido, ma non si può certo ipotizzare un semplice lapsus e in ogni caso lo stesso non si può dire della speaker della Camera Nancy Pelosi la quale appena il giorno precedente a questo incidente aveva fatto a sua volta un frontale contro ciò che rimane della democrazia dicendo: “Sono sicura che Joe Biden verrà eletto presidente martedì, ma qualsiasi sia il conteggio finale dei voti di martedì, sarà eletto. Il 20 gennaio si insedierà come presidente degli Stati Uniti”.
Del resto ha avuto una buona maestra visto che è stata la stessa Hillary Clinton ad aprire il fuoco sostenendo che “ i democratici devono riprendere la Casa Bianca con ogni mezzo e in ogni circostanza” . Cosa si vuole dire con queste parole probabilmente suscitate dal timore che lo scandalo di Biden padre e figlio possa rompere la diga del silenzio informativo prima dell’apertura delle urne? Che se dovesse andare male rispetto a sondaggi di scarsa credibilità, i democratici imporrebbero una serie di riconteggi nelle aree dove la differenza tra i due candidati è dello 0, 5 per cento? Oppure che si vuole anche approfittare in altro modo dell’incertezza, mentre ancora non c’è stata alcuna proclamazione, per tentare qualcosa di diverso e di più inquietante? Che si tratti di infelici sparate verbali in vista del momento della verità o magari di piani effettivamente formulati, rimane il fatto che ogni tanto il sipario si scolla e mostra ciò che davvero c’è dietro la rappresentazione del potere, il fastidio per non dire l’odio gli elettori dei quali davvero non ci dovrebbe essere bisogno. Quasi si tocca con mano il disappunto per non poter agire sempre come per la pandemia con ordini che non tollerano discussioni o defezioni, anche se non è detto che un regime sanitario non sia in qualche modo nei retropensieri di queste signore e signori che al pari di qualche miliardario di chiara fama preferiscono la filantropia delle elemosine alla democrazia dei diritti.
Insomma se mettiamo insieme tutte queste dichiarazioni ne esce un quadro perfettamente in linea con i maggiori think tank del mondo neoliberista nei quali la democrazia è vista come apparato scenico che tuttavia non può e non deve davvero mettere in discussione la volontà e l’indirizzo del potere reale o almeno di quello prevalente Per cui anche se gli americani dovessero scegliere Trump i dem sarebbero disposti a mettere definitivamente in crisi le istituzioni americane pur di riconquistare la Casa Bianca in nome e per conto di un’aristocrazia globalista. Certo non è che l’avversario sia molto meglio visto che in definitiva fa parte dello stesso mondo sia pure in posizione più defilata, ma la cosa inquietante è che queste cose ormai vengono apertamente dette.
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